Una montagna di oggetti lucidi e riflettenti si staglia fiera ai miei occhi: è una moltitudine di nuova musica su supporti digitali che chiedono ascolto e attenzione, una serie infinita di deja-vu ora piacevoli, ora noiosi, che scivolano nel lettore senza lasciar tracce e sedimenti.
La curiosità, unità all'ostinazione, mi aiuta a scorgere un barlume di luce nell'esordio di un giovane musicista del Devonshire. Ben Howard è uno cantautore pronto a sfidare l'anonimato della produzione contemporanea, grazie a un prezioso patrimonio tecnico che gli permette di rinnovare il fascino del fingerpicking.
Bert Jansch, John Martyn e Nick Drake hanno reso nobile tale arte, trascinando il folk verso nuovi orizzonti poetici, e Ben Howard, con il suo album "Every Kingdom", rinnova i flussi creativi contaminandoli non solo di blues e jazz, ma anche con materie apparentemente meno nobili come il pop, il surf e il beat.
Canzoni fragili e a volte irruente, che non mostrano tutta la luce che possiedono, se non dopo attenti ascolti. Ben Howard mette in sequenza graziose ballate dallo stile asciutto e incisivo: "Old Pine" introduce l'ascoltatore nel suo mondo poetico che incontra Joni Mitchell, David Gray e John Martyn senza nessun cedimento armonico, in un suono che arriva diretto al cuore e alla mente senza compromessi.
Tra vivaci ingenuità folk-pop ("Only Love"), introspettivi frammenti acustici ("Diamonds"), appassionanti incursioni beat ("The Wolves") e raffinati acquerelli dalle timbriche pastorali ("Gracious") si librano strutture complesse, che edificano nota su nota un castello sonoro imponente, nel quale confluiscono psichedelia, blues e prog e generano la preziosa "Black Flies".
La passione per il surf e le terre del Devonshire sono il seme di "Keep Your Head Up" e "The Fear". Ben Howard esibisce padronanza di stili diversi creando canzoni aliene al panorama del songwriting moderno: ogni brano è frutto di elaborate costruzioni armoniche, accordi che fanno impallidire i cultori del folk-blues. Il minimalismo del riff di "Everything" nasconde una struttura artigianale di rara bellezza, uno strano incanto si impossessa dell'ascoltatore togliendo fiato.
Anche le bonus track incluse nella edizione limitata sono affascinanti: "Empty Corridors" e "I Will Be Blessed" possiedono la verve adatta per diventare dei classici delle esibizioni live.
Ben Howard non è un innovatore, ma il suo approccio avventuroso gli permette di aggiungere alcune pagine interessanti al patrimonio folk-rock con una cascata di sfolgoranti accordi. Il suo è puro talento, che intinge finger-picking e spunti gothic in un immenso mare lirico, creando una pagina conclusiva, "Promise", che scorta l'album verso un incantevole crescendo che stordisce e suona più di una promessa.
19/11/2011