Attacco di batteria, quindi un suono caldo che ti avvolge e ti porta lontano. Inizia così il quarto album dei Balthvs, terzetto composto da Balthazar Aguirre (chitarra e voce), Johanna Mercuriana (basso e voce) e Santiago Lizcano (batteria e voce), fondato nel 2020 e in grado di pubblicare 36 singoli, 4 Ep e 4 album in questo lasso di tempo. Certo, con questo ritmo di lavoro – e soprattutto con questa scelta editoriale-commerciale – non rimanevano molti nuovi pezzi da scoprire per "Harvest", ma ciò non riduce il piacere di sentire questo lavoro nella sua interezza. Anche perché proprio così può rendere al meglio, grazie ad alcuni abbinamenti felici e alla ricchezza della musica, che spazia dalla psichedelia al tropicale, passando per sonorità mediorientali, funk e surf rock ben miscelate insieme.
Rispetto ai precedenti album, "Harvest" segna un punto di svolta nel modo di lavorare del gruppo: mentre i lavori precedenti erano soprattutto frutto di Balthazar Aguirre, questa volta la band s’è ritirata in una villa nei dintorni di La Mesa a comporre insieme; in mezzo alla natura lussureggiante, i tre hanno lasciato che il paesaggio tropicale li ispirasse e fluisse dentro i nuovi brani. Ne esce un lavoro nel quale mai come prima il suono di basso e batteria contribuisce a vitalizzare ogni pezzo, attraverso giri e pattern ritmici che si intrecciano con la chitarra e con il cantato, anche se come vedremo sono solo una minoranza i brani che hanno un vero proprio testo: molti hanno solo poche parole, o una frase, altri sono pezzi strumentali.
Come ad esempio lo è la traccia d’apertura, "Sun Colored Eyes": un inizio rilassato, da chilling su una spiaggia al tramonto, quando tutto si ferma e non resta più molto da chiedere al giorno, ma solo godersela mentre si attende la sera. Ma la forza del brano sta anche nelle armonie dal sapore mediorientale e nei fraseggi di chitarra che riecheggiano di surf rock. Armonie ancora più forti nella traccia successiva, "Asha", dal nome del concetto zoroastriano di verità intesa come rispetto dell’ordine cosmico acquisita tramite iniziazione e rituali; ma "Asha" è anche un nome proprio, come "Anouk", il terzo brano, uno dei più giocosi e ottimisti, dedicato peraltro alla gatta che ha fatto compagnia al gruppo durante le registrazioni.
"Like coconut water" è uno dei pezzi più tradizionali del disco, con un riff di chitarra all’inizio e un vero e proprio testo, cantato dalla voce sottile e vellutata di Johanna, con la musica che ci riporta alle atmosfere della prima canzone. La successiva "Lovin", anche questa cantata, è un brano più lento, breve, costruito intorno a un lungo assolo centrale in cui basso e chitarra si fondono e si distanziano, con il cantato avvolto a chiasmo intorno. "Aquacero", dalle movenze più tropicali, conclude questo secondo trittico dell’album, caratterizzato dal cantato per tutte e tre le canzoni.
Allo strumentale si ritorna con "Mango Season", una ballata che racchiude tutte le influenze che abbiamo sentito finora. L’accostamento con la successiva traccia è particolarmente felice, perché alla calma e al relax di "Mango Season" risponde la ben più ritmata "Sun & Moon", che segna uno scarto rispetto al pezzo precedente e a quanto sentito finora: la batteria diventa ritmata e incalzante, il basso va dietro e riempie e completa, gli effetti della chitarra cambiano, le voci di Johanna Mercuriana e Balthazar Aguirre si alternano in un botta e risposta come il giorno e la notte. "Sun & Moon" è un po’ diversa dalle altre canzoni dell’album, ma ne condivide i suoni trasposti in chiave più rock: soprattutto, è come tutto "Harvest" avvolta da quel senso di mistero, misticismo e psichedelia che è la vera carta vincente del lavoro di Balthvs. "Venus Flytrap" ci riporta nello stile più proprio di "Harvest", prima della conclusione affidata ad "AIO", brano cantato, rilassato e dal sapore vagamente afro.
"Harvest", grazie ai suoni caldi, al cantato rarefatto e misterioso, agli strumenti che si intrecciano e separano, armonizzandosi tra loro nelle loro complesse linee di sviluppo, trasporta l’ascoltatore in un paesaggio avvolgente, sabbioso, di luci soffuse e stelle che appaiono con l’arrivo della notte. In sostanza, il paesaggio che si intravede nella bellissima copertina dell’album, ispirata al deserto del Namib e alle sue dune ocra e ai suoi alberi scuri; ma è anche una porta per un regno mentale, spirituale e mistico, accompagnato dal suono discreto, introspettivo e psichedelico dei Balthvs.
24/09/2024