Black Flowers

Black Flowers è un supergruppo formato da Alasdair Roberts (voce, chitarra), Mick Flower della Vibracathedral Orchestra e del Flower-Corsano Duo (chitarra), Alex Neilson (batteria) e Lavinia Blackwall (voce).

In un continuo gioco di specchi tra folk e rock, con l’anima sempre protesa verso paradisi psichedelici, il quartetto sfodera con “I Grew From A Stone To A Statue” un disco piuttosto interessante, non ancora definitivo nel mescere a dovere le diverse tensioni artistiche dei quattro, ma, in ogni caso, capace di metterci in allerta per ulteriori – si spera! – appuntamenti.

Il modo con cui i quattro “dialogano” è, comunque, già su livelli ragguardevoli. Si comincia con una bella cover di “Calvary Cross” (Richard e Linda Thompson, epoca “I Want To See The Bright Lights Tonight”), che s’invola tra organi Doors-iani, chitarre in libera uscita e cori solenni a mantenere vivo l’impeto di una preghiera terrena. Le dinamiche sparse di “Hot Crosses” imbrigliano una liturgia psichedelica che si frange continuamente contro i suoi stessi punti di fuga. Dipana matasse di estasi fratturate in un equilibrio instabile di ritualismo free-folk e drumming aleatorio.

Che tra questi solchi scorra, imperiosa, la passione per i “bei tempi andati” lo conferma, in maniera inequivocabile, la rilettura del tradizionale “Polly On The Shore”, con solo ispido di Flower e linee cullanti d’organo. Una tradizione altrove completamente trasfigurata, come nel capolavoro di "And The Words Fell Like Malting Blossom", corale ultraterreno che sposta il baricentro verso la dimensione più metempirica dell’operazione, lasciando che la matrice free trascolori in qualcosa di molto vicino alle s-terminate dissertazioni di Fursaxa, seppur con un surplus di vocazione medievale.

Un viaggio nel tempo che nella preziosa folk-ballad di "Sweet Rivers of Redeeming Love” trova il suo culmine nostalgico.

15/11/2009