I numeri di Wikipedia

Parte 2: le disastrose stime sulla musica italiana

Un recente articolo di OndaRock ha analizzato il falso mito sulle vendite dell'album "La vita è adesso", di Claudio Baglioni. L'irreale dato di quattro milioni di copie è nato in Rete intorno al 2014-2015 e da allora si è diffuso a macchia d'olio, approdando su testate giornalistiche, televisione e soprattutto Wikipedia, dove viene riportato in diverse pagine, fra le quali quella specifica sull'album, quella generica su Baglioni e quella riguardante la classifica Fimi degli album.

In questa seconda puntata dedicata alla disinformazione sulle dimensioni dell'industria musicale, saranno prese in esame due pagine Wikipedia dense di dati errati spacciati per ufficiali. La prima è l'appena citata pagina sulla classifica Fimi e la seconda è quella intitolata "Artisti musicali italiani più venduti".
La Wikipedia italiana, spiace dirlo, è da questo punto di vista nettamente più inaffidabile della sua controparte inglese (che vanta comunque i suoi problemi e a cui verrà dedicata la terza e ultima parte di questa serie).
Per quale motivo la versione del nostro paese sia così problematica non è facile dirlo: si eviterà di scrivere per incompetenza di chi la gestisce, perché simili accuse possono essere mosse solo conoscendo i curatori e moderatori delle sue specifiche sezioni, e non è questo il caso.
Verrebbe da dire perché, come spesso accade, a noi italiani piace raffazzonare e inguacchiare, buttare lì qualcosa alla meno peggio e poi, una volta che ha attecchito, aspettare che inizi ad autoalimentarsi, come è successo per il disco di Baglioni. Rischierebbe tuttavia di essere una spiegazione populista ed eccessivamente giudicante verso la nostra cultura, che pure è stata e in certi campi rimane a tutt'oggi capace di partorire eccellenze. La ricerca di eventuali motivazioni sarà pertanto lasciata al giudizio di chi legge: l'articolo si limiterà a esporre i dati.

Per chi non fosse avvezzo all'argomento, è bene anzitutto specificare che Fimi sta per Federazione Industria Musicale Italiana. La sua classifica settimanale degli album più diffusi in Italia viene pubblicata ogni venerdì e attualmente è curata insieme alla società GfK Italia. Eppure, pur essendo la partnership un fatto acclarato, al novembre 2024 è ancora segnalato come incerto, in quanto "senza fonte", su Wikipedia. E dire che la fonte sarebbe semplice da rimediare, oltre che sicura: sito ufficiale Fimi, sezione "Chi siamo".
Per paradosso, una miriade di dati scorretti vengono riportati come sicuri nella pagina Wikipedia in esame, basandosi su fonti che non hanno alcuna ufficialità. Prima di esplorarli, è bene però spiegare il contesto in cui ci si muoverà.

Breve storia delle classifiche degli album in Italia

La classifica Fimi degli album è nata nel marzo del 1995: è quindi da quel momento che in Italia si può parlare di una classifica ufficiale. Questo significa che prima di quella data non abbiamo notizie sulle vendite degli album? Sì e no: o meglio, le abbiamo, ma non rispecchiano necessariamente un quadro unanime.
Per intendersi, numerose testate hanno pubblicato classifiche di vendita degli album in Italia: le più importanti sono state quelle di "Musica e Dischi" (o in breve, "M&D"), "Tv Sorrisi e Canzoni", e Rai (le restanti non saranno prese in considerazione, o perché pubblicate da realtà poco rilevanti, o perché esponevano dati sin troppo discordanti rispetto alle liste rivali, si pensi a quella di "Ciao 2001", che a causa dell'orientamento del giornale era fortemente sbilanciata a favore dei dischi rock e più in generale dei dischi stranieri).

La classifica di "M&D" è nata nel novembre del 196. Nel marzo del 1971 è nata quella di "Sorrisi". Quella Rai è infine arrivata nell'ottobre del 1973.
Nonostante quest'ultima fosse redatta dalla radiotelevisione pubblica e potesse quindi vantare grande prestigio, la sua valenza storica è fortemente fiaccata dalla discontinuità: oltre a essere giunta in ritardo sulle altre due classifiche di peso, è stata interrotta per ben due anni (nel 1977-78), e poi definitivamente dismessa nel gennaio del 1994.
Fra le restanti due, non c'è un vero motivo per preferire una o l'altra: tuttavia, quando è nata la classifica Fimi, "Sorrisi" se ne è accaparrata la pubblicazione, mentre "M&D" ha continuato a pubblicarne una a sé, che non aveva però più motivazione di esistere, tanto che la rivista è stata in breve ridotta all'irrilevanza (le pubblicazioni cartacee sono cessate nel 2009, quelle digitali nel 2014).

