The Slits sono state una delle band più originali della storia della musica anglosassone. Sarebbe riduttivo inserirle solo nel quadro del punk/post-punk poiché la portata di innovazione dell'ensemble inglese va oltre l’aspetto musicale, estendendosi al piano artistico e culturale.
Prima di tutto, le Slits sono state la prima band femminile nel mondo rock o punk a non avere lo stile musicale di una band formata da musicisti maschi. Nello splendido memoir “Clothes Clothes Clothes, Music Music Music, Boys Boys Boys” (Faber & Faber, 2014) la chitarrista Viv Albertine racconta il percorso di definizione del proprio suono in uno sforzo costante – in piena etica punk DIY – di fare della musica creata un veicolo di soggettività, definendo la propria voce in un mondo le cui formule stilistiche erano dettate dagli uomini.
Il divenire musiciste si traduce allo stesso modo in uno sforzo concettuale, per non volere suonare assonanti a band precedenti o coeve e per presentarsi, anche sul piano visivo, come musiciste e donne “nuove”, diverse dai modelli femminili o maschili che avevano intorno. Nel clima tossico anni Settanta di una società inglese in decomposizione – dove le donne venivano ancora relegate ai fornelli e i punk erano osteggiati persino da ted e skinhead – le Slits avviano la loro rivoluzione culturale sostenute da quella scena punk plurale che diventa terreno fertile per l’espressione personale; quindi da amici come Mick Jones (chitarrista dei Clash e storico compagno della Albertine), John Lydon (leader di Sex Pistols e PIL) e Don Letts (DJ del Roxy, filmmaker e futuro manager dell’indomabile band).
L’alchimia esplosiva che porta alla creazione di “Cut”, debutto e capolavoro della band, è la risultante di influenze, esperienze di vita, incontri, amicizie e ferite. Ma è anche il vortice di una tracimante vitalità e di una carica performativa generate principalmente da Ari Up e Viv Albertine, le due anime della band, che portano alle più originali soluzioni compositive di “Cut”. Le musiciste potrebbero essere considerate due figure non solo iconiche ma anche archetipiche del rock, come lo diventeranno in seguito altre artiste che loro stesse hanno ispirato, tra cui Kim Gordon (Sonic Youth, Ciccone Youth, Body/Heat), Kathleen Hanna (Bikini Kill, Le Tigre, Julie Ruin) e Carrie Brownstein (Sleater-Kinney, Wild Fang), due delle quali, come la Albertine, hanno pubblicato un memoir.
Nel 1976 Ari Up (Ariane Forster) è una quattordicenne di origini tedesche, figlia di un cantante e di una donna progressista, che cresce in un ambiente pieno di musica (nel 1979, inoltre, la madre Nora sposerà un altro musicista: Lydon). È l’unico membro della band dotato di una formazione musicale, principalmente classica, e impara a suonare la chitarra da Joe Strummer. Con un’attitudine specifica per la performance e una passione per il reggae, Ari sviluppa un modo di cantare in cui accentua, nel cantato in inglese, la durezza dell'accento tedesco, accompagnando i suoi stilemi musicali con look eccentrici e danze rituali che diventano tipiche dei live della band.
La Albertine, invece, è australiana di nascita e cresce a Londra insieme a Jones, Lydon e Sid Vicious (con il quale forma The Flowers of Romance), frequentando anche personaggi come Johnny Thunders (New York Dolls, The Heartbrakers), Vivienne Westwood e Malcolm McLaren (di cui indosserà gli abiti del loro brand SEX). Le influenze che annovera sono le più disparate: dai versi degli animali alla viola di John Cale, dai Beatles a Yoko Ono e Patti Smith, da “Low” di David Bowie (Rca, 1977) a “Space Is The Place” di Sun Ra (Blue Thumb, 1973).
Completano la formazione Tessa Pollitt, bassista, e Palmolive (Paloma Romero), ex-batterista dei Flowers of Romance che abbandona le Slits prima delle registrazioni di “Cut” per entrare nelle Raincoats, lasciando il posto a Budgie, batterista dei Big In Japan e futuro membro di Siouxsie & the Banshees e The Creatures.
Nel 1977 la band accompagna il White Riot Tour dei Clash insieme a Buzzcocks, Prefects e Subway Sect. Prima di “Cut”, le Slits avevano realizzato una Bbc session da John Peel ed erano rientrate in studio, per la prima volta dopo la firma del contratto con la Island, per registrare una personalissima versione di “I Heard It Through The Grapevine” di Marvin Gaye (Tamla, 1968), con un irresistibile groove à-la Contortions. La produzione di “Cut” è affidata a Dennis “Blackbeard” Bovell, musicista dub-reggae vicino a Fela Kuti e artefice di “Y” del Pop Group (Radar Records, 1979), altro debutto-capolavoro e altro album seminale della storia del post-punk. Bovell s’innamora della musica delle Slits e, come per Pop Group, le porta a registrare al Ridge Farm Studios di Rusper, nelle campagne del West Sussex.
