"Carefree", primo disco di Devon Williams, usciva nel 2008 restando sostanzialmente un affare per pochi intimi. Un peccato, visto il talento del cantautore losangelino. Un talento cristallino, come cristallino è il suo pop psichedelico, luccicante e romantico.
L'"Euphoria" ha a che fare con uno strano equilibrio, con un gioco di pesi in cui la felicità e la nostalgia camminano mano nella mano. Devon, dunque, trasformati i Byrds in un romantico arcobaleno ("Revelations"), guarda agli eroi melodici dell'epopea post-punk ("Favor Tree", "Tower Of Thought", "Sufferer", "La La La La"), toccando con mano l'immaterialità del sogno ("Dreaming") - ma en passant, senza annegare nel vortice annichilente della fantasia - o l'ottimismo puro e semplice che è stato e per sempre sarà nell'iperspazio della malinconia, materia assoluta del flower-power ("Right Direction").
Nessuna rivoluzione, solo corde che scintillano in un vuoto di zucchero, una voce addomesticata dal cuore, flauti e archi che sibilano ninnenanne alla Luna come se fossimo nel 1967 ("Slight Pain"), luna park che sembrano aver preso possesso degli altoparlanti ("All My Living Goes To You"), corse a perdifiato oltre la linea dell'orizzonte, a caccia di un altro brivido (la splendida "Your Sympathy") e Paul McCartney che racconta la favola della buona notte a Brian Wilson ("Tired Of Mulling").
Avete, insomma, presente quei dischi piccoli-piccoli di cui si accorgono in pochi e che scivolano via senza difetto alcuno? Ecco, ci siete...
24/12/2011