Dal marzo del 1995 la classifica di "Sorrisi" è diventata la più accurata in assoluto, in quanto incorporante nel proprio computo anche le compilation di artisti vari, sempre secondo i dati forniti dalla Fimi. Per qualche motivo, sul sito della Fimi le compilation venivano contate a parte e la classifica considerava solo gli album pubblicati da artisti e band in proprio, metodo che tuttavia non restituiva il reale impatto di un disco. Capitava infatti, che escludendo le compilation, un artista si trovasse promosso dal numero 5 al numero 1, dando l'impressione di un successo maggiore di quello effettivamente ottenuto.
Dal marzo del 2016 anche la classifica di "Sorrisi" esclude le compilation: questo passaggio la rende in tutto e per tutto identica alla graduatoria Fimi (dai cui dati comunque già dipendeva, è bene ribadirlo) e pertanto superflua. Verrà non a caso dismessa pochi anni dopo, mentre a partire dal gennaio 2020 quella Fimi incorporerà per la prima volta le compilation nel computo.
Insomma, dal marzo del 1995 la Fimi è l'autorità di riferimento per le vendite sul mercato italiano, o per interposta pubblicazione (la classifica di "Sorrisi") o per direttissima.

La pagina Wikipedia "Classifica Fimi Album": parte 1

La parte della pagina incriminata in cui si concentrano gli errori è quella riguardante le statistiche, la cui prima sottosezione è intitolata "Album più venduti in Italia".
Al primo posto vi campeggia "La vita è adesso" di Baglioni con quattro milioni di copie: sull'inesattezza della cifra si rimanda a quanto già detto nell'articolo citato in apertura, ma si tiene comunque a far notare che la Fimi non ha mai emesso alcuna certificazione al riguardo, quindi anche se la stima fosse giusta (e non lo è), perché riportarla in una pagina dedicata alla Fimi?

Al secondo posto "Oro, incenso e birra" di Zucchero con due milioni di copie: le fonti al riguardo sono un articolo di Radio LatteMiele – non si capisce quale autorità abbia e perché citarla in una pagina sulla Fimi – e finalmente il sito della Fimi, che però certifica soltanto che l'album ha venduto 25mila copie dal 2009 al 2019.
Fu l'album più venduto del 1989 in Italia (venti settimane al numero 1 sia su "M&D", sia su "Sorrisi") e sicuramente sopra al milione di copie, come all'epoca annunciato dalla stessa casa discografica, la Polydor, che per festeggiare il risultato alla fine del 1990 pubblicò un'edizione dell'album con la copertina dorata. Da allora è però difficile che l'album abbia accumulato un ulteriore milione: è rientrato in classifica soltanto per un paio di settimane nel 2016, in occasione di una ristampa, e queste sono state conteggiate all'interno della certificazione Fimi sopraccitata. Che le restanti 975mila copie siano state vendute fra il 1991 e il 2008? Praticamente impossibile: sarebbe una performance di resistenza commerciale degna di "The Dark Side Of The Moon" dei Pink Floyd, che però in classifica, a differenza del disco di Zucchero, ci è rientrato di continuo.

Al terzo posto appare proprio l'album dei Pink Floyd, che è accreditato a un milione e 900mila copie. La fonte è tuttavia di nuovo esterna alla Fimi e rimanda al sito della Sprea Editori, che non ha ovviamente alcuna autorità (oltre al fatto che risulta accessibile solo tramite abbonamento).
Per un colpo fortuito, la cifra risulta verosimile, anzi si potrebbe ritoccarla verso l'alto. Dal 2009 al 2023 il disco è stato certificato dalla Fimi per 350mila copie, a cui vanno aggiunte le vendite ottenute durante gli anni Duemila (che lo videro rientrare nella top 50 di "Sorrisi" per la bellezza di 88 settimane), le vendite dal 1973 al 1989 (anno in cui la Emi ufficializzò il raggiungimento del milione di copie) e quelle degli anni Novanta (l'album non rientrò in classifica in quel periodo, ma qualcosa avrà sicuramente venduto vista la perdurante fama della band: "The Division Bell" fu il disco più venduto durante il 1994).
La sua forza attrattiva sul mercato italiano appare eterna (resiste nella top 100 Fimi ancora nel 2024) e visti i dati esaminati lo si può considerare il più solido candidato al titolo di album più venduto di sempre in Italia.

