Sono sul pianerottolo e controllo se ho tutto.
Dunque vediamo: domande, registratore, maglietta di ricambio. Ho tutto, posso andare...
Poi rientro in casa: ho dimenticato le scarpe. Non ce la farò mai...
Con la discografica:
Io: “Oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio... Mick Harvey, Mick Harvey, Mick Harvey...”
Discografica: “No, Magda, se fai così però non va bene. Dai, respira...”
Io: “Oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio... Mick Harvey, Mick Harvey, Mick Harvey...”
Discografica: “No, Magda, così non va bene. Ascolta, se preferisci non fare l’intervista...”
Io: “NO!!! Mick Harvey, Mick Harvey, Mick Harvey...”
Discografica: “...”
Io: “Mick Harvey, Mick Harvey, Mick Harvey...”
Discografica: “Cosa facciamo, andiamo?”
Io: “Mick Harvey, Mick Harvey, Mick Harvey...”
Discografica: “Sei pronta?
Io: “No. Andiamo.”
Ento nella stanza con un atteggiamento a dir poco serafico. Fortuna che ho fatto teatro...
Signor Harvey buongiorno.
(ironico)Sì, certo. (accenna a un sorriso)
È ancora molto assonnato?
No. No no, sono sveglio già da parecchio: sono musicista e i musicisti si alzano sempre prestissimo. Non lo sapevi?
In realtà non lo pensavo...
Guarda, stamattina alle 7 ero qui a fare la prima intervista. (sbadiglia)
Quindi... dopo “One Man’s Treasure”, “Two Of Diamonds”. Il prossimo disco si intitolerà “Three Little Pigs”?
Oh, è un’ottima idea! Di sicuro sarà tre di qualcosa. (ride) Forse “Three of something” o “Three at last”, vedremo.
Ho cominciato un ciclo con un titolo che conteneva “One”, mi sembrava quindi logico continuarlo con “Two” di conseguenza, probabilmente, andrà avanti con “Three”.
E comunque trovo questi titoli tutti inutili (ride).
Ho l’impressione che “One Man’s Treasure” sia stato registrato come tributo agli artisti ai quali è più affezionato, mentre “Two of Diamonds” sembra più essere un tributo ai suoi amici.
No, penso che ci siano le stesse intenzioni. ... Dipende anche da chi pensi che siano i miei amici...
Be’, ci sono brani di David McComb, Chris Bailey e PJ Harvey e altri dedicati a Chrislo Haas e Roland Wolf...
Sì, ma è lo stesso discorso anche per “One Man’s Treasure”: Jeffrey (Lee Pierce, ndr) era mio amico e poi c’era la canzone di Nick Cave. Penso che i due dischi abbiano un equilibrio piuttosto simile.
C’è stato lo stesso processo di selezione: erano brani che mi piace suonare, per i quali avevo delle idee e che trovavo interessanti da incidere.
Per entrambi i dischi le ragioni erano molto simili, quindi immagino lo saranno anche per il prossimo disco, ma potrei registrare delle canzoni in maniera molto diversa.
Però mi sembra che l’approccio tra i due dischi sia stato diverso: hanno un suono differente l’uno dall’altro.
Assolutamente sì, è stato qualcosa di ricercato. Se avessi registrato questo disco tutto da solo, come è successo per il precedente, “One Man’s Treasure” e “Two Of Diamonds” avrebbero un suono molto simile. Ultimamente ho suonato dal vivo con la formazione che ha inciso con me il disco e questo mi ha dato modo di registrare i brani con arrangiamenti nuovi e valutarne le diverse. Sono contento di aver lavorato in questa maniera.
Quindi è per questo che, per la prima volta, ha coinvolto altri musicisti. È stata una scelta molto semplice da prendere.
Sì, perché stavo già suonando con loro.
Parliamo un attimo delle colonne sonore. Come lavora a una colonna sonora e quanto è diverso dal lavorare ad un album?
Sono due cose assolutamente diverse. Quando compongo musica per film, scegliere quali brani incidere è molto diverso rispetto a quando decido quali brani includo in un disco.
Anche il film impone una struttura particolare al brano perché sono strettamente legati.
Solitamente il regista ti fa visionare il film quando ha quasi terminato le riprese e ti dice quali idee ha in mente per la musica. A volte capita che non abbia idee, altre che ne abbia tantissime. Molte volte tento di prendere le distanze dalle idee del regista e cerco di intuire di cosa il film abbia bisogno, poi faccio sentire al regista cosa ho composto e ne discutiamo insieme.
Questo è comunque il mio modo di lavorare. Penso che ognuno ne abbia uno personale.
Quindi, più che avere un approccio diverso, è un tipo di lavoro totalmente diverso.
Assolutamente sì. I momenti in cui componi e incidi la musica sono molto simili, ma è diverso nel momento in cui lavori con qualcuno estraneo al gruppo, ma comunque “proprietario” del progetto: stai lavorando al film di qualcun altro. In tutto il processo il tuo apporto è una piccola parte.
Nel momento in cui lavori a un tuo disco, sei il proprietario e l’unica persona responsabile del progetto.
Direi che è molto diverso in questo senso.
Ha mai pensato di girare un film? Fino ad ora si è occupato di parecchi videoclip musicali.
La regia mi ha sempre affascinato, ma non ho mai assecondato molto questa attitudine.
Fino a qualche anno fa, girare un filmato era molto dispendioso, ma ora penso che sia diventato più accessibile con la nuova generazione di telecamere digitali che continua a evolversi.
