Raison D'Ętre

Raison D'Ętre

Industrial-ambient dalla Svezia

Peter Andersson è uno dei maestri della scuola industrial-ambient scandinava. Le sonorità di Raison D'Être, il suo progetto più importante, evocano un mondo notturno e desolato, costantemente sull'orlo della catastrofe, tra maestose spirali elettroniche e atmosfere metafisiche

di Mauro Roma e Matteo Meda

Sebbene sia da anni attivo con numerosissime sigle e side-project, il compositore svedese Peter Andersson si è imposto nel giro di pochi anni come uno dei nuovi maestri della musica ambientale grazie a Raison D'Être, il suo progetto più importante e conosciuto.
Capofila della ricca scuola industrial-ambient scandinava che fa riferimento all'etichetta svedese Cold Meat Industry (tra i tanti talenti venuti fuori dalla scuderia Cmi e sulle orme di Andersson vanno ricordati almeno Johan Levin - titolare del progetto Desiderii Marginis - e Ulf Soderbergh, one-man-band dei Sephiroth), artista multiforme capace di spaziare dall'ambient e dalla new age più contemplativa al rumore industriale più estremo, Andersson inizia fin dagli anni Ottanta a dilettarsi di musica elettronica (il suo primo progetto risponde al nome di D:Combe, e se ne trovano testimonianze su varie cassette e compilation) fino a coniare nel 1991 i Raison D'Être.

Il primo album, edito solo su cassetta dalla Sound Source (etichetta satellite della Cmi) nel 1992, è Aprés Nous Le Déluge, lavoro ancora centrato in gran parte sui ritmi, nel quale l'identità e la direzione che Andersson vuole dare alla sua musica restano ancora incerte. La title-track, divisa in due parti, trova però il giusto equilibrio tra le basi industrial e le future esplorazioni gotico-ambientali
L'anno successivo Raison D'Être fa il suo esordio ufficiale, con il cd Prospectus I (Cmi), lavoro eclettico e suggestivo che si pone come primo tassello della maturità artistica di Andersson. Brani come l'iniziale "Katharsis" presentano ancora percussività ossessive e pesanti, ma la musica ora è centrata non più sul ritmo ma sull'atmosfera: Andersson porta in primo piano lo sfondo fatto di campionamenti vocali e profonde, solenni spirali elettroniche, a dipingere scenari di autentica desolazione, solitudine, paura esistenziale. La logica evoluzione della sua musica sarà dunque eliminare del tutto il ritmo: ecco, allora, brani come "Mourning", immersa in una suspence "spaziale", "Ordeal In Chapel", collage di cori religiosi, campane e vortici di sintetizzatore, ed ecco soprattutto la melodia celestiale di "Mesmerized In Sorrow": tre capolavori che già mostrano chiaramente gli elementi che caratterizzeranno la musica di Raison D'Être e che ne faranno la grandezza.

Tutte le ambizioni di Andersson, tutta la sua statura di compositore "subliminale", tutta la sua abilità di "raccoglitore" e manipolatore delle fonti sonore più disparate, si realizzano nel secondo album Enthraled By The Wind Of Loneliness (Cmi, 1994), probabilmente il suo capolavoro insuperato, e uno dei più dischi più suggestivi e intensi nel panorama anni Novanta della musica elettronica, ambientale, new age o comunque la si voglia definire. "The Awakening" è la metafisica ouverture di questo intenso percorso attraverso un mondo notturno, desolato e costantemente sull'orlo della catastrofe; le percussioni tornano nuovamente in primo piano nel brano più apocalittico, "Spire Of Withhold" e soprattutto nella lunga "The Narrow Gate": la portata di questo brano, la sua tensione spasmodica e sotterranea, la lenta e commovente dissolvenza finale, testimoniano tutto l'impareggiabile talento evocativo di Andersson. La breve "Sophrosyne", altro episodio memorabile, sconfina senza remore nel gotico dei Dead Can Dance; e i sedici minuti di "Spiraal" sono pura contemplazione, una notte stellata attraversata da segni premonitori, immersa nell'attesa di un evento immane che sembra dover accadere da un momento all'altro e non arriva mai. Forse semplicemente perché è già avvenuto e noi ci aggiriamo sulle rovine che ha lasciato dietro di sé. "Pathaway", altri undici minuti di pesanti nubi elettroniche, conduce lentamente verso la fine (l'uscita?) di questo lungo e angoscioso cammino.

