Maurizio Inchingoli

Musica di carta: 50 anni di riviste musicali in Italia

Autore: Maurizio Inchingoli
Titolo: Musica di carta: 50 anni di riviste musicali in Italia 
Editore: Arcana
Pagine: 336
Prezzo: Euro 22

220270musicadicartaNell’era dell’informazione online appare quasi scontato approcciarsi al formato cartaceo come a un "cimelio" destinato a rinvigorire la flotta dei ricordi legati al passato "migliore", soprattutto quando si prendono in esame fette dell’editoria specifiche e al contempo vastissime come può esserla quella del giornalismo musicale. Il rischio è tuttavia quello di imbattersi in disamine generiche sul pragmatismo incontrollabile del capitalismo, con spunti di riflessione che mutano a seconda della categoria e, non di meno, dell’età di chi indaga. Insomma, la classica tiritera su cosa sia meglio tra una rivista e una webzine andrebbe quantificata tra almeno dieci o venti anni, quando, forse, le edicole saranno, ahinoi, tutte chiuse o perlopiù convertite in ricevitorie, centri scommesse e vattelapesca. Negli ultimi anni, non sono mancate virulenti diatribe sull’argomento, sia sui social che sui forum, in una vera e propria crociata tra i difensori del "professionismo" e gli "improvvisati" del web.

Più che una guerra tra poveri, perché in fondo si tratta anche di questo, è però una vera e propria faida tra appassionati di musica arroccati il più delle volte su posizioni talvolta egocentriche che deviano ogni sostanza. In tal senso, la premessa di Federico Savini al libro di Maurizio Inchingoli, “Musica di carta: 50 anni di riviste musicali in Italia”, sgombra finalmente il campo da parecchi equivoci e da altrettanti paletti su come sono andate e su come stanno le cose. Savini esamina infatti con lucidità estrema i processi che hanno portato al cosiddetto passaggio di stato (e di consegne?). Una mutazione impensabile negli anni 80, per alcuni aspetti anche nei primi anni 90, che ha investito il settore cartaceo negli ultimi quindici anni come uno tsunami di proporzioni bibliche. Il giornalista di Blow Up, un tempo anche acuta penna per Ondarock, analizza le differenze tra la critica di un tempo e quella odierna, allegando fatti incontrovertibili come la liquidità della musica contemporanea. Savini mette giustamente in campo dettagli tutt'altro che secondari, come la distanza siderale che intercorre tra la fruizione di una volta e quella di oggi, a partire dagli stessi giornalisti musicali che un tempo disponevano di un catalogo pressoché unico che ne differenziava la posizione rispetto ai lettori, mentre ad esempio oggi chiunque può ascoltare tutto e in qualsiasi momento.

Savini prepara così il terreno per una lettura agevole di un testo necessario. Perché Inchingoli compie un’operazione singolare, raggruppando l’editoria musicale italiana con un approccio che non è mai nostalgico, bensì cronistico e allo stesso tempo anche enciclopedico. Tra le pagine di “Musica di carta” traspare la curiosità per la storia e l’evoluzione delle singole riviste. Lo dimostra il metodo giornalistico alla base di tutto, con lunghe interviste ai protagonisti. Da Federico Guglielmi a, tra gli altri, David Nerattini, Jacopo Tomatis, Lino Brunetti. Dense chiacchierate su progetti, vendite, linee editoriali e (gli immancabili) scazzi (post) redazionali. Inchingoli riesce in questo modo a tracciare un quadro, che è innanzitutto cronologico, sulla storia del giornalismo musicale italiano. Non manca niente: dalla meteora alla pietra miliare dell'editoria musicale. Ci sono l'underground e il mainstream

Il pregio di questo volume è quindi quello di trasportare il lettore in un bar figurato stanziato a pochi passi da un’edicola altrettanto "immaginaria". Uno spazio comodo e in cui si discute sul passato con la lucidità di un presente impensabile, travolgente, indomabile. Il pantano delle vendite è di certo uno degli argomenti più spinosi affrontati da chi c’era e in particolare da quei pochi che ci sono ancora e che mantengono vivo un comparto altrimenti moribondo. Un nutrito tran tran in cui latitano però giornalai e lettori, insomma quelle testimonianze “esterne” che se fossero state coinvolte in qualche modo, avrebbero impreziosito, offrendo uno sguardo diverso dagli addetti ai lavori. E' altresì una pecca trascurabile, e forse anche necessaria, vista la mole di spunti già messi in campo nelle domande, mai banali, di Inchingoli, che è attualmente collaboratore per Il Giornale della musica.
“Musica di carta” è un testo fondamentale sia per chi vuole immergersi in un mondo che quasi non c’è più, sia per chi vuole capirci di più e tornare almeno per qualche minuto ad "annusare" le edicole.

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