Raggiungiamo il cantautore siciliano a ridosso dell’uscita della colonna sonora di “Iddu – Sicilians Letters”, film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Un ritorno solista, in pausa momentanea (dunque nessuna rottura) dal duo con il sodale Dimartino, per un album che riporta tanto alle musiche per il cinema di grandissimi del passato come Egisto Macchi e Fiorenzo Carpi, quanto al terzomondismo mistico di Jon Hassell. Il musicista di Solarino ci racconta la genesi di questo suo nuovo cammino, riflette sul revisionismo storico e svela anche i suoi recenti ascolti.
Raccontaci la genesi di questa nuova colonna sonora.
Ho cominciato a lavorare con le musiche già in fase di sceneggiatura, già da lì ho delineato l’immaginario musicale, mi ha aiutato quindi tanto non lavorare così solo sulle immagini, le sceneggiature poi sono sempre molto dettagliate, e aiutano molto, nello specifico mi sono servite a essere più preciso. Il cinema è, dopotutto, un’arte corale.
Ennio Morricone, Egisto Macchi, Fiorenzo Carpi, ma anche richiami ai mondi di Jon Hassell e di band come i Popol Vuh. A quanto pare, è un periodo mistico e sensuale, per dirla con Battiato, della tua carriera di musicista, non credi?
Sicuramente sì, anche perché con l’età adulta subentrano altri tipi di immaginari. La sceneggiatura poi stavolta mi ha dettato una strada condivisa con i registi, che sono due grandi appassionati e conoscitori di musica, così come con Federico Nardelli e Davide Rossi. Diciamo che sto vivendo un periodo molto riflessivo, senz’altro.
Nel disco troviamo anche il coro Schola Gregoriana Mediolanensi. Come e quando ti è venuta l’idea di coinvolgerlo?
La frase che apre il film è presa dalle “Ecclesiaste”, dunque dalla Bibbia. Di solito si pensa che i criminali siano tutti ignoranti e invece, in questo caso specifico di Matteo Messina Denaro, scopriamo che non è poi sempre vero, visto che lui aveva varie conoscenze tra cui quella appunto delle “Ecclesiaste”. La frase tratta dal testo sacro è “gli uomini e gli animali hanno tutti lo stesso destino: devono morire”, che trovo molto lapidaria. L’ho quindi tradotta in siciliano e da lì è partita l’idea di farla cantare a un coro e questo inizialmente ha aumentato la difficoltà, perché non ne sapevo nulla di cori. Con Federico ho dunque fatto una ricerca su Google e siamo arrivati a loro: un coro di scuola gregoriana composto anche da persone più anziane, che opera a Milano. Per rendere tutto credibile, ho dovuto fare un tutorial su come pronunciare le parole correttamente in siciliano, tutto dentro una chiesa, dove ho montato i microfoni e fatto cantare prima le donne, poi gli uomini e infine tutti insieme. E’ stato particolarmente emozionante.
Si passa dal piano e dagli archi alle chitarre e al synth. E poi all’epica di passaggi come “Felice chi non è ancora nato”. Un titolo che più nichilista non si può. Eppure l’epica del brano lascia spazio alla luce. Cos’hai immaginato quando hai dovuto comporre questo passaggio del film?
Per musicare il film ho lavorato perlopiù per sottrazione, proprio per non mitizzare la figura di Matteo Messina Denaro. C’è però una scena sul finale in cui c’è un cambio di tono, e la colonna sonora diventa inesorabilmente meno scura. Mentre Catello è una maschera da commedia dell’arte, quindi su di lui ho lavorato in maniera opposta, anche se poi alla fine i due personaggi convergono. Nello specifico, questo momento l’ho composto prima di vedere il girato. E’ la musica di una scena di cattura, e per realizzarla ho immaginato questo santo un po’ francese e poi anche alcune cose di Morricone che danno un cambio di umore all’insieme.
Se potessi tornare indietro al 2017, cosa diresti al Lorenzo di “Infedele”?
Direi semplicemente “stai facendo la cosa giusta”. Darei una pacca sulla spalla a Lorenzo e gli direi “guarda, hai fatto un disco d’autore che si discosta da buona parte delle mode dell’indie italiano”. Sono contento di “Infedele”. Io non ho pentimenti musicali, non ho mai dovuto cambiare veramente pelle, il mio immaginario è rimasto perlopiù intatto. Certo, c’erano delle ingenuità, se penso ad al alcuni passaggi, ma erano ingenuità necessarie, che mi sono servite a crescere artisticamente.
“La malvagità è una stella, la malvagità ride e gioca e spara, a volte si pente, se cade nel buio se ne sta. La malvagità serve al mondo intero”, canti nel singolo “La malvagità”. Ma cos’è che oggi più ti fa più terrore?
La malvagità appartiene all’uomo, sarà forse anche un’ovvietà, ma è così dalla notte dei tempi, da Caino e Abele alla crocifissione di Gesù Cristo fino al bombardamento israeliano del Libano di questi ultimi drammatici giorni. Più che respingere questo orrore, credo che il primo passo che bisogna fare sia accettare la malvagità, ossia “accettare” in qualche modo che l’uomo è purtroppo malvagio. Non si può pensare di cambiare una cosa, senza prima averne preso coscienza.
Fiorella Mannoia ha cambiato il testo di “Quello che le donne non dicono”. Secondo te, è giusto fare autocensura retroattiva? E cambieresti mai il testo di una tua canzone, qualora qualcuno lo trovasse misogino oppure offensivo?
Retroattivamente penso che sia ridicola, perché bisogna sempre contestualizzare. Certo, nel momento esatto in cui scrivi certe cose, devi anche pensare bene se possano offendere qualcuno. E’ però assurdo e triste revisionare frasi o immagini del passato con l’etica di oggi. Per esempio, trovo ridicolo censurare i sette nani perché c’è del bodyshaming.
Di chi è stata l’idea di estrapolare gli archi da "It's Raining Today" di Scott Walker (!) in "30.000 euro" contenuto in “Lux Eterna Beach”?
Io sono un grandissimo fan di Scott Walker, ma lo è anche Antonio. "It's Raining Today", poi, è uno dei miei pezzi preferiti di sempre. Era da una vita che sognavo di utilizzare in qualche modo quella dissonanza. Dunque, quando l’ho proposta ad Antonio e Federico, erano entrambi d’accordo sull'idea di inserirla.
Cosa stai ascoltando ultimamente?
“Cutouts” degli Smile, che mi sembra forse il loro album migliore. Poi sto riascoltando tantissimo i primi dischi di Paul McCartney, ma anche i Dead Can Dance, il nuovo di Nick Cave, che a me è piaciuto molto, e l’omonimo album d’esordio dei Supertramp.
Insomma, di tutto di più…
Sì, alla fine ascolto veramente di tutto, e al di là delle epoche, perché in fondo a me interessa che i dischi siano sinceri. Che suonino death-metal o classica, poco importa.
COLAPESCE | ||
Un meraviglioso declino (2012, 42Records) | 6,5 | |
Egomostro (2015, 42Records) | 7,5 | |
Infedele (2017, 42Records) | 7,5 | |
Iddu - Sicilian Letters (Original Soundtrack) | 7,5 | |
COLAPESCE/DIMARTINO | ||
I mortali (42 Records/Picicca Dischi/Sony Music, 2020) | 7 | |
I mortali²(42 Records/Numero Uno, 2021) | 7,5 | |
La primavera della mia vita - Original Soundtrack (CAM Sugar, 2023) | 6,5 | |
Lux Eterna Beach (Sony, 2023) | 6,5 |