Crizin da Z.O. - Acelero

2024 (QTV)
funk brasileiro, industrial & experimental hip-hop

Crizin da Z.O., progetto nato nel 2015 nel sud del Brasile grazie all’amicizia e alla passione dei cariocas Cris Onofre, Danilo Machado e Marcelo Fiedler da Paraná, ha a che fare essenzialmente con la percezione/decodificazione del territorio. Come si ascolta nell’emblematica "Território", traccia numero sette e spartiacque di questo loro terzo disco sulla lunga distanza, “Ho pensato molto al territorio/ E a come mi comporto in ogni territorio/ A volte non sto pensando, sto solo pensando/ Ma dipende molto dal territorio", a dire che questa musica non può prescindere dal contesto che l’ha vista sbocciare.

Se Crizin sta per “Lil’ Cris”, la sigla Z.O. indica invece la Zona Oeste (Zona Ovest) di Rio de Janeiro, che è, per l’appunto, il "territorio" in cui Cris e i suoi scagnozzi agiscono da alcuni anni, sperimentando quelle differenze e disuguaglianze sociali che rendono Rio de Janeiro una metropoli altamente problematica e, forse, anche per questo meravigliosamente stimolante da un punto di vista creativo.
Partiti nel 2019 con l’Ep "Tudo está acontecendo ao mesmo tempo agora", che sta per "Tutto sta accadendo nello stesso momento, adesso", riferimento più o meno esplicito al "villaggio globale", alla simultaneità degli eventi nell'era della globalizzazione, ma anche al pensiero di Mark Fisher, di cui si dirà più avanti, i Crizin da Z.O. hanno via via rifinito la loro proposta, che fa esplodere, intorno al baricentro del funk carioca, i fuochi d’artificio di generi che vanno dal rap al Pagodão Baiano, passando per il drum'n'bass, il punk, il tamborzão, l’industrial e la batucada.

Armati di una visione del mondo dominata da un pessimismo che non esclude, comunque, il desiderio di esserci, qui ed ora, per raccontare quanto accade tutt’intorno (emblematica, a tal proposito, la doppietta iniziale costituita da “O Fim Um” e “Calmo apesar de tudo”, la prima a iniettare, dentro un guscio scolpito da scariche metal di chitarra e un solido mix di drum machine e batteria - qui suonata dall’amico Iggor Cavalera - versi quali “il mondo sta finendo” e “la fine sta arrivando/ macerando la tua mente”; la seconda, un ibrido di techno e rap, benedetto dal featuring della conterranea Saskia, a declamare, senza mezzi termini, “Non resterò qui/ a fissare questo abisso/ ne ho abbastanza della fine del mondo/ e ora voglio quello che resta”), Onofre, Machado e Fiedler da Paraná hanno maturato, durante la lavorazione di “Acelero”, una maggior consapevolezza dei proprio mezzi, il che ha permesso loro di lavorare di più sul formato canzone, riflettendo un mondo ormai trasformato in un flusso impazzito di eventi che procede verso mete sconosciute.
“’Acelero’ era la parola che meglio definiva tutto ciò che volevamo esprimere nei testi e nel suono di questo album”, ci racconta Cris. “L'idea di essere sempre in movimento, sempre più veloci e senza molte o quasi nessuna opportunità di riposo. Mi sento sempre più in questo modo nel mondo e credo che anche tantissime altre persone si sentano così: stiamo collettivamente accelerando, ma senza sapere dove stiamo andando”. E se il “dove” resta incerto, siamo almeno sicuri che il “processo” è saldamente nel turbine di quella che Günther Anders definì “iconomania” (“De repente” ricorda anche che “ora c'è una telecamera ad ogni angolo”, perché siamo alle prese col Grande Fratello”). 

Tagliente, cinico, ma anche ironico, “Acelero”, nato dalla "ironica sensazione di fantasticare e annunciare la fine del mondo mentre accade”, fa sua l’idea di un dinamico e onnivoro ballabile funk-hop in cui tradizione e modernità si fondono e si confondono, generando rituali tribaleggianti (“Demônio do Rio da Prata”, “Colapsado”, quest’ultimo con tanto di citazione di Mark Fisher, fautore dell’accelerazionismo progressista, strada maestra verso il collasso del capitalismo), congegni meccanico-minimalisti (“Festa da Carne”) e party sofisticati in cui convergono pop, guizzi jazzy e saudade stroboscopica (“Carro de aplicativo”). E se “Simulado” piazza la barra dritta, ossessivamente giocando con l’hard drum, “Domingo” (feat. Jhon Douglas) e il minuto scarso di “Pacote de dados” si segnalano, invece, per alcuni degli intrecci ritmici più complessi del disco, laddove, in chiusura, “Acelerado”, nel prendere atto che “tutto è più veloce”, “tutto accelera”, fa suo il bisogno di non dimenticare le proprie radici, fossero anch’esse maledette, insomma “bloody roots”, come cantavano, anzi urlavano, i Sepultura una trentina di anni fa.

acho que o que eu preciso
é me afogar na minha raiz
roots, bloody roots

14/04/2024

Tracklist

  1. O fim um
  2. Calmo apesar de tudo
  3. De repente
  4. Demônio do Rio da Prata
  5. Só batebolão
  6. Festa da carne
  7. Território
  8. Carro de aplicativo
  9. Simulado
  10. Domingo
  11. Pacote de dados
  12. O fim dois
  13. Colapsado
  14. Acelerado

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