Sparklehorse

Bird Machine

2023 (Anti)
alt-rock
7.5

Sei marzo 2010. Mark Linkous decide di uscire di scena, di abbandonare definitivamente un mondo percepito triste e bellissimo. Ci era andato vicino quattordici anni prima, ma era inspiegabilmente tornato indietro. Questa volta un proiettile diretto dritto al cuore mette fine alla sua esistenza travagliata e contemporaneamente alla sua creatura Sparklehorse. Restano quattro dischi indimenticabili, alcune collaborazioni a vario titolo e la certezza che la sua scrittura sia tra le più importanti degli anni 90.
Quando accade, c’è in lavorazione un nuovo disco, titolo e scaletta già decisi e gran parte del materiale a buon punto. Ovviamente tutto si interrompe e rimane in sospeso, almeno fino all’otto settembre di quest’anno, esattamente a un giorno da quello che sarebbe stato il suo sessantunesimo compleanno.

Dopo tredici anni “Bird Machine” è pronto per essere dato alle stampe, per far rivivere un’ultima volta l’incanto in chiaroscuro profuso dal musicista americano. Sono sufficienti pochi secondi dell’iniziale “It Will Never Stop” per ritrovarlo, per tornare all’elettricità distorta di “Pig” e al power pop di “Rainmaker”, per affondare nuovamente in un universo sonoro fatto di melodie trascinanti, attitudine lo-fi costruita con maniacale precisione e parole di sofferenza e nostalgia offerte con sincerità disarmante.
Proseguendo l’ascolto, a tratti è sconcertante quanto il lavoro di rifinitura curato dal fratello Matt insieme alla moglie Melissa - con la collaborazione di Alan Weatherhead, Joel Hamilton e Greg Calbi – sia riuscito a produrre un album privo di sbavature stilistiche, perfettamente coerente con quel processo creativo che dalla ruvidezza impareggiabile di “Vivadixiesubmarine transmissionplot” aveva portato all’orientamento pop di “Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain”.

Quello che ci ritroviamo ad ascoltare è a tutti gli effetti un disco concluso e attentamente rifinito, distante da produzioni simili impostate diversamente, basti pensare - a proposito di dischi postumi e cantautori ad alto tasso emozionale – ai bozzetti scarni di “Eight Gates” di Jason Molina.
Non potremo mai sapere se nelle mani di Linkous sarebbe stata questa la sua forma definitiva, ma “Evening Star Supercharger” e “Everybody’s Gone To Sleep” hanno la cifra e lo spessore delle migliori ballate targate Sparklehorse, così come l’elegia trasognata di “Falling Down”, di “The Skull Of Lucia” sa spaccare il cuore quanto una nuova “Saturday”.

Ogni ragionevole dubbio che accompagna una simile operazione viene comunque spazzato via dalla gioia incontenibile per un regalo bello quanto inatteso, ennesimo scrigno di canzoni preziose concepite – e su questo non ci piove - da un autore incapace di compromessi (“Well I coulda been a rock and roll star/ But I fucked it up real good”, canta in “I Fucked It Up”) che ci lascia in balia di un barlume di speranza che non è servito a salvarlo.

Stay today Stay for the day
Oh it’s gonna get brighter
Stay for the day
Oh it’s gonna get brighter
Stay Stay Stay for the day

12/09/2023

Tracklist

  1. It Will Never Stop
  2. Kind Ghosts
  3. Evening Star Supercharger
  4. O Child
  5. Falling Down
  6. I Fucked It Up
  7. Hello Lord
  8. Daddy’s Gone
  9. Chaos of the Universe
  10. Listening to the Higsons –
  11. Everybody’s Gone to Sleep
  12. Scull of Lucia
  13. Blue
  14. Stay




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