Kim Gordon torna in Italia, a un anno dal precedente tour, per promuovere il suo ultimo album da solista, "The Collective". L’unica data italiana della ex-bassista dei Sonic Youth è prevista per il 28 ottobre all’Alcatraz di Milan. Si tratterà della seconda tappa di un tour europeo ad oggi articolato in 12 concerti. La prevendita è già attiva su
Mailticket.
Registrato nella sua Los Angeles, "The Collective" porta avanti la collaborazione di Kim Gordon con il produttore Justin Raisen (
Lil Yachty,
John Cale,
Yeah Yeah Yeahs,
Charli XCX,
Yves Tumor), con la produzione aggiuntiva di Anthony Paul Lopez. Un album che - riferisce una nota dell'artista statunitense - "crea un universo condiviso tra Kim Gordon e Justin Raisen, con le costruzioni dub e trap storte di Raisin che fanno da contrappunto ai collage di parole e ai mantra di Gordon".
Tra tutti gli ex
Sonic Youth,
Kim Gordon è colei che ha deciso di intraprendere il percorso meno accessibile, quello più sperimentale e con maggiori elementi di discontinuità rispetto all'esperienza maturata con la band madre. Si pensi anche alle intransigenti operazioni diffuse a nome
Body/Head, progetto avant-noise condiviso con il chitarrista Bill Nace, ben più ostico rispetto a qualsiasi lavoro pubblicato finora da
Thurston Moore,
Lee Ranaldo o delle tante collaborazioni accumulate da
Steve Shelley. "No Home Record" era il risultato di brani scritti in periodi diversi, accomunati giusto dal fatto di essere stati concepiti fuori casa, fra un hotel e una coda in macchina per le trafficate strade di Los Angeles, elemento che conferiva all'insieme una certa eterogeneità. "
The Collective" presenta invece grande coesione sonora, caratteristica che nell'economia degli oltre quaranta minuti di durata rischia però di divenire il (solo) punto debole dell'album, per via della ripetitività di alcune soluzioni adottate.
Kim Gordon non può avere più la forza di proporre nuove estetiche musicali, come ben fecero i Sonic Youth negli
anni Ottanta, ma oggi eccelle nella capacità di assorbire interferenze esterne, inglobando la contemporaneità nel proprio mondo, creando una sintesi personale scolpita come un'opera d'arte, col rinnovato contributo del
producer Justin Raisen, che introduce prepotenti scorie
electro-oriented nel
songwriting elaborato dall'icona americana. Le chitarre ci sono, ma non sono più protagoniste, trasfigurate, inglobate in suoni elettronici che attingono tanto dai
Nine Inch Nails quanto dai
Massive Attack, tanto dagli
Swans quanto dalla trap.