Willie Peyote

Sulla riva del fiume

2025 (Turet)
hip hop, jazz rap, pop rap

In un mercato discografico ormai totalmente frammentato capita che le uscite vengano pubblicate col contagocce. A riprova di ciò, l'ultimo progetto del rapper torinese Willie Peyote, "Sulla riva del fiume", è uscito come un Ep di otto tracce, in formato esclusivamente digitale, il 26 aprile del 2024, per poi essere ripubblicato come album in formato fisico il 13 febbraio 2025, con quattro inediti (inclusa la "Grazie ma no grazie" presentata a Sanremo). La nuova edizione digitale aggiunge poi un quinto brano, "Mai dire mai (La locura)" (da Sanremo 2021), escluso però da vinili e cd (un peccato, trattandosi di una delle sue migliori canzoni). Per questa recensione si terrà conto dell'edizione più completa possibile, ossia quella di tredici brani. 
 
Per l'apertura, "Grazie ma no grazie", tanto vale riciclare in parte le parole già utilizzate per lo speciale di OndaRock sul Festival di Sanremo appena trascorso: il brano è prodotto da Daniel Bestonzo e Stefano Genta, due tastieristi parte della band d'accompagnamento di Peyote da anni, e le sonorità sono completamente scollegate dal resto del mainstream italiano, muovendosi fra funk, pop e jazz fusion, con tanto di organo elettrico e una linea di basso molto ricercata, suonata dall'ottimo Luca Romeo. 
Si potrebbe invero anche discutere su quanto Peyote faccia parte del mainstream: sarebbe forse meglio parlare di midstream, e potrebbe rappresentare parte del motivo per cui può ancora permettersi una simile libertà creativa, oltre alla sua personale integrità, che finora non ha mai scricchiolato (dopodiché, mai dire mai, sostiene qualcuno).
 
Il testo di "Grazie ma no grazie" parla di alcuni fra i tanti mali della società attuale, prendendo in particolare di mira il vittimismo che i partiti di estrema destra stanno efficacemente utilizzando per erodere il sistema democratico ("E quanto va di moda il vittimismo di chi attacca ma dice che si difende, c’è chi dice non si può più dire niente poi invece parla sempre, almeno sii coerente, almeno per stavolta, che c’è chi ancora ti dà corda"). 
Non è l'unico momento politico del disco. L'ansia sociale, l'inconsapevolezza politica e il controllo mediatico tramite la propaganda su TikTok fanno capolino nella title track ("Genitori nelle chat, cerebrolesi, e cosa guardano i tuoi figli lo decidono i cinesi, altro che piano Kalergi, la sostituzione etnica in Italia fa meno danni di Temptation Island"), una riuscita satira verso Giorgia Meloni è al centro di "Giorgia nel paese che si meraviglia" ("Sogno altri vent'anni insieme, […] ora che sei mia, mi tiri fuori il peggio e ora mi riconosco, io torno me stesso e il resto è una bugia"), mentre "La legge di Murphy" racconta i metodi talvolta repressivi delle forze dell'ordine, senza però mancare di sottolineare con malinconia il distacco fra i nuovi attivisti e quelli dell'età del rapper ("Roba sovversiva, con l'aria che tira la questura manda una diffida, ma mi sento fuoricorso in mezzo a 'sti ribelli, io la barba bianca e lui le autoreggenti, che di fatto è sintomatico, ma visti i tempi, non fa molta differenza per i manganelli"). 
 
Anche la vecchia "Mai dire mai (La locura)", in chiusura della nuova edizione digitale, vantava un piglio militante, con la denuncia del disinteresse verso la cultura alta causato dall'eccesso di consumo di quella bassa ("Vince la merda se a forza di ridere riesce a sembrare credibile"), con conseguenze disastrose sulla vita sociale e politica del paese ("Pompano il trash in nome del LoL e poi vi stupite degli exit poll?"). 
Il resto dei testi ha un taglio maggiormente intimista, che sia psicoanalitico o sentimentale, ma sono tutti traversati da un sottile pessimismo, riflesso di come i risvolti negativi trattati nei brani più militanti finisca col contaminare anche il vissuto di ogni giorno.
 
In contrasto a tutto ciò, il taglio di Peyote non risulta comunque deprimente, un po' per i vari tocchi tragicomici (il campionamento di Mario Vanni che inneggia al fascismo in "Giorgia nel paese che si meraviglia", il "signore pietà" liturgico sovrapposto al "c'è da spostare una macchina" di Francesco Salvi in "La legge di Murphy", ecc.), un po' per il dinamismo del suo flow (sa rappare sia scandendo rigidamente le sillabe, sia biascicando a mo' di presa per i fondelli degli attuali trapper, oltre a giostrarsi molto bene fra parti lente e accelerazioni), ma soprattutto per la vitalità delle basi musicali, che sono rigogliose e variegate.
Grazie a una squadra comprendente i sopraccitati Bestonzo, Genta e Romeo, a cui vanno aggiunti Carlo Cavalieri D'Oro (coproduttore) e Andrea Torchia (chitarra), l'album si muove al passo degli arzigogolati giri di basso funk già lodati, con contorno di piani elettrici e ottoni jazzati (la title track), ma sa affrontare anche downtempo vagamente alla Nujabes ("Buon auspicio"), ritmi Motown ("Piani"), jam caotiche, con tratti in cui gli elementi dell'arrangiamento appaiono discordanti ("La legge di Murphy"), e riferimenti all'alternative rock più abrasivo, come il ritornello post-hardcore urlato di "Giorgia nel paese che si meraviglia" o il basso post-punk di "Mai dire mai (La locura)".
 
L'album è entrato al numero 5 della classifica Fimi: un buon risultato, anche se lievemente inferiore ai tre album precedenti, per quello che è forse il miglior progetto in studio di uno dei più significativi rapper italiani del nuovo millennio.

26/02/2025

Tracklist

  1. Grazie ma no grazie
  2. Cosa te ne fai
  3. Sulla riva del fiume
  4. Giorgia nel paese che si meraviglia
  5. Buon auspicio
  6. Piani
  7. Narciso
  8. Chissà [ft. Ditonellapiaga]
  9. Cowboy
  10. L'ultima lacrima
  11. Polvere
  12. La legge di Murphy
  13. Mai dire mai (La locura) *
* Solo nell'edizione digitale






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