Al quarto posto si trova "Strada facendo" di Baglioni, con un milione e 850mila copie. La fonte, ancora una volta, non è la Fimi, ma un articolo de "La Stampa" risalente al dicembre 1982, aprendo il quale però non si trova traccia della cifra riportata su Wikipedia, ma si parla soltanto dell'assegnazione di un disco di platino, specificando anche che non fosse chiaro a quante copie vendute equivalesse.
Nello stesso articolo si cita inoltre "La voce del padrone" di Franco Battiato, che "sbaraglia tutti" e riceve a sua volta un disco di platino (la giornalista, Marinella Venegoni, riporta la cifra bisbigliata dagli addetti ai lavori: 887mila copie vendute, in linea con il traguardo storico del milione di copie solitamente attribuito all'album, che non aveva all'epoca ancora terminato la sua corsa in classifica). Non si vede pertanto, proprio stando all'articolo riportato, come il disco di Baglioni potesse aver doppiato quello di Battiato, e se non l'ha fatto all'epoca figurarsi in seguito ("La voce del padrone" è certificato oltre le 50mila copie dal 2009 a oggi, mentre "Strada facendo" non ha ancora raggiunto la soglia minima per il disco d'oro, ossia 25mila). Non solo "Strada facendo" non ha venduto un milione e 850mila copie, ma è addirittura molto difficile che sia arrivato al milione.

Al quinto posto c'è "Io non so parlar d'amore" di Adriano Celentano, con oltre un milione e 800mila copie, senza rimandi alla Fimi. La cifra comunque non è esagerata: il disco ha dominato la classifica di "Sorrisi" nel periodo di massima espansione del mercato discografico italiano, rimanendo in top 50 per 109 settimane (all'epoca record assoluto), undici delle quali in vetta.
Alla fine del 2000, quando il disco non aveva ancora finito la corsa in classifica, si arrivò a parlare di un milione e 800mila copie vendute: al riguardo è rintracciabile una velina della AdnKronos risalente al novembre 2000. Se fosse attuale non avrebbe alcun valore (è una legge non scritta: più ci si allontana dal momento dell'uscita di un disco, più le fonti non ufficiali gonfieranno i dati a caso), ma risalendo all'epoca e basandosi sulle dichiarazioni delle case discografiche, si può prenderla in considerazione. Ciò non significa che sia esatta (le suddette case, in assenza di certificazioni, tendono a ingrandire), tuttavia nel caso specifico il dato è conforme ai due anni di permanenza in classifica (si consideri che in quel periodo si poteva superare il milione di copie rimanendovi anche meno di un anno).
Gli indizi suggeriscono insomma che la cifra sia realistica e che potrebbe anche essere ritoccata verso l'alto: ciò ne farebbe il disco italiano più venduto di tutti i tempi sul mercato interno, superato in assoluto soltanto da "The Dark Side Of The Moon".

Il sesto posto è per "Canzoni" di Lucio Dalla, con un milione e 800mila copie. La fonte non è Fimi, ma un articolo de "La Repubblica" risalente al settembre del 1997: tuttavia, il dato appare esagerato, considerando che il disco rimase nella top 50 di "Sorrisi" per 46 settimane, che non consentivano un tale volume di vendite. Inoltre, un comunicato stampa del dicembre 2003, collegato all'evento "Una serata con… Lucio Dalla", organizzato da Radio Italia, riporta per l'album la cifra di un milione e 300mila copie. Essendovi coinvolto lo stesso Dalla, il dato appare più affidabile dell'altro e più coerente con l'andamento in classifica del disco.

