Un'avvertenza prima di proseguire: personalmente, ho una radicata antipatia per i Porcupine Tree, in particolare per Steven Wilson, autore anche discreto e in fondo meglio di tanti altri, ma a mio parere molto sopravvalutato. Ma veniamo a "In Absentia". Si parte con "Blackest Eyes", bella melodia, molto aperta e corale, molto pop ( non è una brutta parola ), molto FM, parzialmente rovinata da intermezzi con una schitarrata senza senso; così, tanto per fare la faccia feroce.
"Trains" parte con la chitarra acustica, poi il pezzo sale, non ci discostiamo molto dal pezzo precedente, brano molto melodico, basato su un giro di chitarra elementare ma molto ben sovrastrutturato come arrangiamento. Poi Wilson ci mette un breve assolo che è, ahimé, un gioiellino...
Solito finale con chitarrone. Avanti con " Lips of ashes", arpeggio con tastiere ambient di complemento, pezzo lento con incastri vocali aeriformi, non brutto ma alla fine un po’ evanescente. "The sound of muzak" riprende i primi due pezzi, solito pop sovrarrangiato (bene), solito ritornello corale, solito assolo centrale, solito andamento del pezzo tra l'epico e il sottotono. Comincio un po’ a stufarmi ma forse è perché parto prevenuto.
Partirò pure prevenuto, ma la successiva "Gravity Eyelids " non mi sembra proprio un granché, solita minestra con l'aggravante di una parte centrale muscolare francamente evitabile.
Con "Wedding Nails" siamo a metà disco, strumentale caratterizzato da una parte chitarristica chiaramente in debito con gli ultimi King Crimson, ma Wilson non è Fripp (non diteglielo che si offende...) e il pezzo è un naufragio di luoghi comuni. Proseguiamo con "Prodigal" e si riprende il solito tran tran già detto. Wilson non scrive brutti pezzi ( neanche "Prodigal" lo è ) ma il suo schematismo è impressionante.
"3" ha un bell'inizio con un muro di tastiere molto suggestivo, poi ricade nel solito incubo da prog nazional-popolare. "The Creator Has A Mastertape" ha invece due meriti: un titolo spiritoso e un bel giro di basso. Sprecato in un pezzo orrendo.
"Heartattack In A Layby" prova la strada dell'intimismo con risultati alla fine non disdicevoli, specie per un bel finale con un bel controcanto. Avanti con "Strip The Soul", sette minuti inutili con una finta aggressività da baraccone e un piccolo solo di chitarra scarto degli scarti del Belew di "Discipline". Dodicesimo e ultimo pezzo: "Collapse The Light Into Earth". Inizio piano e voce, poi violini (veri ?) a iosa in un finalone romantico non disdicevole.
Allegato troviamo un bonus disc con tre brani, una ripresa di "Strip The Soul " + altri due ("Brown With Me" e "Chloroform") che poco aggiungono o tolgono all'economia generale del lavoro.
Pensierino conclusivo: "In Absentia" non è un brutto disco, si avvale, specie all'inizio di alcuni brani piuttosto buoni, ma il songwriting ha dei limiti espressivi a mio parere evidenti. Ciononostante, i Porcupine Tree continuano a godere di un’ampia considerazione, che va oltre il piccolo circolo di appassionati di progressive.
04/11/2006