"After Dark, My Sweet", quarto album dei Julie's Haircut, risponde a tutte queste caratteristiche.
Viste le premesse, il disco può risultare assai pretenzioso (se malriuscito) o viceversa molto interessante (se non si tratta soltanto di dichiarazioni d'intenti, ma di ottima messa in pratica), ed è questo il caso del nuovo lavoro della band di Sassuolo.
Incipit fumoso, lo ammetto, ma necessario per far capire come i Julie's Haircut abbiano deciso di mettersi in gioco e abbandonare la metamorfosi melodica che già aveva dato ottimi risultati nel precedente "Adult Situations": passati dal garage-rock dei primi dischi a un più compromissorio pop-rock, sarebbe stato facile continuare su quella strada.
In questo caso, invece, siamo senz'altro dalle parti della psichedelia, genere difficile e rischioso, che il gruppo affronta con lunghe e notevoli cavalcate strumentali (soltanto 4 pezzi su 11 sono cantati) e un ospite adatto e importante come l'ex Spacemen 3 Sonic Boom, che dà il suo contributo in "Sister Pneumonia" e "Ingrid Thulin".
Gran parte del disco è stato suonato in presa diretta, e il suono ne guadagna assai; cinque brani sono delle "take 1", ovvero pezzi mai provati prima e improvvisati così come si sentono sul disco: tutto ciò non è fine a se stesso, ma raggiunge ottimi livelli. Dovendo citare dei riferimenti, vengono in mente gli Spiritualized, i già citati Spacemen 3, Mercury Rev, My Bloody Valentine, senza però il tipico suono shoegaze della stratificazione di chitarre: colpisce in questo disco l'assoluta pulizia del suono.
Poi c'è qualche episodio un po' meno originale, più vicino alla produzione precedente e a certo post-rock italiano ("Afterdark"), con echi di kraut-rock abbastanza evidenti ("Gemini, pt.1 & pt.2"), o che sembra uscito dal bellissimo disco dei Two Lone Swordsmen di un paio d'anni fa ("Liv Ullman", complice un giro di basso in primissimo piano).
Forse un paio di tracce in meno avrebbero giovato all'economia del disco, che grazie ai primi pezzi ha un inizio deflagrante, mentre cala leggermente nella parte finale, ma ci si può passar sopra perché nel complesso è convincente, maturo e merita almeno un ascolto anche da parte di chi non ha mai apprezzato i dischi precedenti dei Julie's Haircut: scommettiamo che non passerà inosservato?
(20/12/2006)