Autore: Donato Zoppo
Titolo: Amore, libertà e censura: il 1971 di Lucio Battisti
Editore: Aerostella
Pagine: 330
Prezzo: Euro 22,00
Scrivere un libro su Lucio Battisti non è una cosa semplice, un cantautore sul quale si è detto tutto, sul quale si è dissertato su ogni singola nota di ciascuna canzone, un musicista di grandissimo successo e adorato da più generazioni.
Eppure Donato Zoppo ha trovato una chiave per appassionarci alla lettura, cogliendo alcuni lati meno scontati del cantautore reatino, soffermandosi sul primo periodo, passando in rassegna il percorso trionfale che lo condusse dai primi acerbi singoli alle mostruose affermazioni ottenute a cavallo fra gli anni 60 e 70, sino alle prime anticonvenzionali sperimentazioni sonore.
Donato Zoppo, giornalista, scrittore, promotore musicale con l'ufficio stampa Synpress, apprezzato conduttore di programmi radiofonici con un occhio sempre vigile sull'evoluzione della scena indipendente nazionale, grazie a quest'opera si è aggiudicato la seconda edizione del premio letterario "Note di carta", dedicato ai migliori libri a tema musicale pubblicati negli ultimi dodici mesi, battendo "Delitti rock" di Ezio Guaitamacchi (nonostante il tam tam mediatico derivante dalla corrispondente fortunata trasposizione televisiva) e il più complesso "I Baustelle mistici dell'occidente".
"Amore, libertà e censura" parte dai primi passi artistici di Battisti, dalla militanza nel gruppo de I Campioni (era il 1963), con i quali apprese segreti e meccanismi che saprà capitalizzare in seguito, disserta sul fondamentale incontro con Mogol (all'epoca già autore di grande successo), analizza l'imponente sfilza di successi conseguiti, fino alle straripanti affermazioni al Festivalbar con "Acqua azzurra acqua chiara" nel 1969 e con "Fiori rosa fiori di pesco" l'anno successivo.
E' il periodo d'oro del 45 giri, Bobby Solo con "Una lacrima sul viso" riuscì a vendere la bellezza di un milione e quattrocentomila copie, lo stesso Mogol riscosse il primo grande successo con "Al di là", in grado di aggiudicarsi il Festival di Sanremo nel 1961 e di vendere oltre sei milioni di copie in tutto il mondo.
Una partecipazione al festival sanremese ci sarà anche per Battisti, che con "Un'avventura" nel 1969 sfoderò un r&b di rilievo internazionale in coppia con il mito Wilson Pickett.
In quegli anni la coppia Battisti/Mogol scrisse decine di clamorosi hit anche per altri esecutori (da Mina a Patty Pravo, dai Dik Dik a Bruno Lauzi e decine di altri), distinguendosi per la capacità di replicare gli slanci avanguardistici colti nei migliori dischi stranieri, come nel caso di "29 settembre" (per l'Equipe 84) dove furono sovraincisi una quantità di strumenti mai vista in Italia, e ancor di più nel memorabile finale di "Non è Francesca", con i nastri mandati al contrario in perfetto Abbey Road style.
Battisti amava i Beatles, gli Hollies, Otis Redding, Bo Diddley, Jimi Hendrix, i Led Zeppelin e tracce di questi giganti internazionali sono rintracciabili nelle sue composizioni, nelle quali la melodia italiana si mescolava con le più disparate influenze esterofile, dal r&b al soul, dal rock al progressive, dal blues all'avanguardia.
Nel frattempo andò perfezionandosi la convinta adesione ecologica, culminata con la celebre cavalcata Milano/Roma, e iniziò a delinearsi un progressivo allontanamento di Lucio dalle pressioni dei mass media: si insinuò un malessere che lo porterà sempre più a centellinare interviste ed apparizioni televisive, sino al completo eclissamento qualche anno più tardi, ma questa è un'altra storia.