Andersson ha ormai ben chiaro quella che è la sua autentica vocazione: Within The Depths Of Silence And Phormations (Cmi, 1995) è così il disco della definitiva maturità, forse anche quello più manieristico e meno spontaneo, sebbene ricchissimo di spunti altamente suggestivi. "Sephiroth" è uno dei suoi incipit più oscuri ed esoterici; "Ascent Of The Blessed" è un geniale saggio dell'abilità di Andersson di tenere inchiodato l'ascoltatore alla sedia impiegando il minimo possibile delle sue risorse; le lunghe "In Absence", dieci minuti di trance spettrale, e "Inner Depths Of Sadness" giocano sul suo sempre più consolidato mestiere di "pittore" sonoro, degno erede - in chiave "dark" - dell'inventore della musica ambientale, Brian Eno. Ma il sound di Raison D'Être introduce ora anche elementi acustici come il loop di chitarra ad accompagnare il canto gregoriano e le tenui tastiere di "Euphrosyne". La conclusiva "Dream's Essence" è uno dei suoi vortici elettronici più caldi, più tenebrosi, più emozionanti.

Andersson nel frattempo pubblica anche diverse raccolte di materiale risalente ai suoi primi anni di attività con le cassette Conspectus e Semblance.
Se Within The Depths era in qualche modo il suo disco relativamente più accessibile, il quarto cd In Sadness, Silence and Solitude (Cmi, 1997) è un lavoro ostico e insondabile, chiuso nell'oscurità e nell'isolamento più totali. "Reflecting In Shadows" è uno dei suoi brani più estremi: per tutti i suoi otto minuti, lo sfondo non è altro che una massa di rumori terrificanti lasciati vegetare a basso volume, sui quali si staglia un nuovo coro ecclesiastico: l'effetto è agghiacciante. Andersson lascia che la scena sia stavolta pressoché totalmente dominata da quella paura senza fondo che nei suoi album precedenti era solo una componente: tanto che anche la calma celestiale di "In Abscence Of Light" diventa fonte di tensione.
Messe nere come "Deep Enshrouded" e "Falling Twilight" vanno ancora più a fondo nel programma "nero" che Andersson pare essersi proposto di realizzare: "Passing Inner Shields", lunga suite (13 minuti) posta in chiusura, si apre addirittura in una breve, ipnotica danza mediorientale prima di ripiombare nel suo tappeto di rumori infernali. Unico momento di relativo respiro da tanta tensione è la straordinaria "The Well of Sadness", forse in assoluto la composizione più bella mai realizzata da Andersson.

A questo punto la sua carriera sembra però essere arrivata a una sorta di stallo: tra remix di vecchio materiale inedito (la raccolta Reflections From The Time Of Opening, 1997) e la doppia antologia Collective Archives (1999), Andersson sembra mettere Raison D'Être temporaneamente in soffitta. È il momento buono, dunque, per fare brevi cenni su alcuni dei suoi numerosissimi side-project .

Peter Andersson, artista multiforme si diceva: il dark-ambient di Raison D'Être non è che una, per quanto la più importante, delle sue incarnazioni: Stratvm Terror è l'altra faccia della sua arte. Progetto avviato nel 1992 insieme a Tobias Larsson, con questa sigla Andersson pubblica due cassette (poi raccolte nel cd The Only True Septic Whore, del 2001: tra i brani "Expulsion" è quello più degno di nota) e due cd, Pariah Demise e Pain Implantations, sempre all'insegna di pesantissime sonorità death-industrial (vicine ad esempio a quelle proposte da altri gruppi della Cmi, come Deutsch Nepal e Brighter Death Now, quest'ultimo noto come il progetto musicale di Roger Karmanik, che della label svedese è fondatore e proprietario). Nello stesso genere Andersson ha al suo attivo anche il progetto Bocksholm, una collaborazione estemporanea con Deutsch Nepal (sigla di cui è titolare un altro Peter Andersson).

Più vicino invece al sound di Raison D'Être è Necrophorus, alias per alcuni dischi editi tra il 1996 e il 2001. E ancora, Peter Andersson ha pubblicato come Atomine Elektrine vari album di musica al confine tra new age e reminiscenze "cosmiche" anni 70, mentre Cataclyst è un progetto di folk apocalittico varato nel 1992 insieme alla cantante Johanna Rosenqvist. Come a voler mettere ordine in un'attività tanto dispersiva, Peter Andersson raccoglierà in seguito un brano per ognuno dei suoi progetti nell'album Perception Multiplied, Multiplicity Unified (Cmi, 2001).

