Ed Harcourt

Una fornace creativa

intervista di Stefano Bartolotta

In occasione dell'uscita del suo settimo album, "Furnaces", abbiamo avuto l'opportunità di parlare al telefono con Ed Harcourt. Le sue risposte mettono in luce l'importanza dei nuovi stimoli scaturiti dalla collaborazione con un produttore abile come Flood, che ha spinto l'ambizione del cantautore inglese ai massimi livelli.

Ho notato, in questo nuovo album, non solo un nuovo stile nel suono, ma anche nelle melodie. Ho l'impressione che lo stile melodico sia differente rispetto al passato. Quindi vorrei chiederti se, nel processo di realizzazione del nuovo album, sei stato ispirato più dalle melodie o dal suono.
A essere onesti, non lo so, ma mi piace pensare che per me la cosa più importante siano le melodie. Penso che, per ogni canzone, se non puoi sederti e suonarla al piano o con la chitarra, è un po' un fallimento. Però, ho la sensazione che questo nuovo album sia nato dal fare la musica per prima cosa, e che le melodie siano venute dopo.

Parlando del songwriting, mi piace "Dyonisus", perché mi sembra che ci siano più canzoni dentro una sola, e la cosa mi fa venire in mente "Beneath The Heart Of Darkness", perché penso che si possa dire lo stesso su quella canzone.
Penso che ci sia un po' di prog-rock in entrambe le canzoni, sono come un collage, le ho messe insieme come se fossero un puzzle. "Dyonisus" ha portato via un sacco di tempo prima che io riuscissi a metterla insieme, ho suonato un sacco di strumenti in quella canzone, anche la batteria a un certo punto, e dopo un po' ho trovato il modo di mettere insieme le diverse parti.

Ho notato una differenza rispetto al passato anche dal punto di vista vocale: molte delle canzoni nell'ultima parte dell'album sono più simili al passato, per quanto riguarda la voce, ma diverse altre sono cantate in modo diverso, con più forza.
Il mio primo album è del 2001, quindi la mia voce è necessariamente cambiata. Forse sembra così diversa dai dischi precedenti solo perché ho avuto un po' di problemi ai polmoni e al petto durante le sessioni di registrazione. Alcune canzoni si sono rivelate particolarmente difficili da cantare, quindi ho anche dovuto fermarmi a capire il perché, e in alcuni casi ho provato a rinunciare a un accordo, anche per ottenere più carattere.

Mi piace molto la voce femminile nel ritornello di "Occupational Hazard", puoi raccontarmi qualcosa in proposito?
Sì, grazie, lei è mia moglie. Avevamo provato con un'altra cantante, ma non funzionava, poi mia moglie ha voluto provare e ho immediatamente avuto la sensazione che il suono della sua voce fosse perfetto per la canzone. Mi piace anche perché è diventata una cosa molto personale, lei canta "tu vedi il pericolo dentro te stesso" ed è mia moglie che sta cantando queste parole a me.

Com'è andato il lavoro con gli altri musicisti? Ho letto che la batterista delle Warpaint ha suonato nell'album, per me loro sono una band fantastica, e poi c'erano altri musicisti.
A essere onesti, a parte Stella, gli altri musicisti sono arrivati verso la fine del processo di realizzazione del disco. Stella è stata in studio per due o tre giorni e ha fatto le sue parti di batteria, e tutti gli altri contributi sono stati fatti in uno o due giorni. La maggior parte del tempo eravamo solo io, Flood e il tecnico del suono. La maggior parte del disco l'ho suonata io, mi piace mettere le mani su un sacco di strumenti. Quando suono la batteria, sto un po' indietro rispetto al ritmo e mi muovo con una certa rilassatezza, invece quando suono la chitarra e il piano, lo faccio in modo più spinto.

In tutti i buoni dischi, la tracklist è molto importante. Ci hai messo attenzione nel compilarla?
A essere onesti, è stata la parte più dura! Credo che ci sia voluto un mese per metterla nel giusto ordine. Volevamo davvero che il disco fosse come un libro, che ha un inizio, una parte centrale e una fine.