La fattoria diventa il luogo ideale per incanalare e definire il sound delle Slits in un calibrato set di componenti musicali dub/reggae/punk/funk/rock/noise, la cui base è una texture scarna fatta di pochi elementi timbrici (in sostanza batteria, basso, chitarra e voci). Fonte d’ispirazione per la band sono le interpretazione delle canzoni di Burt Bacharach fatte da Dionne Warwick. Il risultato finale delle registrazioni sono dieci tracce originali e spassose, che non superano mai ciascuna i 4 minuti di durata, per poco più di trenta minuti complessivi di musica. In piena etica punk.
Ascoltare il disco significa trovarsi in un caleidoscopio musicale in cui si passa dal tribalismo ska di “Instant Hit” – caratterizzato dalla quasi assenza dei piatti alla batteria e impreziosito dalle linee di flauto suonate da Bovell – all’intricato groovin’ funky-reggae di “So Tough”, dal punk-funk di “Shoplifting” al rumorismo ironico di “Newtown” – il cui groove viene creato da Bovell con un bicchiere, un cucchiaio e una scatola di fiammiferi – dal micidiale andamento prima folk e poi rock di “FM” ai riff squadrati e in controtempo di “Ping Pong Affair”, dal grottesco surf-rock di “Love Und Romance” – con un pianoforte dissonante – al "pop melodico secondo le Slits" di “Adventures Close To Home”, brano cantato da Tessa che chiude il disco. Menzione speciale merita il singolo “Typical Girls”, che diventa il manifesto della band grazie soprattutto a un testo che tratta in modo (auto)ironico e (apparentemente) leggero gli stereotipi di genere (“Don't create/ Don’t rebel/ Have intuition/ Can’t decide”).
I testi del disco si rifanno alle esperienze di tutti i giorni della vita delle quattro protagoniste – quindi ragazzi, amici ed episodi di vita vari – partendo dalla splendida “Instant Hit”, scritta pensando a Keith Levene dei PIL (“He is a boy/ He’s very thin/ Until tomorrow/ Took heroin/ Don’t like himself very much/ ‘Cause he has set to set to self-destruct”). Irresistibili e originali in “Cut” sono i cori, tra lo stile classico e le urla da strada, che contrappuntano la melodia principale di Ari Up fungendo, sul piano testuale e strutturale, da corpo collettivo a sostegno dell’eroina durante un moto condiviso, come il coro femminile che affianca le azioni di una novella Lisistrata in una commedia di Aristofane.
A completare il capolavoro è l’artwork del disco, una serie fotografica scattata da Pennie Smith che cattura tutta la wilderness della musica delle Slits e lo spirito delle registrazioni alla fattoria, la cui immagine di copertina immortala in giardino le tre musiciste coperte di fango e con indosso solo un perizoma.
L’esuberanza e l'estro delle Slits diventano così leggendari da affascinare un regista come Derek Jarman, che le chiama a recitare nei panni di un gang di vandale nello splendido “Jubilee” (1978) – ruolo che la band non ha particolarmente condiviso – insieme a Adam & the Ants e Wayne County. Lo spirito delle loro performance e delle loro trovate, come la copertina di “Cut”, viene invece catturato dalle pellicole Super-8 di Don Letts, che immortala il paradigma punk londinese nel fondamentale film documentario “The Punk Rock Movie” (1978), in cui la band è inquadrata insieme a Clash, Sex Pistols, Siouxsie & the Banshees, Generation X, X-Ray Spex e altri.
La traiettoria musicale delle Slits è durata pochi anni (1976-1982) ma la loro legacy e la loro influenza su altri artisti è incalcolabile: dalla nascita delle Raincoats all’avvio della carriera di Neneh Cherry, per non parlare del movimento Riot grrrl e di tutte quelle artiste che non possono prescindere dall’opera della band londinese, come Bjork, Gwen Stefani, o Beth Ditto. Dal 2005 al 2010 Ari Up e Tessa formeranno di nuovo la band, reunion alla quale non prenderà invece parte Viv. Regista, cantautrice, scrittrice e madre, negli stessi anni la Albertine darà avvio a un percorso artistico individuale ancora in corso di scrittura.
Who invented the typical girl?
Who's bringing out the new improved model?
And there's another marketing ploy
Typical girl gets the typical boy
25/08/2019