Kara-Lis Coverdale - From Where You Came

2025 (Smalltown Supersound)
post sacred-music, minimalismo

Sradicarsi dal marcio, mettersi in cammino e tornare nel luogo da cui si è venuti per reimpiantarsi nella madre terra. L’Odissea di Kara-Lis Coverdale, durata più o meno dieci anni, si può sintetizzare in questi termini. Un battito di ciglia per gli astronomi ma un’era geologica per chi, come la compositrice canadese, insegue il proprio posto nel mondo senza affannarsi sui diktat del tempo, e sceglie le vie del sacro evitando i sentieri potenzialmente scivolosi di un post-modernismo talvolta asettico.
Abbracciare la realtà per fare luce dentro e fuori di sé e il qui e ora da antidoto alla vacuità: sono i primi indizi per calarsi in “From Where You Came”. Perché la vita è bella anche se complicata, come canta con voce serafica la Coverdale in “Eternity”, incipit messianico di un’opera che lega gli spiriti del folclore nordamericano del XIX secolo e un’improvvisazione dal vivo da esempio dell’ubiquità tanto cara alla musicista di Montreal.
Prende inoltre corpo “una metodologia diagnostica per fini spirituali”, come racconta lei stessa, elaborata e registrata in diversi continenti spesso in presa diretta: dal GRM Studio di Parigi all'Elektronmusikstudion EMS di Stoccolma, e dagli spazi del The Shop di Valens a quelli del Pumpkin House di St. George.

Affiancata dalla sound artist e violoncellista multidisciplinare Anne Bourne e dalla trombonista Kalia Vandever, per questo suo atteso ritorno Kara-Lis Coverdale impiega archi, fiati, ottoni, tastiere, software e modulari, dando vita a undici partiture tra minimalismo elettronico e sperimentazione classica, avvolta tanto da un senso di angoscia quanto da un desiderio di libertà più o meno assoluta. L’indipendenza come traguardo ineludibile spiega peraltro in parte il tempo trascorso e il silenzio a monte di un album che brama oceani di quiete, come esplicano i quattro minuti scarsi di “Flickers In The Air Of Night”, quasi un manifesto della flemma palesata dagli strumenti in campo.

Se l’inizio è all’insegna del sulfureo, movimenti come “The Placid Illusion” liberano svariate pulsazioni. I solchi di un lembo di terreno fanno poi da cartolina. Un luogo sperduto raggiunto per contemplare la notte e immortalato nello scatto in copertina da Adam Feingold, che ritrae la Coverdale nuda, inginocchiata e di spalle, a evocare una perdizione riparatrice.
L’essenzialità al centro delle movenze che animano “From Where You Came” è sia petrolio che acqua santa. E' come se i Kopernik venissero improvvisamente ammaliati da una flotta di sirene. O se Raum trovasse il paradiso nel bosco. C’è anche l'approccio del Deuter più pastorale o quello del Klaus Wise meno tibetano. E riaffiora lo sguardo celeste che attraversa gli spartiti dimenticati di Joanna Brouk, tra fiati danzanti sulla scia di un orizzonte espanso (“Daze”), sibili elettronici che ondeggiano nei prati come samurai stanchi (“Problem Of No Name”), una liturgia metafisica sospinta da droni in festa ("Freedom") e un balzo irregolare inscenato nell’ombra, alternando ritmi e sequenze ("Offload Flip").

L’habitat figurato di Kara-Lis Coverdale è un altopiano dell’Eden in cui dubbi e certezze nutrono un fiume che sfocia solenne a valle. Equal exchange, per dirla con il titolo della penultima tappa di un’escursione compiuta per donare pace, conforto, estasi, dunque meraviglia. Tantissima meraviglia.

01/05/2025

Tracklist

  1. Eternity
  2. Flickers in the Air of Night
  3. The Placid Illusion
  4. Daze
  5. Coming Around
  6. Problem of No Name
  7. Freedom 06:58
  8. Offload Flip
  9. Habitat
  10. Equal Exchange
  11. The Ceremonial Entrance of Colour

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