Divertimento e caos controllato si incontrano nel secondo disco dei Gotho, duo genovese che incrocia brutal-prog, space-rock e ironia spudorata per raccontare la lotta epica tra Gothron e Fartark, due robot in un universo in pericolo. Le peripezie strumentali di Fabio Cuomo (Vįhşǰ̣ĥgotho: tastiere) e Andrea Peracchia (Øūstrõgotho: batteria, synth, "tromba spaziale" e "laser") trovano sbocco questa volta presso l’etichetta Supernatural Cat, già casa di altre eccellenze italiane come Ufomammut, MoRkObOt, Lento e ben allineata all'estetica fanta-psichedelica della band.
Tastieroni sgranati, bordate sulle ottave basse e ritmi dispari come se piovesse: i Gotho guizzano instancabilmente tra momenti da videogame, innesti math e passaggi heavy psych al limite del metallico (niente male per un combo senza chitarre!). Il rischio di far precipitare il marasma sonoro in puro e monocorde disordine è evitato magistralmente, grazie alla rara virtù di mettere sempre al centro la melodia e costruire attorno a questa non solo immagini e sensazioni, ma una convincente (ancorché bislacca) successione di scene.
Tra i brani che più spiccano, "Mystical Training In Bothron Lamarovna's Cave After Death", che in otto e passa minuti vede l'atmosfera evolversi dalla sospensione alla frenesia più vorticante, fra tempi ultrasegmentati e coltri di vocoder. Per non essere da meno, "Second Fight In Planet Disco Dance" trasforma un duello interstellare in un caleidoscopio danzante, tra pulsazioni stroboscopiche e slanci in sette ottavi.
Autoironici e mai banali, i Gotho confezionano un album coeso e avventuroso, capace di combinare sfavillanti timbri elettronici agli aspetti più ruvidi e cervellotici del brutal prog alla Ruins, legando il tutto con un'efficacia evocativa - anzi, narrativa - nient'affatto scontata. Un progetto che guarda alla stravaganza come a un punto di forza, mantenendo una coerenza tutta sua.
04/12/2024