National

Sad Songs For Dirty Lovers

2003 (Brassland)
alt-rock

Originari di Cincinnati, Ohio, ma trasferiti a Brooklyn, i National iniziarono a muovere i primi passi nel 1999. Trattasi di un quintetto a conduzione familiare formato da due gemelli (i chitarristi Aaron e Bryce Dessner), due fratelli (Scott e Bryan Devendorf, responsabili della sezione ritmica) e Matt Berninger, un sensibile songwriter in erba divenuto rapidamente il centro nevralgico della formazione. Le caratteristiche peculiari della band sono rintracciabili nella voce baritonale di Matt, nel drumming di Bryan quasi sempre giocato sui tom, nelle chitarre che ricamano morbida elettricità con fare artigianale, senza privarsi di improvvisi squarci sonici.
I cinque ragazzi di provincia, una volta approdati nella Grande Mela si misero subito a lavoro su quei bozzetti che nel 2001 finirono nel primo album omonimo, pubblicato pochi giorni dopo la tragedia dell’11 settembre. “The National”, sebbene inevitabilmente acerbo e con qualche pecca dal punto di vista produttivo, si poneva già ricco di idee e con spunti degni di nota, fra slanci romanticamente acustici e qualche promettente controllata spigolosità.

Maggiore ricchezza stilistica, ed un budget più cospicuo conducono a “Sad Songs For Dirty Lovers”, autorevole conferma di una formula che, partendo da un atteggiamento  ben radicato su certo alt-country fortemente debitore nei confronti di Wilco ed Uncle Tupelo, si muove da una parte attingendo alla fonte del miglior cantautorato a stelle e strisce, e dall’altra tenendo d’occhio i movimenti della scena indie-rock. Fra malinconie, elettricità e refusi post-punk, i testi di Berninger ci parlano di un’America in difficoltà, spaventata e smarrita. I ragazzi hanno oramai un nocciolo duro di sostenitori, ma i semi fin qui gettati lasciano presagire un potenziale futuro ben più importante.
Evidenti netti miglioramenti sono percepibili sia nel songwriting che negli aspetti produttivi, con le due facce della band ben rappresentate nell’accoppiata iniziale “Cardinal Song” (una sorta di manuale del perfetto seduttore) / “Slipping Husband”. Se il passo felpato di “Thirsty” lascia presagire interessanti scenari futuri, è con “It Never Happened”, “Murder Me Rachael” e “Available” che i ragazzi sorprendono tutti (a dispetto del titolo scelto per l’intero album), dimostrando di saper maneggiare non solo atmosfere dolenti, ma anche materiale altamente infiammabile ed abrasivo, schiudendosi su tappeti di sana elettricità.

I semi furono gettati e, visti i riscontri critici positivi, di lì a poco la Beggars Banquet brucerà la concorrenza mettendo sotto contratto i National. Ma prima di abbandonare la Brassland Records (la label di famiglia titolare dei primi due album), Berninger e soci daranno alle stampe l’Ep “Cherry Tree”, una raccolta di brani rimasti fuori da “Sad Songs For Dirty Lovers”, alcuni dei quali di indiscutibile valore.
Una traccia sarà ripresa nel successivo fortunato “Alligator” (“All The Wine”) in una versione alternativa, “About Today” finirà 2011 nella colonna sonora del film “Warrior”, “Cherry Tree” si imporrà come una delle prime vere meraviglie della band, anche se finirà anzitempo nel dimenticatoio, surclassata dai i gioielli in divenire. Ma questa sarà un’altra storia…

07/02/2014

Tracklist

  1. Cardinal Song
  2. Slipping Husband
  3. 90 Mile Water-Wall
  4. It Never Happened
  5. Murder Me Rachael
  6. Thirsty
  7. Available
  8. Sugar Wife
  9. Trophy Wife
  10. Fashion Coat
  11. Patterns Of Fairytales
  12. Lucky You

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