Ianva

Disobbedisco!

2006 (Antica Fonografia Il Levriero)
neo-folk, songwriter, soundtrack

Un musical dannunziano, al passo marziale del neofolk. Il debutto sulla lunga distanza degli Ianva è quanto di più distante si possa immaginare dai cliché dell'indie nostrano. D'altra parte, l'ensemble genovese non fa mistero di ripudiare suoni, stili e modelli dell'alternativese nazionale. Niente modelli anglosassoni da scimmiottare, dunque, né concessioni a tendenze più o meno cool del momento. Il loro "potenziale sucidio" - come è descritto nel sito della loro etichetta Il Levriero - consiste infatti nel recuperare "la propria irrinunciabile italianità musicale": dalla prima wave tricolore a cantautori come Ciampi e De André, dai maestri dell'arte della sonorizzazione (Morricone in primis, ma anche Bruno Nicolai, Armando Trovajoli, Franco Micalizzi, Stelvio Cipriani, Guido e Maurizio De Angelis) a totem dei sabati sera d'antan (Mina, Gabriella Ferri, Milva, Massimo Ranieri, Lucio Battisti). A questo già variegato melange si aggiunge l'amore per grandi crooner internazionali (Scott Walker, Marc Almond, Jacques Brel) e per le ballad notturne glitterate del più decadente glam di filiazione britannica.

Il progetto nasce nel 2003 su iniziativa di Mercy (Malombra, Il Segno del Comando, Helden Rune) e Argento (già nei top-black metal Spite Extreme Wing e mastermind dei "brutal" Antropofagus) e riunisce molti nomi di punta dell'underground italiano, tra cui Stefania T. D'Alterio, ex Wagooba, nota anche per la sua attività giornalistica. A dar man forte alla band in quest'album d'esordio anche Andrea Chimenti, indimenticata voce dei Moda e attuale interprete/autore tra i più raffinati della scena italiana.

Il filo della vicenda è fornito da un misconosciuto libro di memorie pubblicato da un ufficiale a riposo (tale Col. Giovanni Laurago, classe 1898), dal titolo "Mai Così Colmo Di Vita", in cui l'anziano militare ricorda i giorni in cui fu l'attendente di uno dei principali responsabili della sicurezza interna della Libera Repubblica di Fiume all'indomani dell'Impresa dannunziana, il maggiore Cesare Renzi, "un idealista deluso e dotato di una temerarietà che scaturiva dal disamore della vita".
"Disobbedisco!" è dunque una sorta di tributo teatrale all'impresa di D'Annunzio e dei suoi legionari: l'effimera reggenza italiana del Carnaro tradita da quella stessa nazione per cui quegli uomini avevano combattuto, un Natale di sangue, e, su questo tetro palcoscenico, l'ardente love-story tra il maggiore Renzi ed Elettra Stavros, seducente spia interalleata in missione di sabotaggio.
Tra discorsi bellici, ballate avvolgenti e assalti orchestrali, va in scena l'epopea di tre anni di battaglie (1918-1920), di eroi e di sconfitti, sulle macerie di un continente in rovina.

L'abbrivio ("Intro - Colpo Di Maglio") è su cadenze apocalyptic-folk, con il proclama alla radio del generale Caviglia prima della battaglia di Vittorio Veneto, assecondato da un ronzio monocorde, quasi un unico accordo che mima il classico rumore del vinile, prima che si apra magnificamente l'orchestra, quasi ad accompagnare i soldati in marcia. Un brano che non sfigurerebbe su "Koda", il capolavoro degli In The Nursery.
"La Ballata Dell'Ardito" è l'amaro ritratto di un "magnifico perdente", narrato da Renzi in prima persona con le tonalità calde del baritono di Mercy: l'epica tromba di Fabio Fabbri e l'eco nostalgica di una fisarmonica coronano un gioiello degno del De André più barocco, quello di "Tutti Morimmo A Stento".