Mentre "Mi ritorni in mente", "Il tempo di morire", "Dieci ragazze" ed "Emozioni" fanno impazzire l'Italia intera, Battisti inizia a riflettere sul gusto di rimettersi in gioco, sulla voglia di tentare nuove sfide, sull'opportunità di sfidare i cliché che lo vogliono come un inguaribile "canzonettaro".
E arriviamo così al cuore del libro, incentrato sull'analisi di quello che sarà il primo vero album di Battisti (i precedenti erano semplicemente delle raccolte di singoli già pubblicati, secondo la consuetudine dell'epoca), un lavoro fortemente voluto dal cantautore, ed in parte osteggiato dalla Ricordi, "Amore e non amore", uno dei primi concept italiani, uno dei più discussi e controversi progetti di Lucio, svincolato dalla consueta forma canzone, nel quale volle dimostrare come la propria musica fosse in grado di stare in piedi anche senza l'apporto dei testi elaborati dall'inseparabile Giulio Rapetti.
"Amore e non amore" è un album ambizioso che ancora oggi, a quarant'anni esatti dalla sua pubblicazione, merita attenzione e riscoperta, un Lp anomalo composto da quattro canzoni che odorano di rock, erotismo, r&b e trasgressione, e quattro movimenti strumentali, vere e proprie mini suite pop che cavalcano arie orchestrali sprigionando mistero, groove e libertà, con un orecchio all'Inghilterra progressive e quei ricercati titoli chilometrici.
Un disco che confermò tutta la lucidità e l'ispirazione della coppia Battisti/Mogol, in grado di distruggere e rifondare la musica leggera italiana, e che al contempo completò la parabola dell'autodidatta che arriva a dirigere un'intera orchestra, quasi un'anticipazione dello spirito punk.
Per l'occasione Lucio radunò i migliori session man dell'epoca: i futuri membri della Premiata Forneria Marconi (allora noti come Quelli), più il chitarrista Alberto Radius (Formula 3) ed il tastierista Dario Baldan Bembo (Equipe 84).
Con loro Battisti si sentì finalmente il leader di una rock band e diede massima compiutezza ai propri disegni musicali: dalle jam realizzate con questi straordinari musicisti derivò una musica rivoluzionaria, e l'alternanza fra canzoni e strumentali definì la storia di una donna emancipata che non mancò di sconvolgere la commissione d'ascolto della Rai che bandì il disco, a partire dal singolo "Dio mio no", privandolo di ogni spinta promozionale.
Donato Zoppo compie un'analisi molto approfondita dell'album, minuto per minuto, passando in rassegna le tematiche trattate ed ogni singolo passaggio strumentale; descrizioni imperdibili, soprattutto per i veri amanti del cantautore, i quali avranno modo di scoprire ed apprezzare particolari sempre ignorati o sottovalutati, comprese le tecniche utilizzate in fase di registrazione da Walter Patergnani.
Zoppo si sofferma su un'infinità di dettagli, scandagliando tutto l'universo che gravitò intorno alla preparazione del disco, dalla scelta del'immagine di copertina agli aneddoti riguardanti le jam session, in molti casi raccontati in prima persona dai diretti protagonisti.
Il dovuto spazio viene riservato alle recensioni pubblicate dai principali giornali dell'epoca ed al percorso dell'album nelle hit parade del 1971.
Nel disco il "non amore" è rappresentato in forma anomala e selvaggia nei quattro brani cantati, ed è incarnato dalla donna nuda ritratta in copertina, una donna spregiudicata, disinibita e finalmente libera, capace di mettere in crisi l'uomo con i propri comportamenti; l'"amore" è invece evocato dai brani orchestrali, quattro momenti di riflessione individuale, di contatto con la natura, nei quali l'uomo si isola per scoprire la propria essenza.
Realizzato in due diverse session di registrazione, "Amore e non amore" riuscì nell'intento di sdoganare Battisti presso gli amanti della musica meno disimpegnata, allargando a dismisura la cerchia di estimatori del più grande genio della canzone italiana.
