Aurora danza con le ombre. Atmosfere antiche e pulsazioni electropop si intrecciano nel suo ultimo album come mai prima. Da un lato, c'è l'incanto onirico; dall'altro, una tensione quasi fisica. La voce si sdoppia e moltiplica, mentre le trame si aprono in contrasti continui.
Quinto Lp della cantautrice norvegese, "What Happened To The Heart?" porta alla luce uno stile variegato e stratificato, che segna la sua seconda entrata nella Top Ten britannica. Le punte dell'album hanno già superato i dieci milioni di ascolti l'una, confermando una base di quasi 13 milioni di ascoltatori mensili su Spotify. Ogni traccia sembra richiamare uno spettro sonoro che abbraccia passato e presente, mescolando come non mai folk dagli echi nordici, pop elettronico e un pizzico di darkwave eterea.
Le atmosfere del disco emergono a partire dall'iniziale "Echo Of My Shadow", che riporta alla ninfa visionaria delle origini - quella dei successi "Runaway" e "Murder Song (5, 4, 3, 2, 1)", sospesa tra mistero e malinconia. Un sentore simile si coglie in "Earthly Delights", brano delicato e suadente, una chiave d'accesso alle profondità più sognanti dell'album.
Ma la vena folk, fatta di echi e ritmiche arcane, cede presto il passo a una vivacità electropop ben più movimentata, in brani come "Some Type Of Skin" e "Do You Feel?", dove la vicinanza con Robyn prende piede. Qui, Aurora sfodera uno stile energico, con costruzioni che accoppiano ritmo e slancio melodico. "Some Type Of Skin", in particolare, è uno degli episodi più solidi: il ritornello, sorretto da un piano su ottave basse, alterna tensione e aperture, mentre lo schema in crescendo amplifica l'impatto evocativo del brano.
Ulteriormente affascinanti sono le tracce in cui folk e elettronica trovano un equilibrio pressoché paritetico. "When The Dark Dresses Lightly" - titolo quantomai programmatico - gioca sulla complementarietà delle sue componenti, combinando oscurità silvane, vocalizzi lupeschi e slanci art-electro-pop di grande incisività melodica. "A Soul With No King", invece, integra nell'arrangiamento richiami medievaleggianti (dati in buona parte dal ricorso al fiddle, variante tradizionale del violino) e un crescendo ritmico a base di elettronica satura, per un esito trascinante dal forte impatto atmosferico. E poi c'è "Starvation", costruita su un rullo di tamburi che man mano evolve insieme all'arrangiamento, cupo e luminoso grazie ai fendenti sintetici che si compenetrano con vocalizzi sovrapposti e rielaborati elettronicamente (fino a lambire territori stutter house, abbinati coraggiosamente a drop da rave party Edm).
Non mancano, infine, incursioni in territori più pop, come nel singolo "Your Blood" (uscito già nel 2023), dall'atmosfera cocktail lounge che ricorda - complice anche una somiglianza melodica nel ritornello - "Lovefool" dei Cardigans. Oppure la frizzante "To Be Alright", con rimandi alla Kate Bush più estrosa di "Hounds Of Love" (o, per citare un esempio meno telefonato, gli episodi più tambureggianti dell'album di debutto della svedese Amanda Mair).
Aurora riesce a bilanciare diversità e opposti senza mai perdere l'unità stilistica. Si dimostra abile nel creare brani che giocano su variazioni ritmiche e incastri vocali sempre eleganti, distillati con fantasia e intelligenza musicale. Sedici brani, oltre un'ora di musica, "What Happened To The Heart?" è un album da scoprire con calma, ma che sa incantare e conquistare, traccia dopo traccia.
05/11/2024