I Sisters Of Mercy sono i protagonisti della nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti tutti i mercoledì dalle 12 alle 14 sulle web-frequenze di Radio Città Aperta (www.radiocittaperta.it). Un'odissea negli inferi del rock, tra cavalcate elettriche, ballate morbose e danze tribali, sotto la guida del carismatico messia nero Andrew Elditch, che conquistò un'intera generazione dark al ritmo di "Temple Of Love" e di altre danze memorabili.
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Sisters Of Mercy
I Sisters Of Mercy funsero da autentico "punto di non ritorno" della darkwave britannica, specie nell'arco di tempo racchiuso tra il 1983 (anno della sublime sfilata di singoli che culminò nella leggendaria "Temple Of Love") e il 1987, anno dell'album "Floodland". Da questo momento in poi, la loro parabola andrà in inarrestabile discesa, con l'eccezione di un'ultima impennata d'orgoglio nel 1992, anno in cui la riedizione di "Temple Of Love" diede un po' di nuova linfa al gruppo, proiettandolo anche ai vertici delle chart. Nel bel mezzo del loro periodo d'oro arrivò soprattutto il primo full-length, "First And Last And Always", ovvero il "manifesto" delle intenzioni di Andrew Eldritch, cantante e leader della band, ribattezzato "il messia del gotico", ma all'epoca non ancora assoluto padre-padrone del gruppo, come sarà subito dopo.
Pochi anni bastarono, però, alla band per coniare uno stile assolutamente unico e inimitabile, che nasceva in realtà dall'estremizzazione di tutti gli stereotipi del genere: le loro atmosfere erano forse le più lugubri e malate dell'intero movimento, grazie soprattutto al canto catacombale di Eldritch - che prendeva comunque molto da quello di Ian Curtis - e al suo sterminato repertorio di litanie perverse e infernali; gli strimpellii delle chitarre, il rombo costante del basso, i soffi spettrali delle tastiere, per contrasto esibivano un sound quasi "levigato", di straordinaria pulizia, che fungeva da perfetto "altare sacrificale" sul quale Eldritch potesse intonare le sue messe nere.
Ma soprattutto i Sisters Of Mercy accentuarono come nessun altro la ballabilità: le loro canzoni erano inquietanti come poche altre, ma quasi non si faceva caso al loro alone occulto grazie a un continuo alternarsi di ritmi possenti e trascinanti. Il loro uso della drum-machine resterà la cifra più inconfondibile del loro sound: anzi, verrà addirittura coniato un termine tecnico specifico, la drum-machine "Avalanche" (valanga), per definire il ritmo sintetico "alla Sisters Of Mercy".
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Scaletta del programma | |
1. The Damage Done 2. Body Electric 3. Alice 4. Kiss The Carpet 5. Temple Of Love (Extended Version) 6. Heartland 7. Gimme Shelter 8. Black Planet 9. Walk Away 10. Marian (Version) 11. Some Kind Of Stranger 12. Dominion/Mother Russia 13. Lucretia My Reflection 14. This Corrosion 15. Never Land 16. More Base strumentale: Marian (instrumental) |
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