Un ricercatore capace di mettere in discussione il proprio straripante successo per esplorare nuove strade, alla ricerca di nuovi moduli espressivi, con la voglia di dimostrare quanto il linguaggio musicale fosse in grado di veicolare emozioni prescindendo dal testo.
Zoppo in alcuni tratti allarga il discorso, soffermandosi sul significato di concept album, facendo continui riferimenti alle principali incisioni italiane ed internazionali coeve all'opera battistiana, con un occhio sempre attento alle statistiche ed all'andamento delle classifiche di vendita del periodo.
Interessante la parte dedicata alla descrizione delle modalità attraverso le quali la Rai vietava la trasmissione di alcune canzoni, con la narrazione dei casi più eclatanti di "non trasmissibilità"o di "richiesta di modifica", provvedimenti che interessarono persino i nomi più intoccabili della nostra canzone, da Modugno e De André, dai Nomadi a Morandi, da Dalla a Vecchioni.
Modalità decisionistiche e provvedimenti che oggi fanno senz'altro sorridere, ma che all'epoca potevano davvero decretare il successo di una canzone.
Nel caso di "Dio mio no" (scelta come singolo di "Amore e non amore"), il brano mandò in tilt i censori della Rai in quanto certificò in maniera plateale il successo della rivoluzione sessuale: l'argomento erotico, unito alla parola "Dio", presente addirittura nel titolo, non potevano passare inosservati ai bacchettoni dell'epoca.
"Amore e non amore" sarà comunque un successo, restando in testa alla hit parade per un mese e mezzo e lanciando Lucio nel gotha dei musicisti più sperimentali della nostra penisola; l'album è spesso compreso persino nell'elenco dei migliori dischi progressive rock italiani, pur essendo lontano anni luce dalle caratteristiche di un album prog propriamente inteso.
L'ultima parte del volume è dedicata alle mosse immediatamente successive ad "Amore e non amore": quando "Dio mio no" è ancora in classifica viene pubblicato il singolo "Le tre verità" e dopo pochi giorni il passaggio dalla Ricordi alla Numero Uno sarà sancito da "La canzone del sole", l'ennesimo trionfo nazional popolare.
La primavera del 1972 vedrà poi la pubblicazione dell'album "Umanamente uomo: il sogno" e da lì si dipanerà un percorso artistico che vedrà nello sperimentalismo una parte mai secondaria nel lavoro di Battisti.
L'epilogo del libro è dedicato ad un puntiglioso approfondimento su cover e tributi, ed alla ricchissima discografia battistiana del periodo 1966-1972, con la dovuta attenzione per le canzoni scritte per altri esecutori.
Libri come questo non possono che cementare l'amore verso la musica di casa nostra.
Auguriamoci che possa esserci un seguito dedicato all'analisi del successivo percorso artistico del Lucio nazionale.
AMORE E NON AMORE (Dischi Ricordi, 1971)
Dio mio no 7'25
Seduto sotto un platano con una margherita in bocca guardando il fiume nero macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi 3'08
Una 3'54
7 Agosto di pomeriggio. Fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io, silenzioso eppure straordinariamente vivo 4'04
Se la mia pelle vuoi 4'04
Davanti ad un distributore automatico di fiori dell'aeroporto di Bruxelles, anch'io chiuso in una bolla di vetro 2'16
Supermarket 4'47
Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore, 35 morti al confine di Israele e Giordania 5'58
Testi di Mogol
Musiche, arrangiamenti e direzione d'orchestra di Lucio Battisti
Franz Di Cioccio: batteria
Giorgio "Fico" Piazza: basso
Alberto Radius: chitarra
Francone Mussida: chitarra
Dario Baldan: organo
Flavio Premoli: piano e tamburello
Walter "O'Connor" Patergnani: tecnico del suono
In copertina foto di Silvio Nobili