Alessandra Celletti - 100 punti e polveri d'oro

intervista di Massimo Marchini

Alessandra Celletti, pianista e compositrice romana di straordinario talento, sta vivendo un periodo di particolare fecondità creativa. Da poco è uscito il bellissimo "The Golden Fly" per pianoforte solo, e già per l'inglese Ltm vede la luce "Way Out", un cd stranissimo di canzoni oblique. Ho chiesto ad Alessandra di rispondere a qualche mia domanda...

Alessandra, abbiamo da poco recensito "Way Out": dimmi come è nato questo disco così innovativo, che accanto al tuo piano vede la tua bellissima voce protagonista.
Nasce dalla mia parte bambina che ha ancora voglia di giocare con i suoni e con i colori. La voce, per me, era un territorio ancora inesplorato. Non immaginavo che cantare potesse dare questa felicità. "Way Out" nasce dalle parole di un angelo trasformate in versi da Renzo Pin e da una mia idea di rock. C'è anche qualcosa di capriccioso qui dentro, proprio in questo voler fare come mi pare e in questo desiderio di voler cantare a tutti costi. Ma la cosa più importante è che è un disco totalmente sincero, che ho fatto nascere con cura e dedizione anche con l'aiuto di Fabio Ferri, il batterista, e di Daniela Bombelli, che ha registrato l'album seguendomi e incoraggiandomi con entusiasmo.

Raccontaci la tua carriera musicale.
Suono il piano da quando ho 6 anni, ma la mia avventura musicale comincia da prima, se è vero quello che racconta mia madre quando dice che appena nata invece di piangere canticchiavo. Sembra una leggenda, ma lei assicura che è proprio così e non ho difficoltà a crederlo perché ho un carattere allegro e anche adesso ho sempre volglia di cantare. Però la mia vita di musicista non è sempre stata facile . Il periodo del conservatorio è stato molto faticoso e pieno di contraddizioni che ho superato solo dopo il diploma, quando ho incontrato Vera Gobbi Belcredi, un'insegnante speciale, che ha saputo conciliare le regole e la disciplina, che lo studio di uno strumento richiede, con il mio animo ribelle. Da lì ho cominciato a fare i primi concerti e a realizzare diverse incisione discografiche come interprete, per poi approdare naturalmente alla composizione.

Le tue influenze?
Certamente i miei studi classici, l'impressionismo francese, il minimalismo, ma anche il rock e l'elettronica e non solo la musica, ma anche la pittura, la poesia, o anche un incontro, un pensiero.

Alessandra Celletti e Satie.
Satie è il mio autore del cuore. Mi interessa e mi affascina la sua essenzialità, la sua profondità leggera. Nel mio album "The Golden Fly" gli ho dedicato un brano immaginando di parlare con lui. Ora io e il batterista Marcello Piccinini abbiamo fatto una versione della sua "Premier Gnossienne" per piano e batteria.

Come sei approdata alla Ltm?
Può sembrare un gioco di parole, ma è Ltm che è approdata a me. Un giorno (era l'estate passata) ho ricevuto un messaggio sulla mia pagina di Myspace da un certo James Nice, che mi chiedeva una copia del mio disco su Satie. Io ne avevo solo una e così gli ho risposto che non volevo privarmene, ma che se voleva gli avrei volentieri spedito un mio lavoro ancora inedito. Era "Way Out". Lui è rimasto molto colpito da queste musiche. Mi ha scritto che era un lavoro coraggioso, che gli piaceva il modo in cui voce, piano e batteria interagivano. Così mi ha proposto di produrlo. Non ci credevo, non immagini la felicità... Anche perché aveva colto proprio quello che era il mio intento e cioè proporre una sonorità fuori dagli schemi, ma anche diretta, attraverso melodie di facile impatto.

