Si può serenamente affermare che la seconda partecipazione di Colapesce/Dimartino al Festival di Sanremo 2023 abbia confermato tutto il buono che era già emerso nel corso del concorso del 2021, quando con "Musica leggerissima" avevano ottenuto unanimi consensi di pubblico e critica.
Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino si sono ripresentati quest'anno alla kermesse con il brano "Splash", un motivo che non possiede l'appeal totalizzante della precedente hit, ma conserva alto il livello della proposta, sia per quanto concerne la melodia, particolarmente orecchiabile, che, e soprattutto, per il testo, ironico, realistico e tagliente, più vicino alle effettive caratteristiche compositive dei due cantautori.
Stavolta, Colapesce e Dimartino, innescati dall'esposizione mediatica regalata dal Festival (dove si sono classificati al decimo posto vincendo i premi critica e sala stampa), presentano il progetto che non t'aspetti: un film che li vede protagonisti come attori e sceneggiatori insieme a Zavvo Nicolosi, che ne è anche il regista.
La storia di "La primavera della mia vita" tratta la rottura del loro sodalizio professionale, seguita da un lungo periodo di totale separazione. Antonio ricontatta Lorenzo per un nuovo, misterioso e affascinante progetto. La coppia dovrà fare i conti con il proprio passato e con l'attuale situazione personale, fino a una sconvolgente rivelazione.
Il film vede la partecipazione di parecchi artisti provenienti dal mondo musicale: Roberto Vecchioni, Madame, Dario Brunori, La Comitiva e perfino Erlend Øye dei Kings Of Convenience, da tempo traferitosi in quel di Siracusa.
Colapesce e Dimartino - ed è la cosa che più ci interessa in questo spazio - sono gli autori della colonna sonora originale. Coadiuvati da Federico Nardelli, Davide Rossi, Enrico Gabrielli, Giordano Colombo e Adele Altro (Any Other), i due si sono cimentati in una moderna rilettura degli stilemi che hanno fatto la storia delle sonorizzazioni e della library music italiana anni 70, facendo tesoro delle immense eredità lasciate da monumenti quali Morricone, Micalizzi, Ortolani, Umiliani e Frizzi.
È questo il fil rouge stilistico che contraddistingue la lunga sequenza di tracce, che hanno nel funk e nel jazz venato di psichedelia la propria indole oggettiva. Non a caso, in aggiunta ai titoli originali scritti per l'occasione, sono presenti alcuni eccellenti contributi tratti da quel periodo d'oro, sfornati dall'ingegno di Bruno Nicolai, Lelio Luttazzi, Michele Lacerenza, Gianni Ferrio e Angelo Lavagnino.
I brani sono quasi totalmente strumentali e denotano la buona padronanza tecnica dei poliedrici autori: le onde acustiche e classicheggianti de "L'albero cosmico", "Semeniti", "Sofia" e "La spiaggia" si contrappongono a quelle più spigliate di "Le mandorle non crescono d'inverno", "Stanco stanco stanco" e "Speedy Pizzo", dove i profumi della grande tradizione italiana nel settore emergono in tutte le loro tipiche varianti.
L'unico pezzo in scaletta cantato dai due, oltre alla già citata "Splash" (inserita nella scaletta della colonna sonora solo su supporto fisico, pur essendo il pezzo di chiusura della pellicola), è "Il cuore è un malfattore", un brano accattivante e spietato, nel pieno stile dei due artisti.
Da segnalare l'eccellente contributo fornito dalla già citata Madame, coautrice e interprete della title track, probabilmente l'episodio migliore dell'intera collezione. La giovane artista vicentina appare in una veste inedita, da consumata chanteuse, una piccola Mina che volteggia tra le note di una composizione che sprigiona da tutti pori gocce di Modugno, Tenco ed Endrigo.
Il maggior pregio de "La primavera della mia vita" è l'aver regalato nuove prospettive a Colapesce e Dimartino, che si scoprono attori, a dire il vero un po' incerti, discreti sceneggiatori e soprattutto più che credibili autori di musiche per trasposizioni cinematografiche.
04/03/2023