Il settimo posto è per "...Squérez?" dei Lunapop, con oltre un milione e 600mila copie. La fonte è una dichiarazione dello stesso Cremonini risalente al 2016 e risulta verosimile: come quello di Celentano, il disco uscì durante il periodo di massima espansione del mercato e rimase nella classifica di "Sorrisi" per 96 settimane, cinque delle quali in vetta.

All'ottavo posto "Io sono qui" di Baglioni con un milione e 550mila copie, con fonte una pagina di Hitparade.it: anzitutto, la pagina in questione non è collegata a Fimi e non vanta alcuna ufficialità, essendo stata assemblata da privati cittadini, senza mai citare alcuna fonte. Il tragicomico, tuttavia, è che consultando la fonte in questione, "Io sono qui" risulta essere soltanto settimo fra gli album pubblicati durante il 1995, figurarsi quindi se possa essere fra i dieci più venduti di sempre. In realtà il disco non è arrivato neanche al milione di copie: il 21 novembre 1996, in un articolo de "La stampa", con allegata un'intervista allo stesso artista, vengono riportate 700mila copie vendute, dato coerente con la performance in classifica del disco (31 settimane nella top 50 di "Sorrisi", quattro delle quali in vetta).

Al nono posto spunta di nuovo Zucchero, con "Blue's", oltre il milione e mezzo di copie, con fonte un trafiletto de "La Stampa" datato 1989 e senza firma: non il massimo dell'accuratezza. Fu il disco più venduto del 1987 in Italia, tuttavia il dato di un milione e mezzo appare decisamente esagerato, contando che rimase al numero 1 delle classifiche di "Sorrisi" e "M&D" rispettivamente per sette e otto settimane, che rappresentano un'ottima performance, bissata tuttavia da altri album dell'epoca che a quella cifra non sono arrivati.
Al decimo posto c'è un blocco di tredici album stimati intorno al milione e mezzo di copie, che si eviterà di analizzare uno alla volta per questioni di spazio, ma diversi dei quali sono stati palesemente gonfiati, in particolare quelli di Baglioni (qualche suo fanatico in giro per la Rete deve essere stato particolarmente convincente, o non si spiega la costante sopravvalutazione dei suoi peraltro già eccellenti risultati).

La pagina Wikipedia "Classifica Fimi Album": parte 2

La seconda sottosezione sulle statistiche è intitolata "Album con più settimane totali in prima posizione (10 o oltre)" e anche questa presenta molti errori. Anzitutto, andrebbero esclusi tutti gli album antecedenti il 1995, dato che prima di quella data la classifica Fimi non esisteva.
Invece la lista è zeppa di dischi antecedenti, prendendo come riferimento – spesso interpretandone i dati scorrettamente – le classifiche pre-1995 di "Sorrisi" e "M&D", alle quali però la Fimi non ha mai riconosciuto alcuna ufficialità. Erano classifiche di prestigio, ma non si vede perché riportarle in una pagina sulle graduatorie della Fimi, scegliendo peraltro ora una, ora l'altra, senza alcuna soluzione di continuità.

Al primo posto appare "La vita è adesso", con "27 settimane consecutive, 80 totali". Come fonti vengono riportate Discoteca Laziale, Uozzart e Sky Tg24, nessuna delle quali ha autorità in materia e aprendo le quali non viene neanche specificato di quale classifica si tratti.
Il dato di 27 settimane consecutive al numero 1 è corretto, ma non riguarda la classifica Fimi, essendo il disco uscito nel 1985, bensì quella di "Sorrisi". Inoltre, le "80 settimane totali" sono inventate di sana pianta, o peggio ancora, derivano dall'interpretazione di qualcuno che non ha saputo leggere gli articoli consultati. Le fonti riportate parlano infatti di "27 settimane al numero 1, un anno e mezzo in classifica", intendendo con il secondo dato la permanenza complessiva nella graduatoria, non il tempo passato in vetta. A ogni modo, il disco rimase nella top 50 di "Sorrisi" per 73 settimane, non per 80.

Al secondo posto "Oro, incenso e birra" di Zucchero, con 22 settimane. Altro album uscito prima della nascita della classifica Fimi, per il quale non è riportata alcuna fonte. Il dato risulterebbe inoltre scorretto qualunque vecchia graduatoria si voglia considerare (come già detto, fu numero 1 per 20 settimane sia su "Sorrisi", sia su "M&D").
Al terzo posto "Sirio" di Lazza con 21 settimane: questo dato appartiene all'era Fimi ed è pertanto corretto.
Al quarto posto "Dalla" di Lucio Dalla, con 20 settimane. Il disco risale a quindici anni prima della nascita Fimi e il dato riguarda la classifica di "Sorrisi" (mentre su "M&D" le settimane in vetta furono 22).

