Fuck me to death, love me until I love myself
Amoreggiare dentro un tunnel che nessuno più ricorda e attraversa, ma che tutti calpestano ogni santo giorno. È in questa inedita scenografia che
Lana Del Rey ritrova la sua interiorità e le pieghe di un disco, il nono in carriera, composto per soddisfare desideri, esigenze e passioni che indichino un orizzonte diverso, mai così luminoso in passato. Una linea lungo la costa losangelina che la cantautrice newyorkese sembra poter finalmente tracciare, senza più contraddizioni e quel mistero che da sempre la scuote e la rende allo stesso tempo viva, praticamente unica nel firmamento musicale mondiale.
"Did You Know That There's A Tunnel Under Ocean Blvd" espone fin dalla
title track gli umori di una donna matura che contempla la boa prima di girarci intorno, chiedendosi, innanzitutto, "when's it gonna be my turn?". Un interrogativo che nasconde, forse, anche la sua voglia di diventare madre, per un
instant classic che ha nel
refrain una potenza melodica fuori dall'ordinario. È difatti una nuova "
Bridge Over Troubled Water" che conferma, per la nona volta in questi ultimi lunghissimi tredici anni, l'estro di un talento eternamente vibrante. Lana canta di scopate a morte, tra specchi d'argento e piastrelle dipinte sul muro. Il suo labirinto è un eden nascosto ed entro cui continuare a celarsi per non smettere mai di sognare. A un certo punto, Lana cita pure
Harry Nilssone spera un giorno di trovare un amico come lui, qualcuno che riesca darle il cinque, prima di appoggiarsi alla sua schiena e sussurrarle all'orecchio: "Come on, baby, you can drive".
Did you know that there's a tunnel under Ocean Boulevard?
Mosaic ceilings, painted tiles on the wall
I can't help but feel somewhat like my body marred my soul
Handmade beauty sealed up by two man-made walls
Dopo una canzone così e una altrettanto notevole
open track, "The Grant", ballata in scia gospel dedicata ai suoi cari, "Did You Know That There's A Tunnel Under Ocean Blvd" subisce una serie di frenate alterne, come la piacevole ma prevedibile "Candy Necklace", racchiusa tra due sermoni alla fine eccessivi e che smorzano l'impatto delle successive tracce: una "Kintsugi" che sembra uscita da "
Aerial" di
Kate Bush e una struggente "Fingertips", che con la sua aspra vena melodica e le ansie messe a nudo dall'autrice, si candida come il momento più doloroso e poetico dai tempi di "Video Games".
Insomma, ci si ritrova presto al cospetto di piacevoli montagne russe. Perché "Did You Know That There's A Tunnel Under Ocean Blvd" non è di certo l'album più coraggioso di Lana Del Rey, ma è senza dubbio quello più ricco di auspici per il futuro. E anche quello per cui è lecito sperare che Lana saluti per qualche tempo il buon Jack Antonoff, alla cui fidanzata, Margaret Qualley, è appunto dedicata "Margaret", cantata in duetto con lo stesso Antonoff e i suoi
Bleachers.
La ripetitività delle melodie è, al netto di questa ovvia constatazione, ancora attraente. La leggerezza di "Paris Texas" ha infatti il candore di un vecchio carillon, mentre la collaborazione con
Father John Misty in "Let The Light In" evidenzia una vulnerabilità armonica inedita e più tipicamente country.
"Fishtail" scivola poi dal soul alla trap con la consueta eleganza, inaugurando un trittico finale ricco di luci e ombre. C'è anche il divertente gioco verbale-musicale di "Peppers", che resta senza dubbio il punto debole dell'album: un crossover
hip-hop goffo e impacciato. Stesso vale per il
remake di "
Venice Beach", rimodellato come "Taco Truck x VB": pescare dal proprio canzoniere indica sempre una certa stanchezza. Questa ultima parte, dunque, appare come una zavorra dalla quale Lana Del Rey quasi non riesce a liberarsi.
Quale che sia il giudizio finale su Lana Del Rey, ossia un personaggio costruito a tavolino o un'importante figura rappresentativa dei nostri tempi, non si può comunque negare che ogni sua opera discografica induce a un'analisi duplice: una sul contenuto puramente musicale e un'altra sulla valenza dei testi e delle tematiche affrontate. È una qualità riconosciuta spesso a progetti di un certo pregio. L'elemento di maggior novità di "Did You Know That There's A Tunnel Under Ocean Blvd" è sicuramente racchiuso nelle tematiche dei testi, per una svolta che introduce l'ascoltatore verso il mondo interiore dell'autrice, attraverso un racconto che prende spunto dalla recente scomparsa del nonno dell'artista, che emerge a pieno titolo nella sopracitata "The Grants".
Dopo "
Born To Die" e otto album impregnati di amori difficili e peccaminosi, di bar e locali equivoci, droghe e ingannevole
way of life americana, per Lana sembra essere giunto il tempo del "born to live", la cui costante resta il romanticismo
hollywoodiano, anche se tracce della Del Rey più passionale e poeticamente maledetta risorgono nella splendida "A&W" , un brano che musicalmente sposta la delicatezza del trittico iniziale verso un
mood elettronico aspro, fino a rimettere al centro tematiche bollenti: "A&W" è infatti una nota catena di fast food statunitense e allo stesso tempo racchiude nei termini "America" e "Whore" una visione. L'ennesima grandiosa biforcazione del viaggio poetico di
Lana Del Rey.
29/03/2023