Questo sembra un disco fatto per essere suonato dal vivo solo da una band completa. O forse suonerai qualche concerto in solo? Se sì, probabilmente le canzoni suoneranno molto diverse.
Se proprio dovrò suonare qualche concerto in solo, lo farò, e in realtà ho già fatto delle prove su alcune canzoni, suonandole solo con piano o chitarra. Però hai ragione, è sicuramente un disco che va suonato da una band completa. Abbiamo fatto tre o quattro concerti finora ed è stato molto divertente, certo è dura, soprattutto reggere con la voce, però è forte, è cupo ed è bello.

Ho letto ciò che hai scritto su Facebook sulla title track, dici che parla dell'inversione a U che ha fatto Cameron sull'ambiente, una volta eletto. Possiamo dire che altri politici inglesi hanno fatto lo stesso dopo il risultato del recente referendum sulla Brexit...
Su questo vorrei dire, che, fondamentalmente, ci hanno mentito. Innanzitutto, il referendum non avrebbe nemmeno dovuto esserci, e poi, le persone che volevano lasciare l'Unione Europea sono state rassicurate ed è stato detto loro di non preocuparsi, che sarebbe andato tutto bene, senza problemi. Su David Cameron dico che ha fatto un gioco molto abile, e lo stesso vale per Boris Johnson e Micheal Gove. Hanno portato dentro il referendum, e Cameron era contro di esso, e poi si sono comportati come se avessero fatto sbattere un'automobile su un'altra e se ne fossero andati. Hanno messo in una brutta situazione un sacco di gente, e lo stesso hanno fatto giornali come il Daily Mail, che hanno fatto propaganda basandosi su cose false. Quindi, abbiamo votato per uscire, e questa è una cosa democratica, però ci sono state raccontate bugie. Alla fine, era tutto un discorso di ego e di giochi di potere tra politici.

Ok, torniamo a parlare di musica. Penso che "Back Into The Woods" e quest'ultimo disco siamo quelli nei quali ti allontani maggiormente dai compromessi. Ovviamente sono molto diversi, "Back Into The Woods" è molto spoglio, mentre questo nuovo ha un suono potente e ricco di dettagli, ma penso che tu abbia allargato in tuoi confini, seppur in modi diversi, con questi ultimi due album.
Io penso di averlo fatto con questo disco. C'ho messo tre o quattro anni a farlo, ed è una collaborazione tra me e Flood. Ogni sei mesi gli davo dieci canzoni, e lui ne sceglieva due. Avevo finalmente qualcuno che mi stimolava, un mentore, per la prima volta. È stata una gioia avere finalmente qualcuno cui potevo dare in mano il controllo, qualcuno di cui mi fidavo moltissimo e che ammiravo profondamente. Sono stato molto, molto fortunato. È un disco senza compromessi, ma le canzoni ci sono, le melodie anche, e c'è anche il caos.

Però, anche "Back Into The Woods" è una sorta di nuova esplorazione per te, anche se molto diversa da questa nuova.
In quel caso avevo già la tracklist e sapevo dove volevo che il disco andasse a parare già prima di registrarlo. Siamo entrati nello Studio 2 di Abbey Road alle 8 del mattino e abbiamo finito di registrare esattamente alle 2 di notte, con un'intera bottiglia di whisky bevuta. Ho impiegato più tempo a affrontare le questioni logistiche legate al dover andare ad Abbey Road rispetto a quello che c'è voluto per la realizzazione del disco stesso. Volevo semplicemente un disco che potesse essere suonato live e volevo farlo in una o due take, e ci sono riuscito.



Discografia

ALBUM
Here Be Monsters(Heavenly, 2001)
From Every Sphere(Heavenly, 2003)
Strangers(Heavenly, 2004)
The Beautiful Lie(Heavenly, 2006)
Lustre(Piano Wolf, 2010)
Back Into The Woods(CCCLX Music, 2013)
Furnaces(Polydor, 2016)
Kakistocracy (Not On Label, 2017)
Beyond The End (The Point Of Departure Recording Company, 2018)
Monochrome To Colour (The Point Of Departure Recording Company, 2020)
EP
Maplewood (Heavnly, 2000)
Russian Roulette(Dovecote, 2005)
Time Of Dust (CCCLX Music, 2014)
COMPILATION
Elephant's Graveyard (B-sides and rarities)(Heavenly/Astralwerks, 2005)
Until tomorrow Then: The Best Of Ed Harcourt(Heavenly, 2007
Pietra miliare
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