Holloways

So This Is Great Britain?

2006 (Tvt)
pop-rock

I Clash hanno colpito ancora. È questo che viene in mente ad ascoltare i londinesi Holloways, che si apprestano a conquistare il mondo in forza di un ibrido davvero godibile di combat-folk urbano in equilibrio precario tra ska e punk di limpida scuola dohertiana (Libertines prima, Babyshambles adesso).

Il disco saprà deliziare tutti quelli che hanno apprezzato le gesta di mattatori delle stagioni musicali trascorse, come Ordinary Boys, Dead 60’s e, più recentemente, Larrikin Love. Basti ascoltare "Great Britain", cui è affidata l’apertura delle danze: trama sconnessa e frastagliata di basso e batteria e la voce che ricama una filastrocca alticcia, trafitta qua e là da spruzzi di chitarra ridacchiante. Ancora più perentoria "Generator", che sembra prendere tutti sotto braccio in un frenetico girotondo collettivo, con chitarre che si ubriacano a girare su sé stesse e voci brille che si aggrovigliano in una giostra vorticosa di cori in stile Pogues. Più punk, invece, la seguente "Dancefloor", benedetta da un riff irrefrenabile che sembra essere volato via dal taccuino segreto di Joe Strummer.
Il party continua attraverso le piroette melodiche e i crescendo di "Fit For A Fortnight", lanciata come una trottola da sapidi violini country. "Two Left Left" prosegue il discorso, perfezionando il gioco di incastri tra le strofe con una scansione ritmica ancora più precisa e un ritornello ficcante e contornato da tocchi morbidi di armonica.

Non c’è nemmeno il tempo di formulare un giudizio che subito un brano opportunamente intitolato "Reinvent Myself" tira spasmodico versa altre direzioni: Libertines, Jam e Clash, rimescolati insieme nello stesso elettrico bicchiere e bevuti tutti d’un sorso.
A questo punto è meglio rallentare, e infatti "Most Lonely Face" rifiata per qualche minuto, allentando la presa e regalandosi un piccola epifania pop di sorprendente delicatezza. "Malcontender One" si aggira nelle stesse zone con piglio più scanzonato, ma non riesce a trovarsi del tutto, forse anche a causa di soluzioni strumentali non troppo convincenti. "Happines and Penniless" è il pezzo più intrinsecamente beatlesiano del disco e sembra costruito con il bilancino tanta è la precisione con cui tutti gli elementi della canzone vanno a comporsi come diligenti mattoncini rossi in un ritornello estremamente orecchiabile.

Un po’ più dispersiva e approssimativa "What’s The Difference", che cerca di affabulare con la sua indole logorroica e bohemienne, ma finisce poi col raccontare soltanto un mucchio di chiacchiere sconclusionate, per quanto piacevoli.
Chiudono la partita il folk corale impregnato di vecchia birra "Diamonds Inside" e la coppia "Nothing For The Kids" e "FuckUps", in cui una certa stanchezza compositiva comincia a farsi strada per le gambe, fiaccando i movimenti.

Malgrado qualche fisiologica caduta di tono e qualche passaggio non propriamente decoroso, inserito tanto per rintuzzare la caotica sarabanda, questo "So This Is Great Britain?" convince e in alcuni casi regala qualche guizzo di onesto divertimento. Speriamo soltanto che gli Holloways non finiscano in galera o si fidanzino con qualche modella sciagurata.

28/05/2007

Tracklist

  1. So This Is Great Britain
  2. Generator
  3. Dancefloor
  4. Fit For A Fortnight
  5. Two Left Feet
  6. Reinvent Myself
  7. Most Lonely Face
  8. Malcontented One
  9. Happiness And Penniless
  10. What's The Difference
  11. Diamonds And Pearls
  12. Nothing For The Kids
  13. Fuck Ups