Dopo un Ep intitolato “I’ve Been You Twice” (pubblicato in sole 13 copie su cassetta e disponibile gratis in download), Karen Gwyer agita le acque della musica elettronica con un esordio alquanto inusuale. Nata in America, ma trasferitasi a Londra, l’artista ha inciso l’album durante la sua prima gravidanza, uno stato fisico personale che sembra aver dato a “Needs Continuum” un suono particolarmente meditativo e accurato.
Pur raccogliendo brani composti in epoche diverse, la musicista rilegge tutte le sue fasi sperimentali con una chiave di lettura organica, evocando le migliori intuizioni dei Peaking Lights e di Laurel Halo. L’artista infatti realizza un suggestivo disco di elettronica spirituale, gettando semi sparsi di kraut-rock, minimalismo alla Steve Reich e frammenti di elettronica tedesca alla Tangerine Dream in un mare di ritmi, pulsioni disco e droni.
E' un'elettronica intimista, delicata, molto femminile, e forse per questo affascinante e lontana dalle proposte più altisonanti e ruffiane della sua controparte virile. Inoltre, “Needs Continuum” è un album che ama le ombre più che la luce: la voce resta infatti fuori dalle alchimie psycho-elettroniche che accompagnano l’intero progetto, tranne nella più dinamica “Pikku Kokki”, che flirta col pop e l’house.
Ci sono brani in cui si concentra tutta l’arte sonora di Karen: “Night Nails” è l’esempio più interessante, oscura cavalcata psichedelica dove anni e anni di elettronica (dai corrieri cosmici ai nostri giorni) si combinano come in un caleidoscopio, accompagnata da un video realizzato dall’artista, quasi a certificare la sua centralità creativa all’interno dell’album.
Le brevi tentazioni disco delle percussioni di “Sugar Tots” (quasi un omaggio ad Arthur Russell) gli strappi ritmici e armonici su strutture ambient di “Jaija Uses Ancestral Spirit”, la straniante psichedelia quasi gothic di “Waukon” e il romanticismo travolgente di “Part B” offrono una serie infinita di riflessioni e suggestioni che non hanno il dono della lusinga, ma appagano lo spirito in una commistione di intimità e rivelazione che è il reale messaggio di Karen Gwyer.
“Needs Continuum” è un progetto stimolante e discreto, una perla la cui luce è naturale e priva di artifici: lasciatevi quindi catturare senza fretta.
22/04/2013