White Hinterland

Phylactery Factory

2008 (Dead Oceans)
songwriter, pop-jazz

Casey Dienel è una giovanissima cantautrice di Boston, che soltanto un paio di anni fa ha licenziato il suo disco d'esordio, "Wind-Up Canary", una collezione di ballate fra blues, jazz e pop. La bella Dienel si presenta al secondo appuntamento in formazione rimpolpata, sotto il nome White Hinterland, con questo "Phylactery Factory", edito per Dead Oceans.

Al suo pianoforte si aggiungono contrabbasso, percussioni e violino; con saltuaria apparizione di fiati e strumentazione rock. Le composizioni traggono grandissimo giovamento dalla presenza di un suono più robusto e sfaccettato: quelle della Dienel da progetti di canzoni passano ad essere composizioni lunghe e multicolori. Come struttura, pensate ai brani di "Blonde On Blonde": parole su parole, veri e propri racconti, su cui i musicisti dipingono immagini. A cambiare, soprattutto per la prima metà disco, è il riferimento: non il country, il blues o il folk, ma un intruglio di jazz e melodia, dalle tinte a volte scure e a volte solari.
Sulle orme di Laura Nyro, ma con la voce bambinesca di Joanna Newsom, Casey Dienel intona un canto introverso e fiabesco come "The Destruction Of The Art Deco House", sospinta dai violini e intrappolata nelle sue soffuse note di piano. "Dreaming Of Plum Trees" è una giostrina jazz con la sezione ritmica in primo piano, ogni tanto disturbata da qualche rumoroso richiamo rock.

Che White Hinterland non si limiti a una spolverata di jazz per ascoltatori meno colti, ma cerchi una fusione più complessa, lo dimostra "Calliope". Nenia dal sapore antico, il brano si trascina crescendo lento, prima di liberare i suoi cavalli in uno scellerato rigurgito pop, degno dei Belle & Sebastian di "If You're Feeling Sinister". E' infatti proprio il pop l'altro elemento del pentolone, che diviene protagonista unico nella raffinatezza catchy "Lindberghs + Metal Birds".
Il disco perde un po' di lucentezza nella seconda parte: ciò non toglie bellezza all'introversa e delicata "A Beast Washed Ahore", dalla melodia meno immediata; o alla intensa "Hung on a Thin Thread", che riportano in primo piano un cantautorato più propriamente detto.

Chiuso dai sapori orientali di "Vessels", per mandolino, voce e tromba, "Phylactery Factory" è la celebrazione del fresco talento della sua autrice. Dienel ha trovato una impalcatura ibrida e funzionale, con non pochi tratti di originalità oserei dire, in cui immerge una personalità e una scrittura forse ancora in itinere, ma di presa e personale. Una gran bella sorpresa, per un disco davvero buono, forse anche qualcosa in più.

25/04/2008

Tracklist

  1. The Destruction of the Art Deco House
  2. Dreaming of the Plum Trees
  3. Calliope
  4. Hometown Hooray
  5. Lindberghs + Metal Birds
  6. A Beast Washed Ashore
  7. Napoleon at Waterloo
  8. Hung on a Thin Thread
  9. Vessels

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