Raison D'Être torna sulle scene nel 2000, con l'album The Empty Hollow Unfolds (Cmi): solo cinque i brani che compongono questo album, che aggiungono poco o nulla alla produzione precedente dell'artista svedese. L'accento è posto stavolta soprattutto sui campionamenti vocali, che non si discostano dai soliti cori medievali: l'insieme è come sempre estremamente suggestivo, l'impatto di ogni singolo suono calcolato con cura certosina. "The Slow Ascent", dopo un avvio piuttosto banale ,colpisce nel segno con un crescendo finale scandito da voci che sembrano perdersi nelle infinità del cosmo. Nel complesso però, l'album non fa che riciclare con poca fantasia quelli che sono ormai diventati gli stereotipi del suono-Raison D'Être. "End of A Cycle", "Wasteland" e la monumentale "The Eternal Return And The Infinity Horizon" (20 minuti) si trascinano eleganti ma poco incisive. Solo "The Hidden Hallows" azzecca un tipico crescendo "alla Raison D'Être" degno dei suoi capolavori, inerpicandosi lungo maestose spirali elettroniche cariche di quel senso di solitudine e di attesa che è ormai il suo marchio di fabbrica.

Un'altra antologia, Lost Fragments (CMI, 2002) anticipa il nuovo album Requiem For Abandoned Souls (Cmi, 2003), un concept che musicalmente si discosta molto poco dal suo predecessore. Raison D'Être sembra non avere più granché da dire, anche se continua a dirlo con una classe e una padronanza dei suoi mezzi tecnici assolutamente impareggiabile.

Di nuovo una pausa di tre anni, prima che nel 2006 arrivi Metamorphyses, ritorno alle sonorità di puro dark-ambient di In Sadness, Silence & Solitude. Il sentore cosmico pervade le esplorazioni spaziali della "Part I", la più totale desolazione le passeggiate intergalattiche della "II", il silenzio in stasi della "III" e il drone lunare della "IV". Un quasi inudibile precetto melodico isola il quarto d'ora della "Part V", mentre una pulsazione in dissolvenza conclude l'opera nella "Part VI". Sorta di treat d'union tra Zero Kama e Steve Roach, e costellato di echi di memoria kraut, Metamorphyses è di nuovo un nulla di fatto, un'opera che aggiunge poco alla carriera di un artista ormai in grado di produrre lavori comunque di buona fattura ma sempre ancorati a clichés definiti.

Due anni più tardi Andersson si esibisce in concerto ad Enschede: la performance viene pubblicata su disco con il titolo di The Luminous Experience, e raccoglie un live set tra improvvisazioni, inediti, estratti dai recenti The Empty Hollow Unfolds e Metamorphyses. La dimensione live riesce a donare suggestione ai brani, a far raffiorare l'oscuro sentore dei tempi migliori e a dimostrare nuovamente l'enorme potenziale tecnico di Andersson, senza ovviamente contribuire a colmare la mancanza dal punto di vista compositivo (ma questo non si può certo pretendere da un live di editi). Mancanza parzialmente colmata, nello stesso anno, con The Stains Of The Embodied Sacrifice, definibile in una frase come l'aggiornamento al sound moderno delle intuizioni di Entrahaled By The Winds Of Loneliness. Ci sono i rigurgiti industrial, trasformati però in pure field recordings, come in "If It Bears Thorns It Ends To Be Burned"; le sculture concrete, parti di un sinolo con l'estasi ambientale in "Without The Shedding There Is No Forgiveness" o assolute protagoniste "Whisthand The Fire", che ora si figurano come catarsi noise non dissimili dallo Steve Roach più recente o da scene come la glitch e dall'avanguardia elettronica contemporanea (Fennesz, Philip Jeck, Matmos); non mancano nemmeno le aperture di puro ambient, silenzioso e di cosmica memoria in "The Spirit Will Not Share The Guilt", ancestrale e melodico nella catarsi conclusiva di "The Temple Is Eternal Sacred", dove pare di udire i Troum intenti ad eseguire una composizione di Kevin Braheny. Ad oggi, The Stains Of The Embodied Sacrifice è l'ultimo lavoro uscito a nome Raison D'Être, attuale degna conclusione di una saga fondamentale. A distanza di neanche un mese viene pubblicato Live Archive, raccolta di esibizioni live che poco aggiunge al già ottimo The Luminous Experience.

