Probabilmente Matthew Sweet sarà ricordato per il suo unico capolavoro “Girlfriends”, ma è innegabile che il suo power-pop è sempre energico e originale, e tranne alcuni episodi minori ("Blue Sky On Mars" e" Living Things” in particolare), la sua musica ha sempre offerto spunti interessanti.
Tranne “In Riverse” del 1999 nessun album dell’ultimo decennio era stato accolto con il solito fervore, e il disco di cover con Susanna Hoffs aveva solo incuriosito per alcune versioni eccellenti ("And Your Bird Can Sing" e "Cinnamon Girl" su tutte), ora “Sunshine Lies” riconcilia finalmente Matthew con il suo pubblico più classico.
Il vero problema dell’ultima produzione del musicista americano non era la scrittura sempre di buon livello, ma il sound del gruppo, quello che caratterizzava la produzione degli anni 90 era la presenza di eccelsi strumentisti come Richard Lloyd, Robert Quine, Ivan Julian e Greg Leisz.
Il ritorno dei suoi fidi collaboratori (tranne Robert Quine, morto qualche anno fa) riporta il sound migliore di Matthew Sweet pur se l’ispirazione resta discontinua.” Byrdgirl” e “Let's Love” sono due ottimi esempi del suo pop-rock tra Byrds e Big Star, e sicuramente quanto di meglio scritto da Sweet negli ultimi dieci anni. Non mancano gradevoli e non mielose ballad (“Around You Now” e “Feel Fear”), ma è lo spirito punk di “Flying”, con una performance eccellente di Richard Lloyd e Matthew che fa il verso a Johnny Rotten, il momento più esaltante.
Pur se non del tutto riuscito, “Sunshine Lies” resta il miglior album degli ultimi dieci anni, con almeno altre due ottime canzoni da ricordare: la prima, "Pleasure Is Mine", oltre a una eccellente prova strumentale e vocale, esibisce il patrimonio melodico più complesso e raffinato del disco, la seconda, “Back Of My Mind”, è una malinconica e incisiva canzone sull’amicizia, sostenuta da un eccellente arrangiamento e da gustosi solo di chitarra.
Matthew Sweet è ritornato tra noi finalmente abbandonando le pulsioni di pop levigato e radiofonico che avevano rovinato “Blue Sky On Mars”. Il ritorno dei suoi vecchi compagni d’avventura garantisce un livello esecutivo raro per un artista di power-pop e una buona serie di canzoni permette a noi di esser e quantomeno confortati dal sapere di non aver perso del tutto uno dei pochi pop-rocker che non ha svenduto la sua arte al mondo edulcorato dell’adult pop (come Elvis Costello negli ultimi dieci anni), e se sentiremo bisogno di stupide e robuste pop song, potremo bussare di nuovo alla sua porta.
26/03/2009