"Unbound" includerà anche una cover di Cellar Door degli Spiritbox, che Wolfe ha eseguito all'inizio di quest'anno durante una sessione per Bbc Radio 1 con Daniel P. Carter.
Il progetto in tre parti di Wolfe, composto dal nuovo album "She Reaches Out To She Reaches Out To She" e dagli Ep "Undone" e "Unbound", è stato descritto come "una contemplazione sulla natura del cambiamento, che ci i invita ad attraversare il tempo, ad afferrare i fili di ciò che era e ciò che potrebbe essere e a trovare forza nell'atto di diventare".
A più di quattro anni dall'uscita di "Birth Of Violence", e ad appena due dal fortunato "Bloodmoon: I" (nato da una collaborazione con i Converge), Chelsea Wolfe è dunque tornata con la sua settima prova sulla lunga distanza, "She Reaches Out To She Reaches Out To She". Oltre che a Chisholm, Gowrie e Tulao, la cantautrice americana si è affidata al produttore Dave Andrew Sitek, a Shawn Everett (The War On Drugs, SZA, Yeah Yeah Yeahs) per il mixaggio e a Heba Kadry per la masterizzazione finale. "È un disco sul sé passato che si rivolge al sé presente che si rivolge al sé futuro per invocare il cambiamento, la crescita e la guida - ha spiegato Chelsea - È una storia di liberazione da situazioni e schemi che ci trattengono per diventare autonomi. È un invito a entrare nella propria autenticità". Il viaggio negli oscuri meandri della paura, del dolore e della disperazione ha trovato finalmente uno sbocco, una meta. Con "She Reaches Out To She Reaches Out To She", Chelsea Wolfe continua a raccontarci attimi di terrore, ma questi non sono più frutto solo dell'immaginazione bensì di una realtà sempre più tangibile. La criptica e oscura poetica dell'autrice americana è un algido sbuffo che inquieta e offre una probabile via di salvezza, un luogo dove misticismo e dissolutezza non hanno più confini. È un'oscura energia, quella che anima il nuovo album di Chelsea Wolfe, un corpo sonoro tonante che offre un graffiante e carnale colpo di coda che lacera la mente e il corpo e trova nelle note finali di "Dusk" la propria apoteosi.