Nei due anni seguenti Andersson è protagonista di una serie di concerti totalmente improvvisati, i cui risultati migliori vengono riuniti su album nel 2012 dalla Cold Meat Industry in When The Earth Dissolves In Ahses. In queste esibizioni ritroviamo tutto e nulla più del "solito" Raison D'Être, nelle sue varie sfacettature. C'è, ma non troppo, il suo lato metallico-rumoroso, mistificato tra le lame taglienti di "The Everlasting Fire", la pioggerella acida del suo seguito e i languori marcati di "Reconstructing The Void". Fa capolino, invece, quasi ovunque, la sua anima a cavallo tra industrial, avanguardia e desolazione, si adatti essa alla passerella lunare "Shedding", all'estasi universale "Darken My Soul", alla glitch-noise à-la-Chris Watson di "Disowned Before The Angels Of God", oppure si appropri della scena nel pessimismo cosmico di "The Dark Age Will Come", o ancora stupri il silenzio decadente di "The Water Of Cleansing". Non manca nemmeno la componente ambientale, nascosta  nell'apocalittico ed ancestrale coro sintetico di "My Soul Is Darkened" o affiorante nelle calde e suadenti superfici droniche di "Sharing The Guilt" e "Unclean Spirit", potenziali incontri fra gli eterei compositori neo-cosmici (da Kevin Braheny a Thom Brennan, passando per Max Corbacho e Rudy Adrian) e i pionieri dell'ambient legata alla rivoluzione glitch (Troum, Helios, Eluvium, Loscil). La totale mancanza di un qualsiasi elemento che non sia già sentito finisce per alimentare in maniera prepotente l'impressione che il tempo di Andersson sia terminato, e con esso le sue evoluzioni. Quel che resta è un musicista in grado di dar vita a suggestioni mai scontate e sempre di effetto stratosferico, specie se unite alle immagini (come presumibile sia stato nelle performance in oggetto) e nella dimensione live. Ma se un periodo di stallo creativo si poteva accettare, un album come Entrahaled By The Wind Of Loneliness per ricomporre i cocci e ripartire altrettanto, un intero tour di live-set giocato esclusivamente sul ricalco delle sonorità passate inizia a stare un po' troppo stretto per non destare i suddetti sospetti.

Un certo inaridimento nell'ispirazione non intacca comunque quanto Peter Andersson è riuscito a creare negli anni Novanta: con le sue opere e la sua personalità, Raison D'Être è diventato oggi più che un progetto musicale un'autentica istituzione e uno standard di riferimento imprescindibile per tutto il mondo della nuova musica gotica e ambientale.

Il nuovo album Alchymeia esce per Cyclic Law e vuole essere, essenzialmente, un viaggio interiore nel momento più buio della disperazione, una discesa sempre più profonda nell'inconscio, alla ricerca della “ragion d’essere” che si trasformerebbe gradualmente in una forma d’illuminazione spirituale. 
L’album, ispirato all'esoterismo alchemico e al pensiero di Carl Gustav Jung, è composto da quattro lunghe composizioni, per una durata complessiva di circa settanta minuti. I titoli fanno riferimento ai quattro stadi della realizzazione della Grande Opera alchemica che dovrebbe culminare con la creazione della leggendaria pietra filosofale, uno strumento per convertire i metalli vili in oro.
Nulla di nuovo sotto il sole ma non vi è dubbio che Alchymeia sia un lavoro ispirato e denso di simbolismi, che mette bene in mostra i diversi elementi del classico sound dark ambient di Peter Andersson.

Contributi di Marco De Baptistis ("Alchymeia")

Raison D'Ętre

Discografia

RAISON D'ÊTRE

Aprés Nous Le Déluge (Sound Source, 1992)

6

Prospectus I (EFA, 1993)

7,5

Enthraled By The Wind Of Loneliness (Cold Meat Industry, 1994)

8

Within The Depths Of Silence And Phormations (Cold Meat Industry, 1995)

7,5

Semblance (antologia, Harmonie Harm, 1995)

7

In Sadness, Silence And Solitude (Cold Meat Industry, 1997)

Reflections From The Time Of Opening (raccolta/remix, Black Diamond, 1997)

6

Collective Archives (antologia, Cold Meat Industry, 1989)

7,5

The Empty Hollow Unfolds (Cold Meat Industry, 2000)

6,5

Lost Fragments (antologia, Cold Meat Industry, 2002)

Requiem For Abandoned Souls (Cold Meat Industry, 2003)

6,5

Metamorphyses (Cold Meat Industry, 2006)

6

The Luminous Experience: Live In Enschede 2008 (Cold Meat Industry, 2008)

7

The Staints Of The Embody Sacrifice (Cold Meat Industry, 2009)

6,5

Live Archive (Infinite Fog, 2009)

6

When The Earth Dissolves In Ashes (Cold Meat Industry, 2012)

6

Alchymeia(Cyclic Law Records, 2018)

7

ATOMINE ELEKTRINE

Elemental Severance (CMI, 1995)

6

STRATVM TERROR

Pain Implantations (Malignant, 1995)

5

The Only True Septic Whore (Slaughter Prd, 2001)

6

Ages Fractured And Dead End (Old Europa Café, 2012)

5,5

NECROPHORUS

Gathering Composed Thoughts (Dragon Flight, 2000)

6,5

BOCKSHOLM (PETER ANDERSSON + DEUTSCH NEPAL)

Excursions By The Bank Of The Black River (Tesco Organisation, 2002)

5

PETER ANDERSSON

Perception Multiplied (Cold Meat Industry, 2001)

7,5

Pietra miliare
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