Un po' a sorpresa, gli Smile hanno annunciato l'uscita di un nuovo album, "Cutouts", a pochi mesi di distanza dal precedente "Wall Of Eyes". Il titolo, che evoca scarti e B-side, poteva inizialmente suggerire l'idea che si trattasse di un lavoro non memorabile, destinato solo ai collezionisti più accaniti. Tuttavia, considerando la presenza di Thom Yorke e Jonny Greenwood, è difficile non fare un paragone con la celebre doppietta "Kid A/Amnesiac", dove il secondo episodio raccoglieva brani eccezionali, scartati dal predecessore, in quanto troppo eclettici per essere inclusi in un progetto di perfezione cristallina come "Kid A".
Anche "Cutouts" segue una traiettoria simile: tracce registrate durante le stesse sessioni di "Wall Of Eyes" e brani già proposti dal vivo. Tuttavia, non è un album costruito attorno a un tema unificante. Le canzoni spaziano tra improvvisazione, melodia e sperimentazione, senza preoccuparsi di legarsi a un filo conduttore coerente. Ed è forse proprio qui che si svela il senso più profondo del progetto The Smile: "Cutouts" è un lavoro che abbraccia la sua imperfezione, giocoso e spensierato, con un tono sorprendentemente dinamico dall'inizio alla fine. Senza la pesante pressione di dover realizzare l'ennesimo capolavoro Radiohead, l'album si permette di essere libero e sfrontato, rivelandosi un ascolto davvero piacevole.
Il disco si apre con "Foreign Spies", forse il brano meno convincente del lotto, caratterizzato da sonorità elettro-sintetiche che ricordano il debutto solista di Thom Yorke. A seguire c'è "Instant Psalm", una traccia ariosa con archi e una melodia quasi cinematografica. Lo stesso vale per "Tiptoe" che, incoraggiata da un malinconico piano, evoca atmosfere da film di altri tempi.
Tutto prende davvero quota con "Zero Sum", dove il batterista Tom Skinner esce finalmente allo scoperto, sostenendo con il suo ritmo incalzante la chitarra affilatissima di Greenwood e un Thom Yorke in grande forma, i cui testi mescolano sarcasmo e disprezzo per la tecnologia.
Queste sono solo le prove generali per l'incredibile art-rock di "Eyes & Mouth", un pezzo travolgente, che si sviluppa con una sezione ritmica così rapida e stratificata da riuscire a condensare un'enorme quantità di energia in soli quattro minuti. La struttura è un continuo gioco di sorprese: i cambi di ritmo sono frequenti e la cadenza quasi saltellante crea un effetto di imprevedibilità costante. A differenza delle precedenti esecuzioni live di questa canzone, nella versione registrata sono state aggiunte delle voci corali che si intrecciano a quella di Thom Yorke e una linea di basso sinuosa e avvolgente. Il brano ha certamente avuto una gestazione lunga ed elaborata, anche se non quanto la conclusiva "Bodies Laughing", ripescata dagli archivi dei Radiohead di venti anni fa. Una ballata semplice e scarna, con una progressione melodica che richiama effettivamente la scrittura dei tempi di "In Rainbows". La chitarra acustica e gli archi, discreti ma incisivi, si fondono splendidamente con la voce di Thom Yorke, che qui raggiunge uno dei momenti più intensi della sua carriera.
Anche "No Words" richiama le atmosfere rock dell'album del 2007, con una potente linea di basso che guida il ritmo. "The Slip", invece, si distingue per un rock alternative con squarci di chitarra che si sovrappongono alla voce lamentosa e paranoica di Yorke. Una durata più contenuta avrebbe probabilmente reso il pezzo più efficace, evitando di ripetersi su idee già ampiamente esplorate. Questa traccia era stata rilasciata la scorsa estate insieme a "Don't Get Me Started", che si apre con una tastiera distorta, prima che la parte ritmica di Kennet emerga con forza. A metà del brano la voce diventa sempre più metallica e distante, fino a dissolversi in una rarefazione sonora. La canzone offre spunti interessanti ma, rispetto alle versioni live, soffre di transizioni meno convincenti, risultando meno coesa nel suo sviluppo.
L'orientaleggiante "Colours Fly" merita un'attenzione particolare: nonostante una sezione vocale che non sempre risulta completamente a fuoco, è un brano straordinario che mescola rock sincopato e free jazz.
Gli strumenti a fiato si intrecciano in un flusso sonoro che sembra sul punto di esplodere in un caos totale, mantenendosi però volutamente discordanti e grezzi. Un brano come questo potrebbe essere considerato un manifesto del progetto The Smile, una band che ha fatto della fusione di stili e della sperimentazione la propria essenza, sottolineando in particolare la riconciliazione tra le esperienze soliste dei membri dei Radiohead e quelle nu-jazz di Kennet.
Gli incontentabili potrebbero sostenere che se avessero selezionato il meglio di "Wall Of Eyes" e "Cutouts", i tre musicisti avrebbero potuto offrirci l'opera culminante del loro recente progetto. Tuttavia, è proprio la sua immaturità - che altro non è che libertà creativa e la propensione a esplorare nuovi territori - a rendere questa band a suo modo perfetta.
09/10/2024