Autori: Paolo Jachia e Davide Pilla
Titolo: I Baustelle mistici dell'occidente
Editore: Ancora
Pagine: 208
Prezzo: 15,00 euroI Baustelle hanno recentemente festeggiato i dieci anni dalla pubblicazione dell'acclamato esordio, "Sussidiario illustrato della giovinezza", un concept sull'adolescenza diventato vero e proprio culto per le giovani generazioni. La band toscana ha per l'occasione immesso sul mercato un ricco cofanetto commemorativo, in grado di rendere finalmente giustizia al fatto che il disco fosse da anni introvabile. A opportuno corollario, giunge ora un libro che ripercorre la formidabile storia dei Baustelle, ponendosi l'obiettivo di analizzarne la poetica.
Il volume è suddiviso in capitoli dedicati ai singoli album, e riserva la parte finale ad ulteriori approfondimento tematici. Non una biografia in senso stretto, ma l'analisi cronologica, attenta e puntuale, dei mille riferimenti che si possono cogliere nei testi elaborati da Francesco Bianconi, assurto da tempo nella schiera dei migliori e più ricercati compositori italiani.
L'analisi è svolta canzone per canzone, in alcuni casi parola per parola, ed evidenzia quanto Bianconi non lasci nulla al caso, quanto lavori di fino sulla propria scrittura, disseminando citazioni, calibrando opportunamente ogni singola frase, rendendola densa di significati e rimandi dietro l'apparente leggerezza di melodie fondamentalmente pop.
Un lavoro artigianale e dispendioso, ma senz'altro appagante, per chi ha fatto della ricerca della bellezza il proprio credo assoluto.
Accanto a elementi oramai noti, soprattutto ai numerosi fan, c'è la possibilità di scoprirne nuovi più nascosti, o più difficili da interpretare, che lasciano trasparire il grande amore di Bianconi per il cinema e la letteratura, nel contesto di un citazionismo colto, bandito da alcuni critici superficiali come snobismo intellettuale, ma in grado di contribuire al grande successo del trio di Montepulciano.
La trattazione è punteggiata da stralci di interviste rilasciate da Bianconi nel corso della propria carriera, utili per trovare riscontro su alcuni significati e per farcire il volume di interessanti aneddoti.
Il libro è stato ideato e realizzato da Paolo Jachia, critico letterario ed esperto di semiotica, e Davide Pilla, specializzato in comunicazione interculturale e multimediale, autore insieme a Jachia di ricerche nel campo della semiotica delle arti applicata alla canzone d'autore italiana. Lo spessore delle tematiche trattate è notevole, e la vera missione del libro è far apparire il sottile filo rosso che collega le liriche della band toscana, palesando la rilettura laica di alcuni aspetti dell'immaginario religioso cristiano compiuta da Bianconi.
Non desta pertanto stupore vedere questa pubblicazione edita dalla casa editrice di ispirazione cattolica Ancora, tradizionalmente specializzata in opere a tema religioso, che negli ultimi anni ha cercato di rivolgersi ad un pubblico più vasto, dedicando al tema musicale un'intera collana.
Sono così tanti i riferimenti e le citazioni elencate da Jachia e Pilla, che si stenta a credere siano tutti ideati consapevolmente da Bianconi, e invece anche i più scettici dovranno ricredersi e riconoscere di trovarsi al cospetto di uno degli scrittori più fini, geniali e colti degli ultimi anni. Uno scrittore che affonda i propri riferimenti nel maledettismo di Baudelaire e Verlaine, nelle opere di Montale, nella laica religiosità di Pasolini, nel cinema d'autore, nella tradizione dei grandi cantautori italiani (De André e Battiato in primis) e dei migliori chansonnier francesi (Gainsbourg, Brel).
La parabola dei Baustelle in questi primi dieci anni di attività è esplicitata in maniera analitica, partendo dall'analisi introspettiva e in parte autobiografica dell'antiomologata adolescenza torbida raccontata nel "Sussidiario illustrato della giovinezza". Si segue poi l'evoluzione stilistica del gruppo, che dal secondo album, "La moda del lento", entra nella dimensione del ricordo e della disillusione, con uno sguardo che inizia già a farsi più maturo.
