Bryan Ferry ha appena compiuto 79 anni. Ne festeggia 52 di vita discografica. E pubblica una raccolta definitiva di 81 brani. Così, tanto per chiudere il cerchio. Ma se i numeri testimoniano soprattutto la straordinaria longevità artistica del dandy di Washington (intesa come ridente cittadina della contea di Tyne and Wear, in Inghilterra), a risaltare in questo scrigno prezioso sotto forma di box quintuplo di nome "Retrospective: Selected Recordings 1973-2023" è la creatività - oltre che il maniacale perfezionismo - del leader dei Roxy Music anche al di fuori della sua band. A dispetto della sciocca sufficienza con cui spesso si è guardato al lato solista della sua carriera. Un percorso avviato appena un anno dopo il debutto dei Roxy Music, con "These Foolish Things" (1973), e proseguito fino ad oggi, anche se l'ultimo lavoro, "Bitter Sweet" (2018), risale ormai a sei anni fa. Non è stato tutto rose e fiori - basti pensare a dischi irrisolti come "Mamouna" e "Frantic" o a raccolte di cover un po' bislacche ("Taxi", "As Time Goes By", "Dylanesque") - ma di certo è stato molto di più di quello che la critica solitamente gli riconosce.
"Retrospective" è suddiviso in cinque dischi per altrettante "sezioni". Il primo cd, "The Best Of Bryan Ferry", parte dalle origini - la cover della "A Hard Rain's A-Gonna Fall" di Bob Dylan (prima di tante riletture del nume Zimmerman), stravolta con arrangiamenti stranianti, con la chitarra incalzante di John Porter, i cori e una interpretazione clamorosa - per poi seguire il filo di una stardom puntellata di reinterpretazioni di classici da night-club come "Smoke Gets In Your Eyes" - l'evergreen firmato da Jerome Kern e Otto Harbach per il musical del 1933 "Roberta", e portato al successo tra tanti interpreti tra cui i Platters - e "A Time Goes By" (scritta da Herman Hupfeld nel 1931 e resa immortale nel 1942 dal personaggio di Sam nel film "Casablanca"), frammisti a ripescaggi meno prevedibili, come il sortilegio della "I Put A Spell On You" di Screamin' Jay Hawkins trasfigurato in chiave iper-romantica e la collaborazione col dj norvegese Todd Terje per un'esangue rivisitazione della leggendaria "Johnny & Mary" di Robert Palmer. Poi ci sono le gemme degli stessi Roxy Music rimodellate in ottica più jazz e r'n'b (le varie "Let's Stick Together", "Casanova" ecc.) e i cavalli di battaglia firmati dallo stesso Ferry solista, in una lunga sequela che va dalla scoppiettante "Sign Of The Times" (1978) alle affascinanti patinature griffate 80's: "Slave To Love", "Don't Stop The Dance" e "Windswept" (tripletta da infarto dal magico "Boys And Girls" del 1985 che suggellò il congedo definitivo dai Roxy Music), ma anche una sempre sontuosa "Kiss And Tell" e la malinconica "Your Painted Smile" (rispettivamente da "Bête Noire" e "Mamouna"), fino al ritorno di fiamma più recente di "Olympia" (2010) e del suo inno "You Can Dance", plasmato a partire da un sample della storica "True To Life" di "Avalon".
Nel secondo disco, "Compositions", dedicato alle sue composizioni originali, risplendono episodi sofisticati, come la "Can't Let Go" tutta archi e chitarre ripescata dal lontano "The Bride Stripped Bare" del 1978 e la crepitante "Love Me Madly Again" rispolverata dall'ancor più antico - e stilosissimo - "In Your Mind" (1977); ballate da strappare il cuore, come la title track finale di "Bête Noire", col suo avvolgente charme francese di struggenti fisarmoniche ad assecondare l'ennesima interpretazione disperata del nostro crooner; passi felpati di danza ("Limbo" e "Loop De Li") a tenere sempre un occhio sul dancefloor; perle più intime come "Valentine" e "I Thought", a rivelare tutta la profondità emozionale della scrittura di Ferry; mentre "Boys And Girls (2024 Edit)" aggiorna il fascino dell'originale con sfumature moderne.
"Interpretations", il terzo disco tutto incentrato sulle cover, mette in evidenza soprattutto la versatilità di Ferry, capace di dare una sua identità specifica a ogni brano senza mai tradirne lo spirito originale. Una serie vertiginosa di cover che spaziano da Bob Dylan ad Amy Winehouse, da Elvis Presley ai Velvet Underground passando per Tim Buckley, Shakespeare, Sam and Dave, arrivando ai canti da lavoro dei marinai. Con alcune interpretazioni di razza come "Simple Twist Of Fate" (Dylan), "Girl Of My Best Friend" (Presley) e "Song To The Siren" (Buckely) che confermano la sua maestria nel fondere rispetto e innovazione.
Il quarto cd, "The Bryan Ferry Orchestra", raccoglie i brani rivisitati in chiave jazz orchestrale. Da "The Jazz Age" (2012) a "Bitter Sweet" (2018), questa sezione celebra il lato più sperimentale di Ferry, con arrangiamenti che abbracciano il sound dei big band degli anni 30 di cui si è infatuato fin dai tempi della collaborazione alla (memorabile) colonna sonora della serie tedesca "Babylon", ambientata nella Berlino decadente della Repubblica di Weimar. Tra le rielaborazioni, anche la sempiterna "Love Is The Drug" dei Roxy Music e una rilettura del classico di Amy Winehouse "Back To Black" per la colonna sonora del film "Il Grande Gatsby" di Baz Luhrmann (2013).
Infine, il quinto capitolo, "Rare And Unreleased", propone rarità e inediti - come il brioso remake di "Mother Of Pearl" dei Roxy Music con la partecipazione di Ronnie Spector, una "Don't Be Cruel" impreziosita dai compagni di band rockabilly originali di Elvis, Scotty Moore e DJ Fontana, e una sgangherata cover di "Whatever Gets You Thru The Night", registrata nel 1995 per un tributo a John Lennon ideato da Yoko Ono e mai pubblicato. Ma la vera chicca è l'inedita "Star", scritta con Trent Reznor, con un cupo e ansiogeno tappeto post-techno e la partecipazione della performer-artist Amelia Barratt: un episodio spiazzante, che conferma come Ferry sia sempre a suo agio anche quando deve volgere lo sguardo al futuro, e non solo alle sue languide atmosfere d'antan (ma del resto solo i più miopi non sono riusciti a leggere la modernità presente sempre in tralice nelle sue canzoni).
La raccolta esce in diversi formati: quello qui recensito è il cofanetto deluxe da 5 cd con 81 canzoni, accompagnato da un libro cartonato di 100 pagine contenente ampie note di copertina, fotografie e immagini rare e inedite. Ma è uscita anche un'edizione condensata, "The Best Of Bryan Ferry", in formato doppio vinile e singolo cd.
"Retrospective" è uno slalom ubriacante tra i generi, avvinghiati al microfono deluxe di Ferry: tra rock 'n' roll e r'n'b, dance e soul, glam e country, folk e blues, new wave e jazz. Ma smarrire la bussola è impossibile, perché l'uomo in tuxedo bianco e papillon nero possiede quella classe cristallina in grado di domare anche i flutti più insidiosi tenendo sempre dritta la barra. In direzione di un'unica rotta possibile: quella dell'eleganza e della seduzione a tutti i costi. Love is the drug.
16/11/2024