Eravamo in tanti ad attenderci un buon disco da Sabrina Teitelbaum. Il suo primo omonimo album due anni fa era stato salutato in maniera molto positiva dalla critica internazionale, e aveva contribuito a costruire aspettative piuttosto alte per il futuro: l'ennesima cantautrice-con-chitarra, sì, ma che dimostrava di avere caratteristiche peculiari in grado di distinguerla dal resto delle colleghe. "If You Asked For A Picture", il suo secondo lavoro pubblicato con il nome Blondshell (dopo un inizio carriera durante il quale si presentava come Baum) si dimostra ancor più efficace, continuo, centrato e pensato. Dodici canzoni che per almeno metà scavallano nei territori dell'eccellenza e per l'altra metà sono comunque composizioni che qualsiasi cantautrice aspira a scrivere, nelle quali la matrice alt-pop si arricchisce di interessanti risvolti indie-rock. L'ingresso è contrassegnato da "Thumbtack", prologo dalla partenza morbida, acustica, ma che presto si increspa, fungendo da perfetta sintesi di quelli che saranno i contenuti dell'intero album.
A colpire per prime nel segno sono le spigolose rotondità alt-rock di "T&A" e "23's a Baby", che rivelano il volto più energicamente anni Novanta di Blondshell. Le chitarre sono ben presenti anche in tracce come "What's Fair", "Toy" e "He Wants Me", ma i centri più stupefacenti la cantautrice americana li piazza a metà corsa, quando "Event Of A Fire" si sviluppa attraverso un crescendo emozionale che concentra le sofferenze espresse da Ethel Cain fra i solchi di "Preacher's Daughter" e la vocalità di Dolores O'Riordan, elemento quest'ultimo che rappresenta un costante riferimento per gran parte del lavoro. Il tutto disteso su un tessuto musicale trascinato da chitarre che ricordano gli U2, per un soft-rock che fonde idealmente Stati Uniti e Irlanda. Ancor più sorprendente quello che accade nel brano precedente, "Two Times", dove Sabrina alterna strofe cantate - di nuovo - in modalità Cranberries a ritornelli fortemente ispirati dallo stile di Taylor Swift, tanto da far quasi pensare a un featuring a sorpresa, dai risultati oltremodo avvincenti.
Blondshell attinge quindi a riferimenti molto popolari, senza alcun timore di palesarli, elaborati in anni e anni di ascolti compulsivi. Gioca poi le proprie carte approdando a una costruzione comunque personale, nella quale i principali temi trattati riguardano le difficoltà nelle relazioni sentimentali e interpersonali, il rapporto con il proprio corpo, il complesso e segnante confronto con la madre, scomparsa nel 2018, la lotta con i propri disturbi ossessivo-compulsivi e con la dipendenza dall'alcol. Ne esce un disco vero, a tratti dolente, ma dal suono radiofonico, una delle migliori opere prodotte nel circuito indie durante questo primo scorcio di 2025, fra chitarre grungiate, candide melodie e racconti disfunzionali. La prova d'esame, superata in maniera brillante, di un'eccellente studentessa che ha saputo raccogliere un gran numero di input per creare il proprio mondo musicale e consegnarlo a tutti noi.
13/05/2025