Al quinto posto un terzetto di album di Baglioni: "Oltre", "Io sono qui" e "Viaggiatore sulla coda del tempo", tutti con 20 settimane in vetta (per "Oltre" viene specificato "20 consecutive, 40 totali").
Ancora una volta, è tutto clamorosamente falsato: "Oltre" uscì prima della nascita della classifica Fimi e rimase al numero 1 per tre settimane sia nella classifica di "Sorrisi", sia in quella di "M&D".
Quelle 20 settimane consecutive in vetta non hanno alcuna fonte, mentre le 40 totali sono tratte da Rtr99.it e Doremifasol.org, che primo non hanno alcuna autorità al riguardo e secondo, nei propri articoli, parlano di settimane passate in classifica, non in vetta. Il dato è comunque errato: il disco passò 16 settimane nella top 20 di "M&D" e 58 settimane nella top 50 di "Sorrisi".
"Io sono qui", come già detto, passò quattro settimane al numero 1 della classifica di "Sorrisi" e non 20 (il dato è incontestabile, dato che appartiene all'epoca in cui il giornale aveva ormai già riconosciuto l'autorità Fimi).
Infine, "Viaggiatore sulla coda del tempo" passò al numero 1 tre settimane (di nuovo, classifica di "Sorrisi" dell'era Fimi).

La pagina Wikipedia "Classifica Fimi Album": conclusione

Non si proseguirà oltre nell'analisi di dati specifici, l'antifona dovrebbe ormai essere chiara: la sezione è completamente inaffidabile. Tuttavia, almeno un paragrafo merita una considerazione a parte, per quanto è sconclusionato.
All'inizio della pagina, prima ancora delle varie liste di dati scorretti, viene affermato che: "Attenzione in questa classifica non e' presente Lucio Battisti in quanto non affiliato alla FIMI ma il Cantautore Detiene il record assouluto di presenze al primo posto e album venduti con 10 album che hanno venuto piu di 1 milione di copie e un totale di 165 settimane al primo posto!".

Impossibile non far notare la scorrettezza grammaticale del passaggio: punteggiatura inesistente, maiuscole a caso ("Cantautore", "Detiene"), accenti saltati, refusi a pioggia ("assouluto", "venuto" anziché "venduto"), e cosa dire di quel punto esclamativo al termine della sentenza? C'è da pensare che chi ha inserito l'informazione volesse risultare particolarmente ficcante.
Anche se sarebbe meglio parlare di disinformazione, dato che quanto scritto non ha alcun senso: se un disco ha una distribuzione ufficiale nei negozi e nelle piattaforme italiane, la Fimi lo conteggerà a prescindere da qualsivoglia affiliazione. Inoltre, come potrebbe detenere il record di settimane al primo posto, qualora non fosse affiliato con la Fimi? Un totale controsenso.

Ciò detto, Battisti non ha passato 165 settimane al numero 1 della classifica Fimi, essendo questa nata nel 1995 e quindi molto dopo la sua epoca d'oro. Da allora ha occupato la prima posizione per quattro settimane (tre nel 1998 con la raccolta "Pensieri, emozioni", sull'onda della sua morte, e una nel 2017 con la raccolta "Masters"), che scendono peraltro a tre se si conta la classifica di "Sorrisi" comprensiva delle compilation.
L'artista detiene senz'altro un primato schiacciante nelle classifiche storiche di "M&D" e "Sorrisi", ma questo è un altro discorso. Infine, i suoi dieci album sopra al milione di copie sono del tutto inventati: nessun artista nella storia della musica italiana si è avvicinato a un simile traguardo sul mercato interno.

La pagina Wikipedia "Artisti musicali italiani più venduti"

Altrettanto maldestra, per quando fortunatamente ristretta a una manciata di dati, è la pagina Wikipedia dedicata alle vendite complessive degli artisti italiani nel corso della propria carriera, contando anche il mercato estero. Nell'elenco che viene fornito, otto artisti sono stimati oltre i cento milioni di dischi venduti.

