Silvia Pérez Cruz è una cantautrice catalana che ha debuttato nel 2005 con una serie di progetti collaborativi in ambito folk e jazz, per poi giungere a pubblicare un disco esclusivamente a suo nome nel 2012, con "11 de novembre". L'album uscì per la Universal e la portò subito ai piani alti della classifica spagnola (sarà il primo di cinque dischi consecutivi in grado di raggiungere la top 5), nonostante l'artista proponesse un avant-folk tutt'altro che abbordabile.
Con il successivo "Granada" (2014), cointestato al produttore e polistrumentista catalano Refree, aumentava ulteriormente il proprio pubblico grazie a una serie di riletture di artisti provenienti dall'area catalana (Albert Pla, Lluís Llach, Maria del Mar Bonet), ma anche dal resto della Spagna (Enrique Morente), dal resto del mondo ispanofono (l'argentino
Fito Páez, la cilena Violeta Parra) e, più in generale, dal resto del mondo occidentale (dal cantautorato di
Leonard Cohen alla musica romantica di Robert Schumann, dalla
chanson di Edith Piaf al canzoniere americano di Hoagy Carmichael). Il progetto funzionò grazie alla cura degli arrangiamenti, in cui un folk minimale e sottilmente dissonante, con qualche accenno di flamenco, riuscì a dare un carattere omogeneo a tutto il materiale.
Seguiranno tre album, questa volta autografi, in cui l'artista proseguirà per quel sentiero. Dopo tre anni di silenzio, lo scorso 21 aprile raggiunge infine i negozi "Toda la vida, un día".
Non si tratta di una rivoluzione: anche questa nuova fatica si muove nel segno della continuità con i propri predecessori, con un eclettismo che tuttavia la fa percepire come un approdo, il risultato di un accumulo di suggestioni di una carriera lunga ormai diciotto anni.
Rimane fedele al tracciato, ma al contempo lo amplia, ne mostra sfumature finora mai prese in considerazione o solo accennate, per la prima volta fa apparire l'insieme come maestoso, pur senza perderne il carattere intimista. Appartiene, insomma, a quella tipologia di opere che vengono solitamente indicate come il magnum opus del proprio creatore.
La genesi dell'album è stata piuttosto lunga: i primi brani sono stati scritti nel marzo 2020, durante il confinamento dovuto alla pandemia del Covid-19, mentre la registrazione ha impegnato l'intero 2022. Stando a quanto dichiarato, il disco è stato inciso perlopiù in Spagna, fatta eccezione per alcune sessioni a Buenos Aires, L'Avana e Coatepec (Messico).
L'edizione in cd contiene un elegante libretto cartonato. In copertina campeggia un circolo rosso, ispirato ai cerchi zen dell'arte calligrafica giapponese, mentre nelle prime due pagine si incontrano un ritratto dell'autrice raffigurata come Ostara (divinità germanica della fertilità a cui, con l'avvento del Cristianesimo, si è poi sovrapposta la festività della Pasqua) e una breve poesia di William Carlos Williams, scrittore americano con radici in parte spagnole e basche:
"Terrorizzati, alla ricerca di un fiore familiare dove rifugiarsi, e spaventati dall'immensità del campo".
Sono riferimenti culturali molto distanti fra loro: alcuni rimangono mere suggestioni estetiche, mentre altri ricorrono esplicitamente all'interno dell'album (la poesia di Williams viene cantata in diversi punti e in diverse lingue). Nel complesso delineano efficacemente l'atmosfera di un disco che celebra la vita e in cui l'artista ha voluto dipingere tutte le sfumature dell'umanità: dalla solitudine, simboleggiata dagli sparsi arrangiamenti strumentali, alla pluralità, messa in atto dal frequente utilizzo dei cori, dalla gioventù alla vecchiaia, con una selezione di ospiti che conta tanto bambini, quanto ottuagenari.
La grande varietà di ospiti e collaboratori rappresenta peraltro uno dei punti di forza dell'album, contribuendo in maniera fondamentale a delinearne il carattere sui generis.
La scaletta è composta da ventuno brani, per una durata di 69 minuti, e viene divisa in cinque movimenti ("Il fiore", "L'immensità", "Il mio giardino", "Il peso" e "Rinascita"), che tuttavia non si discostano particolarmente l'uno dall'altro per sonorità e argomenti trattati. Quasi tutti i brani sono composti, arrangiati e prodotti da Pérez Cruz, che ne cura anche il mixaggio a quattro mani con Juan Casanovas, suo fidato tecnico del suono.
