05/11/2019

Libertines

Columbiahalle, Berlino


Son passati oltre tredici anni da quella sciagurata intervista su Mtv, quando Pete Doherty, seduto su un divano dopo essersi fatto di eroina dietro le quinte, scaricò la siringa ancora piena di sangue verso la telecamera (clip tuttora visibile su YouTube). Erano altri tempi, e probabilmente un altro Doherty, ma alzi la mano chi avrebbe scommesso di vederlo ancora in carne e ossa dopo tutti questi anni! Per sua e nostra fortuna lo è, perché il talento del quarantenne musicista inglese è innegabile, oserei dire direttamente proporzionale alla quantità di droghe assunte. Stesse doti artistiche risiedono nell’altra mente fondatrice dei Libertines, quel Carl Barât, prima suo amico, poi nemico, poi di nuovo amico, compagno di sbronze, litigate, zuffe, ma anche ingegnoso autore sia da solo che assieme al suo partner in crime. Quando i due ragazzacci non litigano, o non vengono sopraffatti dai rispettivi enormi ego, ci si diverte, e molto.

Così è successo alla Columbiahalle di Berlino, davanti a 3500 persone, tappa tedesca del tour europeo che li sta porterà in giro fino al 22 dicembre per rispolverare il repertorio dei Libertines. Barât e Doherty, come da abitudine, si alternano alla voce, si scambiano la posizione occupata sul palco, spesso condividono lo stesso microfono, talmente vicini (vedi foto in alto) da simulare quasi un bacio appassionato. Segnale di un’amicizia forte che è di nuovo cementata nonostante gli alti e bassi: memorabile quella volta in cui Doherty, appena estromesso dai Libertines, nottetempo si insinuò all’interno della casa di Barât, svaligiandola. Un furto che gli valse sei mesi di carcere.

Durante il concerto, durato una novantina di minuti di minuti in tutto, il duo, affiancato da John Hassall al basso e Gary Powell alla batteria, ha ripescato in maniera omogenea dai tre album realizzati in ventidue anni: sia i primi due, prodotti da Mick Jones dei Clash, sia il più recente, quello post reunion, “Anthems For Doomed Youth”, che risale ormai al 2015. Il sound dei Libertines resta riconoscibilissimo, quel garage britpop che nella trasposizione live evidenzia ancor più l innegabili venature punk.
Tra le canzoni proposte figura l’omaggio alla fidanzata più famosa di Doherty, Kate Moss, “What Katie Did”, e la “Can’t Stand Me Now” che si conferma il loro brano cardine, quello che più degli altri infiamma la platea. Il concerto si chiude con “Don’t Look Back Into The Sun”, titolo nato dalla fusione di “Don’t Look Back In Anger” degli Oasis e “Ride Into The Sun” dei Velvet Underground, come ha, di recente, rivelato Barât. Un inno cantato a squarciagola da tutto il pubblico.

Quando i “Likely Lads” si divertono, lo spettacolo è assicurato. Oggi, a tredici anni da quell’intervista continuiamo tutti a sperare nella loro redenzione. Ma poi viene naturale pensare a cosa avrà potuto combinare Pete dopo lo show. Ne avrà fatta un’altra delle sue? Oppure l’ultimo vero dannato del rock ha finalmente messo la testa a posto? Beh, non si direbbe, visto quanto accaduto a Parigi pochi giorni più tardi: due arresti, uno per possesso di cocaina, l’altro per rissa e strato di ubriachezza, nel giro di 72 ore e l’ennesima condanna, a tre mesi di reclusione con sospensione della pena, più una multa di circa 10.000 euro. E la storia si ripete: belli, bravi e dannati. Sperando di rivederli presto, assieme, sopra un palco, a suonare le loro canzoni più belle...


(foto di Pier Paolo Campo)