Nei lavori successivi l'analisi diviene esteriorizzata, l'età adulta si materializza e Bianconi si confronta a viso aperto con la realtà che lo circonda. Ne "La malavita", che rappresenta il passaggio a una major e il conseguente maggior dispiegamento di mezzi che migliorano anche la qualità delle registrazioni, assistiamo a una sequenza di riflessioni sul male di vivere esplicitati attraverso una serie di personaggi emarginati e senza futuro.
Ne emerge un'immagine negativa della società contemporanea, che sarà ampliata ancor meglio nel successivo "Amen", il disco della consacrazione definitiva, che totalizzerà oltre 50.000 copie vendute e si aggiudicherà la Targa Tenco come miglior album dell'anno. In ogni canzone di "Amen" emerge uno sguardo che si fa sempre più personale verso l'alto e verso "l'altro", che porterà i Baustelle due anni più tardi a trovare una via d'uscita nel misticismo, convinti che questa che stiamo vivendo non sia l'unica realtà possibile.
Si approda così al loro lavoro più recente "I mistici dell'occidente" pubblicato nella primavera del 2010, nel quale partendo sempre dall'immagine di un mondo alla deriva (già tratteggiata nei precedenti due dischi) si concretizza l'invito a guardare le cose con un certo distacco, liberandosi dalla schiavitù della realtà materiale.
L'immaginario sacro è costantemente presente, e i richiami a Dio, ai Santi, ai Vangeli e ad altre scritture sacre, si rintracciano praticamente ovunque. Spesso il contesto in cui si collocano questi frammenti è profano, erotico, blasfemo, ma questo non contrasta affatto con quella sorta di legame genetico instaurato fra la scrittura bianconiana e l'immaginario postcristiano contemporaneo, ovvero quello che presenta sì miti e cliché cristiani, ma in un contesto dove manca una risposta di fede chiara.
Non va dimenticato che Francesco, pur essendo affascinato dalla potenza narrativa del simbolismo biblico, non esiti dal dichiararsi ateo: il suo misticismo non va quindi mai tradotto come necessariamente religioso. Bianconi riesce a impersonare la figura del poeta moderno, con le sue difficoltà ed i suoi slanci, che sono quelli di cercare il bello, accostando scrittura "alta" e scrittura "bassa", affiancando cioè citazionismo colto e gergo colloquiale, popolare.
Dopo i cinque capitoli dedicati agli album finora editi dalla band, Jachia e Pilla approfondiscono la strategia artistica dei Baustelle, dando ampio spazio ai collegamenti rintracciabili con l'opera di Montale e soprattutto di Baudelaire, da molti ritenuto il perno sul quale ruota il rinnovamento delle arti novecentesche, canzone inclusa.
Il dandysmo baudelairiano è visto dalla band non soltanto come forma di opposizione alla società contemporanea, ma come una strategia concreta per migliorare se stessi, una forma di vero misticismo rivoluzionario. Dal male di vivere al misticismo, passando dalle domande sul silenzio di Dio, il passo diventa davvero breve.
Il libro si chiude con due allegati: nel primo gli autori ricostruiscono un'intervista immaginaria ai Baustelle di ben 32 pagine, saldando in un riuscito collage stralci provenienti da vere interviste rilasciate dalla band nell'intero arco del proprio percorso artistico, dagli esordi ai giorni nostri.
Nel secondo allegato si concedono le ultime riflessioni sulle canzoni che Bianconi ha scritto per alcune interpreti italiane (Irene Grandi, Anna Oxa, Noemi, Syria e Paola Turci): descrizioni di ordinarie catastrofi sentimentali, nelle quali si presenta inconfondibile il marchio di fabbrica Baustelle
Sussidiario Illustrato Della Giovinezza (Baracca & Burattini / Edel, 2000) | 7,5 | |
La Moda Del Lento (Bmg, 2003) | 7,5 | |
La Malavita (Warner, 2005) | 6,5 | |
Amen (Warner, 2008) | 7 | |
Giulia non esce la sera OST (2009) | 6 | |
I mistici dell'Occidente (Atlantic, 2010) | 5,5 |
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