Il primo movimento è composto da quattro brani, forse i più abbordabili del lotto, nel segno di un soave folk cameristico per voce, chitarra acustica, contrabbasso, archi e coro, salvo specifiche variazioni (in "La flor" spunta un piano elettrico, in "Planetes i orenetes" un organo elettrico e un set di percussioni). Tre testi su quattro sono in catalano, fa eccezione la sola "La flor", che è in spagnolo e rappresenta l'unico tratto del primo movimento senza l'ausilio del coro.
Il secondo movimento è interamente in spagnolo e contiene quattro poesie messe in musica (gli autori proposti sono il portoghese Fernando Pessoa, l'uruguaiana Idea Vilariño e il già citato Williams) e una scritta da Pérez Cruz.
L'approccio si fa più sperimentale: "Aterrados" si muove fra i tintinnii di una celesta e i ronzii di un sintetizzatore, mentre la voce di Pérez Cruz si divide fra più linee, ora naturale, ora distorta elettronicamente, per poi lasciare posto a una coda corale. "Sin" è un chamber jazz introdotto dalla voce solitaria di Pérez Cruz a cui si aggiunge poi un quartetto di sassofoni (è la stessa cantante a suonare il sax alto).
Si muovono in area jazz anche "Sucio", bozzetto di un minuto per pianoforte e trombone, e "El poeta es un fingidor", registrata dal vivo e poi modificata in studio: su un arrangiamento cameristico per violino, violoncello, contrabbasso e trombone, si ergono le acrobrazie vocali di Pérez Cruz, che si addentrano apertamente nel flamenco, colorate da un utilizzo dell'autotune che per una volta arricchisce davvero il paesaggio.
Il punto focale del movimento, e forse dell'intero album, è però "Salir distinto", otto minuti di sperimentazione flamenco con struttura multiforme, arricchiti dalla presenza di grandi maestri dell'ambito, fra i quali spiccano il chitarrista Pepe Habichuela, il bassista Carles Benavent e la cantante Carmen Linares (la cui voce invecchiata e arrochita si sposa perfettamente a quella giovane e limpida di Pérez Cruz).
Il terzo movimento si apre con un'altra versione di "Aterrados", questa volta cantata dal coro Cima Tosa, proveniente dalla provincia di Trento: svettano così le armonie imponenti e ordinate tipiche dei grandi cori dell'Italia settentrionale.
Seguono due brani minimali accompagnati dalla sola chitarra: "Ayuda (Martín)", cover del cantante folk argentino Edgardo Cardozo, e "Mi última canción triste", in duetto con la star messicana
Natalia Lafourcade, che dimostra una certa continuità fra la musica delle due artiste, entrambe nel segno del folk jazzato, benché visto dalla prospettiva delle rispettive scene culturali, comunicanti ma ben distinte.
Nel quarto movimento spicca "Em moro", in catalano, cantata in duetto con il portoghese Salvador Sobral (vincitore dell'Eurovision Song Contest 2017), senza alcuno strumento ad accompagnare, e la
title track, in duetto con la storica cantante folk argentina Liliana Herrero, la cui voce tremante e sofferente si alterna a quella di Pérez Cruz sullo scarno sfondo di chitarra e coro, salvo l'ingresso di un violoncello sul finale.
L'ultimo movimento è il più contrastato: vi trovano spazio alcuni dei brani più vispi, come "21 de primavera" (con coro di adulti e bambini al passo di un
bombo legüero, tipico tamburo andino) o "Estrelas e raiz" (cantata in portoghese insieme alla stella del jazz catalano Rita Payés e alla lisbonese
Maro, nome fra i più importanti della scena indie locale), ma anche momenti fra i più mistici, come "El teu nom" e "Món", rispettivamente in catalano e francese, che chiudono l'album con strati di cori solenni che, gonfiati dall'eco, sembrano lanciarsi verso l'infinito.
L'album è entrato al numero 12 della classifica spagnola: è il piazzamento più basso da quando Pérez Cruz è approdata presso una
major. Va detto tuttavia che la divisione spagnola della Sony è benemerita nel sostegno che mostra per la scena folk locale, anche in assenza di un immediato riscontro di pubblico, permettendo anzi la pubblicazione di dischi particolarmente sperimentali (si pensi al compagno di etichetta
Niño de Elche).
A dispetto di un riscontro commerciale inferiore agli album precedenti, "Toda la vida, un día" mostra un'ambizione, una visione d'insieme e un'indole indomita che lo pongono come vertice di un'artista la cui produzione ha ormai marchiato a fuoco la storia della musica d'autore ispanofona.
11/06/2023