Nei tuoi concerti ti dividi tra il repertorio più classico e quello di "Way Out" o fai commistioni?
Dipende dalle situazioni. Non ho un programma standard e lo concordo di volta in volta con chi mi invita a suonare, tenendo conto di diversi elementi. Ma sempre di più, quando possibile, cerco di costruire un programma in cui far confluire i miei vari mondi musicali senza separazioni di generi. Nella mia mente la musica è musica...

In diversi brani, come la finale ripresa del tema di "Chi mi darà le ali?", dall'album omonimo del 2006, c'è questo ritorno ai motivi legati all'infanzia, ai suoni dei carillon, alle lullabies. E' una mia impressione?
Hai visto? Te l'avevo detto che "Way Out" è nato dalla mia parte bambina. Ancora adoro i carillon, "Dear To Me", il brano che apre il disco, è come una ninna nanna senza parole o come un dolce "c'era una volta", "Hundred Points", nonostante un testo piuttosto complesso, è come una filastrocca cantata sorridendo e giocando con il gatto, "The World Is A Ball" è pensato come un girotondo dove si è felici per il solo fatto di girare in tondo tenendosi per mano.

Come sta andando il disco?
E' uscito da pochissimo e ancora non ho dati oggettivi rispetto alle vendite, ma la sensazione è buona, le recensioni positive e, sulla mia pagina di Myspace, ricevo molti messaggi bellissimi.

Parlami del terzo brano del tuo album "Burning"...
Avevo appena finito di scrivere la melodia per "Gold" e l'ultima frase del testo diceva "L'oro ha contaminato la terra, ogni eccesso deve essere bruciato..." Ho tolto la seconda parte della frase e sull'eco di questa immagine mi sono messa a suonare... così è venuto fuori questo brano in tempo dispari... ci ho subito immaginato una batteria che potesse ancora di più sottolineare questa idea di incendio... "Burning" nelle sue note dice che "ogni eccesso deve essere bruciato.

Senti, ne ho avuta l?impressione ascoltandoti dal vivo a Milano la scorsa estate e anche nei tuoi dischi, oltre l'evidente influenza di Ravel e Satie, ho come l'impressione di un'attitudine progressive alla musica. Hai conosciuto Keith Emerson?
Penso che sia un'attitudine istintiva. Per me Keith Emerson è un nome mitico, ma non conosco molto di lui. Approfondirò...

"The Golden Fly". Raccontami tutto.
Immagina una mosca, un piccolo insetto brutto e fastidioso?che improvvisamente diventa d'oro. Una magia minima ma importante che dà il via a un volo dorato e leggero sui tasti del pianoforte. Questo è tutto.

Dimmi i 10 dischi che porteresti con te sull'isola deserta.
Questa è la domanda più difficile. Sicuramente almeno due album di Nick Cave che adoro, "No More Shall We Part" e "The Boatman's Call", poi "Alina" di Arvo Part, che si fonderebbe perfettamente con le onde del mare, "Another Green World" di Brian Eno, tutto il clavicembalo ben temperato di Bach (se mai dovesse capitare qualche momento in cui l'equilibrio vacilla), "Bright Red" di Laurie Anderson, il Requiem di Mozart, il mio "Way Out", che è ancora appena nato per essere abbandonato, un disco con sole armonie libere dove poter improvvisare delle melodie ogni volta diverse, e infine "Back Soon" di Joachim Roedelius... perché su un'isola deserta non ci resisterei tanto a lungo...

Discografia

Les sons et les parfums (Debussy-Ravel-Satie) (Bleriot, 1994)
Viaggio a Praga (autori boemi dal '700 al '900) (Bleriot, 1996)
Overground (Bleriot, 1997)
Hidden Sources (Gurdjieff-de Hartmann) (KHA, 1998)
Esoterik Satie (Erik Satie) (KHA, 2000)
Black Baby (Scott Joplin) (KHA, 2002)
Metamorphosis (Philip Glass) (KHA, 2005)
Chi mi darà le ali (Bleriot, 2006)
The Golden Fly (KHA, 2007)
Way Out (Ltm, 2008)
Sacred Honey (Bleriot, 2018)
Pietra miliare
Consigliato da OR

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