Nelle sue trenta tracce, il disco rivela una natura scanzonata e goliardica, condita massicciamente, e talvolta pedissequamente sostenuta, da un umorismo nero. E' facile raffigurarsi la band suonare in una nuova ala dell'Arkham Asylum, davanti un pubblico di buffi personaggi alla Looney Tunes, ma che sanguinano. Il tessuto sonoro spezzato di cui si parlava all'inizio, che può determinare in molti casi un bizzarro senso di distacco nonché una preventiva e plausibile refrattarietà, si trasforma, ascolto dopo ascolto, nella prerogativa essenziale dell'intero lavoro, e nella sua forza più grande. Solo grazie al disordine e alla precarietà del momento, Patton scorge la coerenza del suo personalissimo percorso sonoro. E' questa, in pratica, la chiave di volta del disco.
Ritmata dalla quotidianità di un mese mai così ricco di festività (alcune vere, altre probabilmente inventate, a meno che, naturalmente, negli States si celebri il giorno dell'Eight Track Tape), l'ultima opera dei Fantômas assomiglia ai "Books Of Blood" di Barker: ugualmente schizofrenica e rumorosa in qualunque punto si decida di analizzarla (poche sono infatti le differenze tra giovedì sette e domenica ventiquattro). Decisamente più heavy che avant-garde in alcuni istanti (merito di un Dave Lombardo mai così libero di manifestare il proprio retaggio slayeriano), costellato dai maestosi riff deflagranti di King Buzzo (forse un po' sacrificato nei precedenti dischi dell'ensemble) e condensato dall'amalgama sonora del sempre più geniale Trevor Dunn, l'album si snoda in una miriade di microtracce estemporanee (raramente infatti superano la soglia dei due minuti), ora vagamente ambient, ora convulsamente metal.
Ma i riferimenti e le citazioni che Patton si diverte a inserire trascendono i generi, ed ecco fare capolino urla di ogni tipo, filastrocche irriverenti, transitori jingle di videogiochi (ho identificato l'opening theme di "Yoshi & Friends", misconosciuto platform per GameBoy di qualche anno fa), incipit di seriose colonne sonore (espliciti sono i richiami all'opera di Angelo Badalamenti e all'immaginario oscuro di David Lynch), gorgoglii, suoni gutturali alla Lovecraft, estatici coretti, classici gong di chiusura, omini dalle voci stridule che salutano continuamente, gommosi martelli che picchiano teste (di gomma) e chiaramente gli ormai familiari sussurri e tintinnii che l'ex Faith No More utilizza a profusione. Anche negli episodi più dilatati (invero abbastanza rari e comunque obbedienti all'interruzione), si avverte il senso di sospensione (appunto), di incompiutezza, di sistematica rottura con la parola "canzone" che i Fantômas si (ri)promettono di demolire.
Ne deriva in effetti, come dicevamo, una deleteria percezione di smarrimento, che in ultima analisi, si candida quale aspetto meno convincente dell'album, sebbene frutto di una precisa scelta. Se "The Director's Cut" aveva svelato la passione di Patton per il cinema, "Suspended Animation" esalta il sapore dolciastro del mondo dell'entertainment infantile, soggiogandolo però a una dimensione assurda e stravagante, come una recita scolastica per bambini un po' pazzi che decidono di mettere in scena un cruento grand guignol. A supportare tale idea, il curatissimo artwork dell'album, ad opera del maestro di Hirosaki, Yoshitomo Nara, l'artista che con i suoi enfants terribles, ha saputo esportare meglio di tutti la pop-art nipponica negli anni Novanta. Questo quarto lavoro dei Fantômas (o quinto, se si considera il team-up con i Melvins), soddisferà non poco i feticisti del booklet: le smitizzanti illustrazioni di Nara sono le immagini di una sorta di calendario da tavolo (con tanto di tratteggi per le pieghe).
Trenta come i giorni di aprile, e i pezzi dell'album. Naturalmente, non esistono (apparenti) connotazioni di alcun genere tra l'illustrazione, la festività relativa e la traccia. L'intero spettro sonoro di "Suspended Animation" galleggia trillando di moncherini tutto sommato consci della propria menomazione, come stralunati cartoni animati consapevoli della propria, irreversibile inadempienza alla realtà.
(14/09/2017)