Animal Collective

Centipede Hz

2012 (Domino)
psych-pop

Funghetti

Peyote come se piovesse. Come sempre, anzi più di sempre. Messico, Africa subsahariana, o comunque posti caldissimi. "Centipede Hz" è un calderone infuocatissimo, peperoncino e spezie piccanti in gran quantità. In mezzo? Gli Animal Collective che ti aspetti. Ma anche no. Pensi a "Merriweather Post Pavilion" e dici pop allo stato puro, come mai era stato per gli allora tre - ora Deakin è rientrato, quindi di nuovo di quartetto si parla.

Dove vada a parare questo nuovo disco è poco chiaro, forse pure a loro. Nel senso che non raccoglie affatto l'eredità del predecessore, casomai ne rielabora alcune intuizioni, (ri)portando però in gioco tutto ciò che l'universo della band di New York ha sempre rappresentato. Quindi: casino, organizzazione (?), sovrapposizioni, drum machine, coretti, scie spezzate. Immergendo il tutto in una trance che sa di Africa, di bonghi martellanti. Una specie di prog (dis)organizzato del terzo millennio, in salsa pop (laddove i Fuck Buttons ne incarnano il lato elettronico). Back to 2004, back to chitarroni. Forse meno elettronica, ma c'è profumo di space in ogni singolo pezzo. Un ritorno al free-folk insomma, "Here Comes The Indian" rivive un po' e così pure il bellissimo "Sung Tongs".

On Fire

"New Town Burnout" è proprio lì che va puntare, tra ritmo sghembissimo, incedere su una lastra di vetro e il canto che vive d'acuti improvvisi. La si avverte benissimo quella celebre scuola finlandese che fu: Kemialliset Ystävät ed Es. "Applausace" e "Today's Supernatural" nella loro semplicità, viaggiano fluidissime su quel crinale pop che gli Animal, da veri equilibristi, riescono a percorrere con gran naturalezza. Si suda un sacco, ci si muove, scoordinatissimi ovviamente. Appena pare partire un loop costante, ecco che viene troncato. E poi scazzatissimi coretti sixties per "Moonjock", passeggiata hippie per i boschi e prati verdissimi per "Rosie Oh", deliri da fiaba in "Father Time". 
È un disco che viaggia a ritmi forsennati, forse come non mai nella loro carriera. Non c'è pausa di sorta e "Centipede Hz" emerge, nuovamente e dopo diversi anni nella loro carriera, non come un album di canzoni, ma come flusso, magma feroce. È una schizofrenia degna dei migliori Flaming Lips, suoni grumosi e impastatissimi vengono lanciati in ogni direzione. "Monkey Riches" accelera le pulsazioni, "Mercury Man", si fa per dire, rallenta i giri, "Pulleys" è la cantilena - solita - che loro sanno fare deliziosamente. La giostra chiude, e "Amanita" ne è sunto perfetto.

Replay

"Centipede Hz". In fondo, al Collettivo non si chiedeva altro. La loro è la solita psichedelia che non muore mai, che vive degli spunti e di sfondi sempre coloratissimi. Le temperature torride, un'estate sudatissima. Qui c'è un disco che la racconta benissimo. Che tu vada in giro per Lagos o Cochabamba. L'allucinazione chiama allucinazione. Ancora e ancora.

28/08/2012

Tracklist

  1. Moonjock
  2. Today's Supernatural
  3. Rosie Oh
  4. Applausauce
  5. Wide Eyed
  6. Father Time
  7. New Town Burnout
  8. Monkey Riches
  9. Mercury Man
  10. Pulleys
  11. Amanita

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