Al primo posto viene accreditata Mina, con 150 milioni di dischi. Come possa averli venduti non è dato saperlo. Basterebbe dire che a una cifra del genere non è arrivato neanche David Bowie, per far capire quanto sia improponibile.
Di certo, il solo mercato italiano non le potrebbe bastare e all'estero non ha raccolto chissà quali risultati. Nei paesi anglofoni è sostanzialmente inesistente. In Germania? Un breve periodo di fama all'inizio degli anni Sessanta, legato in particolare al brano "Heißer Sand", e da allora null'altro. In Francia non risultano suoi risultati importanti, così come in Giappone o nei paesi dell'Europa orientale. Per quanto riguarda il mondo iberoamericano: appena tre 45 di buon successo in Spagna e altrettanti in Argentina nel corso di tutta la carriera.
Dato insomma che dall'estero proviene appena qualche briciola, la strada per i 150 milioni appare ardua: anche contando i 45 giri fisici, che sicuramente ha venduto in grande quantità fino alla prima metà degli anni Settanta, per raggiungere la cifra dovrebbe aver venduto un milione di copie con ognuno dei suoi oltre settanta album in studio e avere nel suo curriculum almeno qualche decina di raccolte best seller. Entrambe le condizioni sono lontanissime dal verificarsi. Non solo i 150 milioni, ma anche i 100, appaiono ben lontani. La soglia dei 50 milioni è forse più alla portata, ma vista l'enorme mole di musica pubblicata, bisognerebbe verificarlo, e non è questa la sede per mettere in piedi un lavoro tanto imponente.

Al fianco di Mina, in cima alla lista, Adriano Celentano, anche lui con 150 milioni. Il molleggiato vanta sicuramente un successo superiore a quello di Mina all'estero: in Francia ha venduto discretamente durante tutti gli anni Settanta, in Germania è stato più discontinuo ma anche lì ha avuto un paio di vampate di successo, così come nei paesi ispanofoni. In Russia è una star, in particolare per i suoi film, ma anche i dischi hanno venduto molto bene, accumulando sei milioni di copie durante l'era sovietica. Sul mercato anglofono è risultato tuttavia anche lui inesistente e nel complesso, considerando che ha pubblicato molta meno musica di Mina, anche contando i 45 giri, per raggiungere la cifra indicata su Wikipedia avrebbe comunque dovuto superare il milione di copie sul mercato interno con ogni suo album oltre che con innumerevoli raccolte, cosa che ovviamente non è riuscito a fare (fu già un miracolo quando ci riuscì per quattro dischi di fila a cavallo fra gli anni Novanta e Duemila). Anche per lui si potrebbe azzardare uno studio per verificare il raggiungimento dei 50 milioni, ma di nuovo non è questa la sede.

Dalida occupa la terza piazza con 140 milioni di copie. Ebbene, il mercato in cui l'artista è stata di gran lunga più popolare è quello francese, dove ha venduto oltre 15 milioni di dischi fra album e singoli, secondo InfoDisc (che non è una fonte ufficiale, ma per quanto riguarda gli artisti storici francesi riporta dati più o meno conformi alle capacità del mercato locale). Escludendo la Francia, di cui ha dominato la scena come non è riuscita a fare da nessun'altra parte, per arrivare alla cifra di Wikipedia rimangono 125 milioni di copie: dove pescarli? Sul mercato anglofono risulta inesistente, in Germania ha avuto tre canzoni di grande successo fra il 1959 e il 1961, ma dopo quelle nulla più, in Italia ha ottenuto buoni successi dal 1959 al 1969, ma non ha mai davvero dominato la scena, in Unione Sovietica ha venduto circa un milione e mezzo di dischi, in Turchia pure è stata piuttosto nota e vanta un certo culto ancora oggi, ma per quanto si voglia dire e fare, cercando di raschiare il barile in ogni angolo del mercato mondiale, 140 milioni non li avvista neanche col binocolo.
Addirittura la soglia dei 50 milioni appare distante, anche considerato il decadimento del suo successo da un certo punto in poi e la sua morte prematura nel 1987.

