Quella che è ancora oggi, almeno in Gran Bretagna, una delle canzoni natalizie più importanti, ha un'origine piuttosto nebulosa. Coloro che hanno partecipato alla sua creazione non sono concordi su chi abbia fatto cosa, né sul significato del brano, su cui del resto anche il pubblico si è sempre interrogato. Un'aura di mistero che ne aumenta ulteriormente il fascino.
L'estate del 1975 vede
Emerson Lake & Palmer godersi una meritata pausa, dopo il successo del triplo live "Welcome Back My Friends..." e il bagno di folla durante il festival California Jam, dove si erano presentati da gruppo di punta (nonostante in cartellone ci fosse gente come
Deep Purple e
Black Sabbath). Proprio in quel periodo Lake abbozza un
riff con la chitarra acustica e ci costruisce sopra una melodia. Un giorno canticchiandola in auto si accorge che lega bene a "Jingle Bells" e decide di farne una canzone di Natale. Questo secondo lui, perché invece Peter Sinfield, ex-
King Crimson e autore del testo, si attribuisce l'intuizione e afferma anzi che all’inizio Lake era riluttante.
Una volta scritte le parole, Lake fa ascoltare la canzone a
Keith Emerson, che la apprezza ma suggerisce di aggiungere quel tocco da strenna tipico delle composizioni di questo tipo. Persuade così Lake a intermezzarla con una porzione melodica trionfale tratta dalla suite di Prokofiev "Il luogotenente Kijé". Almeno sulla carta, la canzone è pronta, si provvede quindi ad agghindarla con un arrangiamento orchestrale firmato dal violinista Godfrey Salmon, che aveva di recente suonato nel riuscito album dal vivo dei
Caravan, "Caravan & The New Symphonia". Viene poi selezionato un
ensemble composto perlopiù da musicisti
freelance, stando a Salmon, o da membri della London Philharmonic, stando a Lake. Sorge il sospetto che il cantante si volesse divertire riguardo alla mitologia del brano, dato che le versioni discordanti partono sempre da lui.
La parte orchestrale e corale del brano viene incredibilmente registrata con un solo
take. Buona la prima. Lake ha pensato bene di agghindare lo studio in tema natalizio per far entrare i musicisti nella parte. La cosa viene lì per lì presa poco seriamente, ma il brano risulta talmente trascinante e maestoso che al termine dell'esecuzione diversi fra gli esecutori si commuovono (almeno su questo i diretti interessati sembrano concordare).
Il prodotto finito impressiona per la cura dei dettagli. Il suono cristallino della chitarra, che sembra quasi un clavicembalo; il passo militaresco dei tamburi; il moog che rigonfia la trama e inietta anche qui un inaspettato sentore progressive; il muro dei cori e i solenni timpani sul finale.

Per la canzone viene girato un video, che vede Lake e il suo entourage volarsene in Israele. L'idea era venuta ad Andrew Lane, tour manager degli Elp, che aveva combattuto per Israele durante la guerra dei sei giorni. Mancando da tempo dalla sua nazione, vuole approfittarne per tornarci e a Lake del resto piace da subito l'idea di girare lì, in una terra di enorme valore per storia, cultura e spiritualità. Quando il filmato viene presentato a Top Of The Pops, il responso del pubblico è immediato. La canzone si ritrova in men che non si dica al secondo posto della classifica britannica, bloccata soltanto da uno dei singoli più fortunati di tutti i tempi, "Bohemian Rhapsody" dei
Queen (con grande scorno di Salmon, che la ritiene ancora oggi una porcheria; più sportivo invece Lake, che dimostrò apprezzamento per Mercury e soci).
Certo l'effetto deve essere stato dirompente. Si provi a immaginare l'impatto che ebbe sui fortunati abitanti d'Albione vedere in televisione il video per la prima volta.
L'inquadratura iniziale sulla chitarra. Poi Lake, seduto a terra in mezzo ai beduini. I cammelli in lontananza contro il sole. Quel primo piano mozzafiato del cantante con il volto metà in luce e metà in ombra. Il tutto mentre il testo lancia contrasti impensabili: da un lato le decorazioni, il camino acceso, l'albero, e dall'altro la pioggia che continua a cadere nonostante la promessa di felicità che le feste si portano dietro, e il bambino che si accorge della finzione di Babbo Natale, in quello che per chi scrive è uno dei passaggi più emotivi della storia del pop.
"E io credevo in Babbo Natale, e guardavo al cielo con occhi eccitati, fino a quando mi svegliai con uno sbadiglio alle prime luci dell'alba, e lo vidi attraverso il suo travestimento".
Il finale non placa neanche per un attimo il clima straniante, con Lake che augura agli ascoltatori un Natale pieno di speranza e un anno nuovo nel segno del coraggio, ma torna subito dopo a riflettere sulle tante traballanti illusioni di quel periodo, prima fra tutte la pace in terra, concludendo con il verso capolavoro "Hallelujah, Noel, che sia inferno o paradiso, il Natale che abbiamo è quello che meritiamo" (con la voce che si sdoppia durante la pronuncia delle parole chiave "heaven or hell").
Dopo questo cortocircuito, così affermativo ma al contempo pieno di dubbi, il brano esplode nella portentosa sezione presa da Prokofiev, mentre il volto di Lake si dissolve fra le fiamme e il video lancia una serie di immagini dalla guerra in Vietnam.
Lake teneva spesso a precisare come non si trattasse di un brano contro la religione, come spesso viene percepito, quanto piuttosto di un brano sulle ipocrisie capitalistiche che la società occidentale ha collegato a quel periodo. Sinfield la legge invece come una canzone sulla maturazione e sulla perdita dell'innocenza. Il suo significato è del resto aperto alle più svariate interpretazioni, proprio a causa dell'insistito gioco di concetti opposti. Molti inglesi lo considerano l'inno laico del Natale. Sia come sia, raramente - se non addirittura mai - una canzone su questo tema è risultata così complessa, sia a livello tematico, sia a livello di costruzione musicale.
They said there'll be snow at Christmas
They said there'll be peace on earth
But instead it just kept on raining
A veil of tears for the virgin birth
I remember one Christmas morning
A winter's light and a distant choir
And the peal of a bell and that Christmas tree smell
And their eyes full of tinsel and fire
They sold me a dream of Christmas
They sold me a silent night
And they told me a fairy story
'Till I believed in the Israelite
And I believed in father Christmas
And I looked to the sky with excited eyes
'Till I woke with a yawn in the first light of dawn
And I saw him and through his disguise
I wish you a hopeful Christmas
I wish you a brave new year
All anguish, pain and sadness
Leave your heart and let your road be clear
They said there'll be snow at Christmas
They said there'll be peace on earth
Hallelujah, Noel be it heaven or hell
The Christmas we get we deserve