Sgomberiamo subito il campo da preconcetti post-Ariston: Colapesce è un cantautore artisticamente in salute. E la sua voglia di remare dritto e guardarsi indietro con gioia, senza rimpianti, è merce rarissima, soprattutto quando si ha il coraggio di scendere a terra, dopo aver viaggiato per ben due volte a prua della nave da crociera sanremese. A vederlo poi, con quel suo sguardo malinconico e guascone, a metà tra Troisi e Bracardi, si direbbe di un uomo che ha appena varcato la soglia dei quaranta e che vuole, anche per questo, vivere la sua musica come viene, foss'anche tornare indietro nel tempo e ritrovarsi compositore di colonne sonore e non più autore di hit radiofoniche. Un novello Umiliani, per dirne una. Perché, stando ai fatti, pare proprio che il musicista siciliano abbia deciso, almeno per ora, di accasarsi nella quarta dimensione, quella cinematografica, dove il rischio di diluirsi nel marasma delle musiche da film è perennemente dietro l'angolo.
Dopo aver dunque composto, con il sodale Dimartino, l'ottima colonna sonora dell'altrettanto valido esordio al botteghino, "La primavera della mia vita", film maledettamente sottovalutato - in soldoni autentico canovaccio spiritato come non ne facevano più dai tardi Novanta - Lorenzo Colapesce ha in parte alzato l'asticella, andando a comporre le musiche del più impegnato "Iddu - Sicilians Letters", film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, con protagonisti Elio Germano e, guarda un po', l'onnipresente Toni Servillo, che è ormai diventato una sorta di "assurdo dazio" se si vuol fare cinema "di livello" in Italia. Ma questa è un'altra storia, che per quanto triste, per fortuna non rientra nella disamina in atto.
Pensata e composta con la preziosa collaborazione in fase di scrittura e produzione di Federico Nardelli e gli archi di Davide Rossi, a cui si aggiungono anche Alessandro Bottachiari alla tromba e il coro Schola Gregoriana Mediolanensi, la colonna sonora del film, che racconta le vicende di Catello, un politico condannato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e che si vede offerta la libertà da parte dei servizi segreti in cambio del suo aiuto nel catturare Matteo Messina Denaro, è un coagulo di ispirazioni e rimandi importantissimi, in parte sorprendenti. A cominciare dall'overture iniziale di ben sette minuti, una mini-suite elettronica che unisce Jon Hassell e il Florian Fricke di "Spirit Of Peace" (!), restituendo un clima di perdizione esoterica che fa il pari con l'inquietudine del protagonista.
Se il buongiorno si vede poi sempre e comunque dal mattino, allora non poteva esserci inizio migliore come questo, per un album che lega nei vari intermezzi strumentali anche Tempera, Morricone, Macchi e la tradizione dei vecchi cantori siculi, oltre ai sopracitati tasselli rimandanti tanto al terzomondismo hasselliano quanto alle fughe ancestrali di maestri come Fricke. Riferimenti pesantissimi, certo, ci mancherebbe, che emergono a sprazzi in diciotto movimenti, tra canti corali, preghiere, tamburi, corde mediorientali, antichissimi rituali e repentine incursioni elettroniche che si rifanno sia alla Berlin school che alla musica gitana ("L'ossessione del pupo").
L'apporto della tromba e degli archi è poi vitale per animare parti strumentali che evocano smarrimento e solo in rari momenti salvezza. "Iddu - Sicilians Letters (Original Soundtrack)" è perlopiù un disco cupo, angosciato, come appunto è l'animo di Catello, eppure in parte cullante, magicamente trasognato. Addirittura spunta anche un attimo di puro guazzabuglio rock, un po' Red Crayola e un po' Cramps, posto nella terza meta del piatto ("Rita's Blues"). E soprattutto "La malvagità", l'unica canzone vera e propria del lotto. È una ballata mesta, e allo stesso tempo epica, incentrata sui malesseri dell'uomo ("Le promesse sono fiamme senza il fuoco"), che si innalza nel ritornello con gli archi che riaffiorano dal crepuscolo. Insomma, una piccola gemma in un album di sola musica strumentale che, per quanto possano avere senso le premiazioni, ha già conquistato meritatamente il Soundtrack Star Award 2024 come miglior colonna sonora a Venezia, confermando, se ce ne fosse ancora il bisogno, Colapesce come uno dei nuovi grandi autori di musiche per film.
Visto lo stato semi-comatoso in cui versa buona parte del cinema italiano, il supporto di musicisti come il cantautore di Solarino non può che essere salutato come una piccola grande manna dal cielo.
13/10/2024