Nel tempo che abbiamo lasciato scorrere tra noi
per fermare questo momento,
l'attesa ha bruciato ogni desiderio
Emozioni troppo intense, dolorose e urgenti, bruciano nei 27 minuti di “Anni luce”, esordio dei torinesi Sacrofuoco, già One Dying Wish. La miscela musicale usa l'hardcore e il metal più o meno estremo e più o meno decontestualizzato per urlare immagini inquietanti e ripetere pensieri ossessivi, prendendo in prestito la dinamica ipercinetica dello screamo.
Due brani estesi meritano particolare attenzione, centrali nel loro ruolo di collettori emotivi nel tumulto generale: i sette minuti di “Corpi celesti”, incendiati da una chitarra elettrica e lasciati esplodere in un post-hardcore metallico, diventano un minaccioso coro tribale per doppia cassa e poi, ridotti al silenzio, si riconfigurano come una poesia per chitarra elettrica desolante; i nove minuti conclusivi di “Replica” si aprono in uno zoppicante recitato degno dei Massimo Volume, dai contenuti surreali e inquietanti, poi rinforzato da urla lancinanti e poi evoluto in un incalzante crescendo, lasciato esplodere nel vuoto per chiudere con un assolo di pianoforte (!).
Chiedo al conducentе dove siamo diretti,
mi risponde che sono io a deciderlo,
e guardandolo mi rendo conto che sono io,
il conducente sono io,
lui sono io
L’uso di numerosi stili vocali, l’intreccio di hardcore e metal, l'alternarsi di brani brevi e lunghi, nonché la generale intensità emotiva, dei testi come della musica, fanno di “Anni luce” un album ingiustamente passato inosservato di questo 2024. Tanto intenso da bruciare.
12/12/2024