Al quarto posto Patty Pravo, con 110 milioni di copie. Il dato è a dir poco surreale, visto che nella stessa scena italiana l'artista ha avuto un periodo di successo intenso che va dal 1968 al 1975, quindi molto più breve rispetto a Mina, Celentano e dintorni. Dopo quella stagione, di sue hit se ne contano appena un paio ("Pensiero stupendo", "…E dimmi che non vuoi morire"). All'estero non ha mai ottenuto particolari successi, a parte qualche sporadico riscontro sul mercato ispanofono. Le vendite della sua carriera ammonteranno a una piccola frazione di quanto riportato su Wikipedia.

I Pooh sono stati collocati sui 100 milioni esatti. Il loro successo è stato lungo e costante, tuttavia sono sconosciuti all'infuori dell'Italia, a parte un effimero tentativo di lanciarli sul mercato giapponese negli anni Ottanta. Non c'è pertanto modo che possano aver venduto 100 milioni sul solo mercato interno, cifra che è fuori dalla portata di chiunque. Anche i 50 milioni appaiono lontani, per il solito discorso: anche contando i 45 giri, ogni loro album dovrebbe aver superato il milione di copie e così non è stato.

Anche Luciano Pavarotti e Giorgio Moroder sono stimati sui 100 milioni, ma verranno in questa sede evitati: hanno carriere troppo composite e legate ad altri artisti, uno in qualità di esecutore e l'altro in qualità di produttore, per poter calcolare il loro reale gettito senza ingolfare l'articolo. L'ultimo artista della lista, anche lui con 100 milioni, è Toto Cutugno.
Dove li abbia venduti non è dato saperlo. Si conti anzitutto che sul mercato interno, a dispetto di quanto si possa ritenere, non ha mai venduto granché: nella top 50 di "Sorrisi" è riuscito a piazzare nel corso della carriera soltanto quattro album (il più alto dei quali, "Mediterraneo", al numero 19), mentre fra i 45 giri è andato un po' meglio (diversi top 10 negli anni Ottanta), ma senza mai dominare (la stessa "L'italiano" non ha mai raggiunto il primo posto).
All'estero "L'italiano" è stato un grande successo, ottenendo risultati importanti in molti paesi dell'Europa continentale: i due mercati in che l'hanno premiato maggiormente sono stati quello sovietico (più di un milione e 200mila copie per l'album) e quello francese (900mila copie per il 45 giri). Pur considerando questo straordinario risultato, la strada per i 100 milioni appare tuttavia quanto di più impervio, anche considerando che nessun altro suo brano si è avvicinato a un simile impatto. Anche in questo caso, la cifra più realistica ammonta a una piccola frazione di quel centinaio.

Come fare?

Ci si ferma qui perché si è già scritto abbastanza, ma tenete in considerazione che oltre a queste due pagine aggreganti, la Wikipedia italiana contiene una marea di dati errati e disinformazione anche per quanto riguarda le pagine dei singoli artisti. Non basterebbe una vita a correggerli tutti: l'unico consiglio valido è di non fidarsi mai dei dati particolarmente voluminosi, di fare ricerche su più fonti, di non fidarsi mai a prescindere di una fonte (anche qualora vi avesse fornito dati corretti in più di un'occasione: ogni dato va soppesato), di prediligere sempre organi di misurazione ufficiali (che purtroppo però non sempre sono aggiornati, quindi anche in quel caso vanno fatti i dovuti distinguo), di cercare di distinguere quando i vari media consultati si sono abbeverati presso la stessa sorgente erronea… e molto spesso, anche così facendo, potrebbe non bastare. Chi scrive è aiutato nel discernimento del materiale da decenni di nerdismo riguardante le classifiche e i dati di vendita, ma per chi avesse meno esperienza potrebbe risultare piuttosto problematico distinguere il falso dal vero.
Lo scopo di quanto scritto finora è proprio di dare qualche strumento d'analisi in più a chi lo desiderasse.

Nota finale - Ovviamente, come ogni pagina Wikipedia, anche quelle di cui si è discusso sono per loro natura modificabili e perfettibili: tuttavia, i dati errati che hanno contenuto, anche qualora venissero cancellati, si sono diffusi per anni e sono stati riportati nei contesti più disparati. Pertanto, una serie di articoli correttivi al riguardo non può certo far male. La terza e ultima puntata sarà dedicata agli artisti stranieri.