Con nove album dal suo esordio nel 2017, un'innumerevole quantità di dj-mix, riproposizioni dei vari progetti come singles edition, Ep e sperimentazioni di vario tipo (per non parlare dell'essere approdata anche tra gli ingranaggi del pop di peso grazie alla collaborazione con i 1975 per il loro brano “Happiness”), ben più che il mastodontico output finora raccolto dalla misteriosa DJ Sabrina The Teenage DJ un aspetto emerge preponderante. Sono l'amore per la propria creatività, la capacità di dilatarne il potenziale espressivo a dismisura manovrandone le forme, le dimensioni e il carattere, a dominare la scena, l'abilità di giocare con l'inatteso pur nell'ambito di un linguaggio house ricco di campioni e traini vocali che è ormai diventato un marchio di fabbrica. Con le sue quattro ore di durata, “Destiny” surclassa in scioltezza ogni album della producer e si pone come punto d'approdo di una ricerca sonora tanto stratificata quanto estremamente godibile, la definizione di un linguaggio capace di accogliere ogni genere pensabile sotto la sua scintillante egida dance. Stanchezza? L'appuntamento col destino è di tutt'altro avviso.
Ben più che in “Bewitched!” o nel secondo capitolo di “Makin' Magick”, classicamente DJ Sabrina nell'estetica ma in fondo piuttosto spenti sotto il profilo compositivo, “Destiny” è un album che trae forza dalla sua lunghezza sterminata, un lavoro in cui la storia, nascosta nei campioni che affiorano come fantasmi dalla nebbia, si fortifica brano dopo brano. In un abile gioco di transizioni che pareggia l'eccellenza toccata con “The Other Realm”, i quarantuno brani del progetto scivolano via come il più accurato dei mix (già che ci siete, recuperate il suo “Life Fast Lite”), coniugando un'estrema precisione umorale a un'amplissima parata stilistica, capace di dare i più svariati significati al concetto di nostalgia.
Lacrime? Si potrebbe anche non versarne, rimane però forte la connotazione malinconica di una musica che scorre nel tempo senza mai lasciarsi condizionare, capace di passare da umori disco (gli ottoni scintillanti di “Garden Party”) a scorribande francesi (”For Now And Forever”), di stemperare con accenni psichedelici (i beat al rallentatore di “Because Love”) o accrescere l'euforia attraverso accorti tratteggi melodici (“I'll Always Be There”). Fuori da ogni contesto specifico, allo stesso tempo capace di abitarli tutti con una singolare ricchezza emotiva (qui portata alle sue estreme conseguenze), la producer dona volta volta nuovi abiti al suo flessuoso estro, gioca con la cassa dritta con tutta l'umbratile elasticità a sua disposizione.
In questo senso, la scarica elettrica che sopraggiunge assieme a “Invincible (Something To Hold On To)” riassume perfettamente le varie istanze del progetto, si pone quasi come singolo apripista, lo slancio nervoso e allo stesso tempo elusivo capace di sottolineare la sfuggente poetica sottesa al disco. Che anticipi il sassofono smooth di “The End” è una nota di umorismo necessaria a rafforzare i picchi emotivi in scaletta.
Volando su inattesi segmenti breakbeat (“I'm Taken”), sereni scenari al crocevia tra il Giappone e Ibiza (“He's My Baby”), le tempeste sample-deliche degli Avalanches (“Vibrations”), si giunge alla conclusione del viaggio tutt'altro che affaticati, piuttosto esaltati dal torrente in piena di una sensibilità che si esprime in tutte le sue sfaccettature, che si dona nuovamente al pieno del suo potenziale. Senza piangere e senza nascondersi, come il favoloso crescendo di “Without Crying/Without Hiding” inquadra magnificamente. Chi lo ha detto che la nostalgia non possa dotarsi di tinte gioiose?
01/12/2023