Poi, un altro inserto storico: il generale Diaz annuncia che "la guerra è vinta". Ma è una "Vittoria Mutilata" dal Trattato di Parigi, che assegna Fiume alla giurisdizione croata, scatenando la rivolta dei legionari traditi ("Ci assegnano un ruolo da sgherri dismessi"/ Ora zitti, e via dai coglioni!... le armi noi non deponiamo"): un'altra vibrante performance di Mercy al canto, cadenzata sulle corde della chitarra acustica e di un basso scuro e possente. L'urlo guerresco del Vate prelude al ritorno alla battaglia ("XII-IX-MCMXIX: Di Nuovo In Armi!"), perché non si può "turarsi il naso al fetore di una pace che offende": un'altra ballata marziale alla Death In June, sospinta da tromba e percussioni. Quel che verrà da qui in poi è una lenta discesa nel gorgo della passione e dell'auto-distruzione.

L'ingresso in scena di Elettra Stavros, "l'infera chanteuse", al Caffè dell'Hotel Europa è avvolto in fumi decadenti da cabaret brechtiano. Una viziosa Mata Hari, che la voce suadente di Stefania T. D'Alterio fa muovere al passo di un tango funereo, intriso d'oppio e di assenzio ("Tango della Menade").
La giga ubriaca di "Sangue Morlacco" (il vino di marasca così ribattezzato da D'Annunzio), con le sue danze mediterranee, è l'ultimo sussulto di vita. "Per Non Dormire" è già autocommiserazione e rimpianto amoroso ("Io so che lei è stata là, in luoghi dove io non ho mai osato addentrarmi perché ho avuto paura di essere un Re"): un'altra splendida ballata aperta dalla chitarra, e sorretta dalla tastiera, in un crescendo dove poi tutti gli altri strumenti entrano progressivamente in gioco.

E’ Andrea Chimenti a prestare la sua voce intensa a D'Annunzio nel plumbeo recitato di "Traditi", il commiato del comandante dai suoi legionari. Ed è un vero e proprio requiem quello che D'Alterio/Stavros declama sugli arcani richiami della tromba in "Fuoco a Fiume", lasciando a Mercy/Renzi le parole dell'addio: i due amanti non riusciranno a ricongiungersi a Trieste. "Muri d'Assenzio" è l'ultimo flash: il sogno sfuma nel piombo, "un'infilata di fuoco fratello" fulmina Renzi, i rintocchi del pianoforte di Franz Ekurn ne suggellano il de profundis.
Lo strumentale conclusivo di "Outro - Amor Sola Lex" è solo il preludio alla spiazzante ghost-track: una Stavros imbottita di morfina e ridotta ormai a cantante da bettola nel porto di Amburgo interpreta "O' Surdato 'Nnammurato" (un omaggio alla celebre versione di Anna Magnani nel film "La Sciantosa"). L'"infera chanteuse" morirà per overdose di morfina qualche ora più tardi, in una sordida camera d'albergo d'infima categoria.

Opera curatissima fin nei dettagli, dagli arrangiamenti ai testi (nell'italiano aulico, e bellissimo, dell'epoca) dal packaging alla grafica retrò, "Disobbedisco!" è una delle più sorprendenti risposte della musica italiana a quanti ne hanno preconizzato da tempo la fine, o l'ormai completo deragliamento dalle radici. Un disco moderno, ma coi piedi ben piantati nella nostra tradizione, e che suona, forse proprio per questo, esportabile come pochissimi altri (e a quanto pare i primi riscontri all'estero ne sono una conferma).
Prima di lanciarvi nelle sterili recriminazioni sulla simbologia destrorsa che ammorbano da sempre i dibattiti sul neofolk, provate ad ascoltarlo. E lasciate che sia la musica a darvi le risposte.

11/06/2007

Tracklist

  1. Intro: Colpo Di Maglio
  2. La Ballata Dell'Ardito
  3. Vittoria Mutilata
  4. (XII - IX - MCMXIX) Di Nuovo In Armi!
  5. Tango Della Menade
  6. Sangue Morlacco
  7. Per Non Dormire
  8. Traditi
  9. Fuoco A Fiume
  10. Muri D'Assenzio
  11. Outro: Amor Sola Lex
  12. (ghost track: O' Surdato 'Nnammurato)

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