Spesso si sente parlare di super-produttori abili nell’ideare perfette melodie, testi e arrangiamenti per altri interpreti proiettati verso il successo planetario, suggerendo l’annoso dilemma se questo possa essere uno strategico ripiego per celare insufficienti qualità canore personali, d’immagine o carisma. E’ pur vero che molti di questi produttori sono più che felici nel non apparire dietro il microfono o di fronte a una band, diversamente da quanto frulla nella mente di Jack Michael Antonoff che, all’interno dei suoi Bleachers, indossa con attitudine anche i panni del frontman estraendo dal cilindro del nuovo “Take The Sadness Out Of Saturday Night” dieci tracce di pregevole qualità.
Che il poliedrico musicista di Bergenfield fosse in grado di creare canzoni pop di assoluto livello è un concetto da tempo già molto chiaro. Al lavoro eccellente compiuto per artisti quali Taylor Swift, Lorde, Lana Del Rey, Carly Rae Jepsen e St. Vincent non occorrono ulteriori approfondimenti, ma la certezza che l’identico risultato arrivi in automatico quando si tratta di proporle in proprio non è affatto un assioma.
Con una durata di circa 30 minuti, “Take The Sadness Out Of Saturday Night” si presenta un ascolto facile e divertente, che mette in luce la capacità di Antonoff di fondere tutte le sensibilità pop di cui si mostra autentico re Mida. Non sono ravvisabili eccessive somiglianze con il materiale prodotto in passato a marchio Bleachers o Fun (suo antico ensemble indie-pop), figurarsi quindi se confrontabile con le creazioni sfornate per le decorate star di cui sopra.
Piuttosto, sono le recenti ampiezze stilistiche che Ezra Koenig ha scelto per i Vampire Weekend a mostrarsi un palese riferimento nell’opener “91”, come la seminale intensità delle ballate springsteeniane è inconfutabilmente rievocata in “Chinatown”, pezzo di nobile fattura che si delinea tra flebili sfumature shoegaze prevedendo, nel ritornello, il prezioso quanto sorprendente featuring del “Boss”.
La divertente “How Dare You Want More”, con i suoi sassofoni e assoli di chitarra, si contrappone al nostalgico classic-rock anni 80 di “Big Life”, prima che proprio Lana Del Rey faccia capolino, in carne e ossa, nell’intimità di “Secret Life” e lo spassoso trasporto del singolo “Stop Making This Hurt” riprenda con fermezza il comando delle operazioni.
L’album raggiunge il suo apice nell’accoppiata "Don't Go Dark" (scritta con la stessa Del Rey) e "45", due brani dal preciso ethos à-la "Dancing In The Dark", giusto per assicurare quanto il repertorio di Springsteen sia stato una colonna portante nella costruzione del profilo artistico del musicista statunitense.
Le note austere di "Strange Behaviour" e "What'd I Do With All This Faith?", con le quali i Bleachers calano il sipario, sono dei malinconici merletti ai quali è stato sottratto quel senso di piacevole distrazione che caratterizza l’anima del disco.
Senza godere della coerenza e della pura ispirazione di “Strange Desire”, il piccolo gioiellino indie che i Bleachers sfornarono nel 2014, “Take The Sadness Out Of Saturday Night”, supera nettamente il valore del predecessore “Gone Now”, richiamando alla perfezione il suggerimento comunicativo impresso nel titolo e confermando ancora una volta l’enorme talento di cui Antonoff è dotato, non solo quando si tratta di modellare il proprio bagaglio sui contorni di rilevanti fuoriclasse del settore.
05/08/2021