Human Greed

Black Hill: Midnight At The Blighted Star

2008 (Lumberton Trading Company)
dark-ambient

Terzo lavoro in undici anni di attività per il duo composto dallo scrittore scozzese Michael Begg e dall’artista visuale Deryk Thomas, “Black Hill: Midnight at the Blighted Star” dispiega sonorità tetre e profondamente inquiete, in bilico tra grandeur apocalittica e notturno, arcano splendore.

Dalla sinistra ouverture di “Invocation” fino alle uggiose profezie di morte di “The Gracese Departing”, Human Greed dimostra di aver indagato a fondo i meandri della disperazione, avvicinandosi all’idea di una dark-ambient che, pur nelle sue fosca austerità, non smette mai di lasciar presagire scenari di agghiacciante ambiguità. Come se il Giorno del Giudizio fosse dietro l’angolo, come se gli angeli sterminatori non avessero più tempo da perdere…

La “collina nera”, dunque, è un non-luogo da cui contemplare, con placida commozione, la disgregazione di una civiltà già da sempre costretta a sopportare il peso del Tempo. Le liquide, ondulanti texture di “In Absentia” dipingono, allora, scenari metafisici in cui le emozioni diventano pure raffigurazioni oniriche, trasformandosi in struggenti muraglie neoclassiche nel funereo incedere di “Gloaming".
E’ questo, allora, il respiro eterno di un cosmo consumato dalla sua stessa inafferrabilità (“Silver Coin”), anche se, a conti fatti, si tratta di un cosmo più "inconscio" che reale, tanto che la ragion d’essere di questi suoni abbandonati a loro stessi è rintracciabile in quelle zone d’ombra in cui la memoria sfiora l’incanto-mistero del disfacimento e del suo ritornare, sempre e comunque, come un’ossessione (“Internal Moment”, “Chaplins of Ms. Selfridge”).

Quello che colpisce, invece, di “Dalkeith Night” (con cameo di David Tibet) è il modo subliminale con cui riesce a decodificare e ritrasmettere verso le stelle le morbose investigazioni psichiche dei Throbbing Gristle. Diventa, certo, nel breve volgere di qualche minuto, una mesta romanza pianistica, ma il messaggio non ha niente di malinconico, quanto, piuttosto, un atroce retrogusto fatalista.
Se qualche raggio di luce traspare, poi, da “Freeview” è solo, forse, per accentuare, ulteriormente il senso di spaesamento che, da cima a fondo, permane come vera essenza di un disco imperfetto ma che, nondimeno, ha il pregio di trasportarci in un regno in cui le distanze, evocate da rintocchi vaporizzati o da echi chiaroscurali, diventano simbolo universale di una memoria condivisa.

Disco “notturno”, dunque, perché è nel silenzio della notte che i ricordi riaffiorano, pretendendo il loro spazio. La memoria, allora, come zona di confine, palcoscenico dentro cui si muovono fantasmi di voci e ombre sfuggenti. O come allegoria di un viaggio infinito dentro la propria anima, alla ricerca di una sorgente, di un Inizio.
Nella sua raccapricciante imponenza, quindi, “Portrait Of God With Broken Toys” non può far altro che mutare in una cattedrale di terror panico dove i Tangerine Dream di “Zeit” misurano le proporzioni del Divino insieme ai Black Tape For A Blue Girl.
Solo in quella direzione, è possibile rintracciare, dopotutto, le tracce della “purezza più profonda”.

03/04/2009

Tracklist

1. Invocation        
2. In Absentia        
3. Gloaming        
4. Internal Moment        
5. Silver Coin        
6. Portrait of God with Broken Toys        
7. Chaplins of Ms. Selfridge        
8. Examination        
9. Dalkeith Night        
10. Freeview        
11. Mouth Replaced, Tears Removed        
12. Midnight at the Blighted Star        
13. Pig in the Moon        
14. Sleeping in Stations        
15. The Graces Departing

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