Non sono mai stato troppo motivato a voler essere coinvolto nel mondo cinematografico perché, fino a poco tempo fa, era un mondo completamente allo sfascio, un vero disastro, difficilissimo, con persone che investivano anni e si uccidevano a vicenda cercando di realizzare un film. Sai, tutto questo mi ha portato a pensare che fosse una cattiva idea entrare a far parte del mondo cinematografico (ride). No, semplicemente non pensavo che ne valesse la pena.
Quando avevo circa vent’anni, quando suonavo con i Birthday Party, nella metà degli anni 80, volevo veramente diventare un film-maker, ma poi ho abbandonato l’idea.
Magari potrei ricominciare ora, sì.
Mi parlerebbe un po’ dei Wallbangers?
Si tratta di... (sorride)... si tratta di un progetto che ho messo in piedi. Me ne stavo a macchinare nella mia stanza della musica, ma è qualcosa che non ho mai terminato. Poi un’etichetta discografica spagnola mi ha chiesto se avessi un progetto parallelo o del materiale nel cassetto e mi è tornato in mente questo progetto rock che avevo lasciato in sospeso e gliel’ho mandato. A loro è piaciuto molto, quindi l’ho terminato e hanno pubblicato l’Ep.
Puoi sentire un paio di brani sulla mia pagina di Myspace.
Ottimo. Ora... c’è questa cosa che vorrei dirle da più di 15 anni. Dunque... nel 1982...
Mh...
... ha detto ai Sisters of Mercy che erano un gruppo penoso, sicuramente il gruppo peggiore che abbia mai aperto un concerto dei Birthday Party e, poverini, loro si sono addirittura sciolti per qualche mese!
In realtà non è che abbiamo detto loro nulla: ci stavamo preparando per salire sul palco e questo tizio del loro management continuava a chiederci cosa pensavamo del concerto, ma eravamo troppo presi quindi, per liberarci di lui, l’unica cosa che potevamo dirgli era: “Dì loro che pensiamo siano merda”. La realtà è che non li abbiamo nemmeno visti suonare.
Molto bene, questa è la risposta che volevo proprio sentirmi dare. Grazie!
So che le piace molto Mark Lanegan.
Sì, sì. Mi piace molto.
Ha già sentito il nuovo disco dei Soulsaver in cui Lanegan è ospite?
No, non ancora. Mi ci vuole sempre un po’ per ascoltare nuovi dischi e devi anche considerare che non seguo molto la stampa musicale. So che c’è in giro anche un nuovo disco dei White Stripes, ma non so molto di più.
Forse mi stavano prendendo in giro, ma mi è giunta la voce che è lei a prendersi carico di tutto il management dei Bad Seeds.
La maggior parte, sì.
In realtà, abbiamo molte persone che lavorano per i Bad Seeds: abbiamo un ufficio stampa, case discografiche, booking agent, tour manager, contabili... e nel momento in cui ci sono delle questioni che necessitano di essere discusse, tutte queste persone le discutono con me.
Ma se pensi alla metà degli anni 80, io fungevo da manager e da tour manager e fortunatamente quel tempo è finito: ero tremendamente impegnato, ma ora non lo sono più così tanto.
So che conosce diverse persone che lavorano con artisti italiani e altre che passano molto del loro tempo qui in Italia, magari per le loro vacanze.
Mi stavo domandando se avesse un’idea della scena musicale italiana.
Non un’idea chiara, ma non ho un’idea chiara nemmeno della scena musicale australiana!
Col passare degli anni ho cominciato a uscire sempre di meno, anche quando sono a Melbourne, quindi non so bene cosa stia succedendo.
Tendi molto a concentrarti sulle tue canzoni nel momento in cui capisci quale strada devi seguire e questo ti porta a smettere di prestare attenzione a tutto il resto.
So che è una scena prolifica e di qualità, conosco un paio di nomi, ma non saprei proprio cosa pensare della scena musicale italiana.
Signor Harvey, il tempo a nostra disposizione è terminato, ci dobbiamo fermare qui. La ringrazio.
Eri arrabbiata per la storia dei Sisters of Mercy?
NNOOO!!! E come dicevo prima, visto che dovevate salire sul palco, immaginavo non avevate visto la loro esibizione. E poi, dai ammettiamolo, i Birthday Party non erano certo il gruppo che poteva rispondere: “Ah guarda, ci sono piaciuti un mucchio!”
(Mick ride)
E comunque non ho mai pensato che fossero un gruppo particolarmente adatto ai concerti.
Nemmeno io. Non mi è mai piaciuta quella drum machine. Non sono mai stato un grande fan dei Sisters of Mercy, ma qualsiasi commento su quel concerto non era riferito a loro, ma a questa persona che continuava a infastidirci (sorride) e non avrebbe smesso fino a quando qualcuno non gli avrebbe dato una risposta. Non puoi controllare certe storie e questa è una di quelle: nel corso degli anni ha preso sfumature sempre diverse.
La ringrazio ancora. Ci vediamo tra un paio di settimane, quando sarà in concerto in Italia.
Un paio di anni fa le urlai “Initials BB”...
Ma per farla ci vuole un’intera orchestra!
È quello che mi rispose dal palco. Potrebbe farlo, andarsene in tour con un’intera orchestra, intendo.
No, no, è tutta una questione monetaria (sorride), mi ci vorrebbero migliaia di euro per mantenerli tutti.
Sarebbe bello, ma ho altre cose da fare.
Discografica: “Tutto bene?”
Io: “Giovedì.”
Discografica: “Eh? Magda, stai bene? Vuoi un bicchiere d’acqua?”
Io: “Arancione”