21/05/2013

Savages

Circolo Magnolia, Milano


di Stefano Macchi
Savages

Il parcheggio del Magnolia, al martedì sera, è solitamente sgombro; puoi piazzare l'auto tranquillamente all'entrata e squagliartela in fretta dentro il localetto, ancora più in fretta se fuori, a maggio, ci sono 10°. Il martedì 21/05/2013, però, la fila di auto si estende un poco aldilà della solita scacchiera di lamiera pre ingresso, allungandosi per qualche centinaio di metri sul viale e facendo presagire una coda che non t'aspetteresti nel mid-settimana.
Batti i piedi per tenerti caldo, li muovi canticchiando quei pezzi che sentirai di lì a poco, se non fosse per una drum-machine perfidamente secca che preannuncia l'inizio del gig; Johnny Hostile ha preso posto al centro del palco: è solo.
Johnny Hostile è quella metà dei francesi John & Jehn; artista, musicista, produttore e co-fondatore con Jehnny Beth della Pop Noire Records, l'etichetta delle Savages. Il magro, quasi anoressico bassista e sperimentatore francese, ormai trapiantato in UK, sguaia parole al microfono, modulandole come facevano i Cramps di inizio 80 e addensando l'atmosfera con l'acre brontolio della sola chitarrabasso. Una voce riverberata, accompagnata dalle comparsate della Beth e della Thompson, incupisce i colori del locale, con questo particolare psycho-dubstep dalla personalità borderline, difficile da incanalare.

Le quattro londinesi non si fanno attendere poi tanto: entrano sul palco sulle note di "Dead Nature", avvolgente mantello intessuto di rintocchi e inquietudine, partendo in corsa con "City's Full" e cambiando l'ordine della tripletta che su album aveva piacevolmente lasciato il segno; in sequenza arrivano "Shut Up" e "I Am Here", grintose al punto giusto, melodie conosciute e utilizzate per scaldare l'importante percentuale di pubblico maschile, con il basso a gorgogliare rumorosamente, prima dell'esplosione in "I Am Here / I Am Here / I Am Here / I Am Here". I suoni della Thompson sorprendono: la cura e la potenza (non l'intensità) di quella Fender Jazzmaster - azzurra e perlinata nel suo battipenna bianco - stregano l'atmosfera del '77 del circolo, colpendo le nostre cloache, frementi di svolgersi. L'intermezzo di "Give Me A Gun" - pezzo incluso nell'EP invernale "I Am Here" - separa dalla terzina iniziale e prepara alle note dolenti di "Strife" in cui la Beth dimostra che qualunque paragone con Siouxsie è azzeccato, ma anche: "chi se ne importa"; la vocalist ha tenuto e "sparato", muovendosi come la bambola di Ian Curtis in taluni momenti, mostrando l'intima spiritualità di Patti Smith in altri: "Waiting For The Sign" è l'apoteosi di lame fuse e incandescenti della Thompson, di proiettili calibro 35 sparati con cadenza regolare dalla batteria Milton e la voce, l'ugola di Camille Berthomier che è un opaco raggio di luce composto dai colori della Smith e di Pj Harvey.

2013_savages_2Passo indietro nel tempo con "Flying To Berlin", traccia inclusa nel b-side single "Savages" del 2012, che cavalca le sonorità del primissimo post-punk, sbrigliandolo educatamente attraverso la cura sonora della chitarra Thompson, ancora una volta. Il viaggio accompagna a quella sberla di "No Face" in cui le britanniche riprendono a pestare duro, e a incattivirsi perché, dopo il giusto tributo popular di "She Will", inscenano una rappresentazione importante del proprio pensiero: la Beth legge, intepreta e quindi recita una lirica intensa, nella penombra, trasmettendo, ancor prima che la furia di "Hit Me" abbia inizio, quella condizione di violenza che siamo costretti ad ingurgitare giorno per giorno, raggiungendo un livello di trasporto e coinvolgimento massimi; la successiva "Husbands" è lo sfogo pre-chiusura in vista dell'inedita e recente "Fuckers": "This is called Fuckers, for all fuckers stand 'round you", un mix intrigante di post-core e musica tribale, con una coda che per due minuti e mezzo ci tiene incollati gli occhi al palco, in trans visiva e sonora, mentre la Thompson ci grattuggia i timpani e la Milton batte le pelli come nel passato remoto.

La classica base di sottofondo annuncia che l'uscita dal palco delle britanniche è definitiva, dopo circa un'ora di rabbia e carezze in cui le ragazze di Londra han saputo mostrare e dimostrare che la loro prima uscita discografica non sia buttata lì per caso e che, se davvero si vuol conoscere l'essenza della band, non basti solamente ascoltarle su disco, ma occorra annusarle dal vero e sentire il loro profumo di sudore e furore.

Foto di Valerio Berdini

Setlist
  1. City's Full
  2. Shut Up
  3. I Am Here
  4. Give Me A Gun
  5. Strife
  6. Waiting For The Sign
  7. Flying To Berlin
  8. No Face
  9. She Will
  10. Hit Me
  11. Husbands
  12. Fuckers