Nell'era di internet è fin troppo facile dare per finito un artista. Il paradosso è che nonostante la (apparente) democrazia che un mezzo come la rete fornisce, si finisce sempre per decretare la morte artistica di un gruppo al suo primo passo falso, facendosi prendere dalla frenesia e dalla sovrabbondanza di musica rintracciabile online e allineandosi nelle stroncature. Purtroppo è anche il caso dei Mercury Rev, arrivati in cima al mondo nel 2001 con il buon "All Is Dream", acclamato da critica e pubblico, ma presto caduto in dimenticatoio a causa della cattiva gestione del successo da parte della band; incapaci di stare al passo con la rivoluzione di internet, i Mercury Rev hanno aspettato quattro anni per dargli un seguito (il mediocre "The Secret Migration"), ed è facile immaginare come un disco così deludente sia stato salutato come l'epitaffio definitivo di una band arrivata al capolinea, da parte di molti ex fan.
Polemiche a parte, "Snowflake Midnight" è senza troppi giri di parole il loro miglior disco dai tempi di "Deserter's Songs", e la prova della rinascita di una band di trasformisti mai paghi dei risultati ottenuti e sempre pronti a rimettersi in gioco. Chi aveva pregiudizi circa la deriva pop orchestrale degli ultimi anni dovrà ricredersi di fronte a un disco assolutamente originale e particolare, in cui i Mercury Rev ridanno vigore alle atmosfere oniriche che li hanno caratterizzati nell'ultimo decennio con una struttura musicale che va a pescare in territori da loro inesplorati, quelli dei ritmi elettronici. L'impostazione di "Snowflake Midnight" è quella di un dream-pop psichedelico, epico e potente, annegato di tastiere eteree e retto da battiti sintetici a creare un amalgama simile allo shoegaze/synth-pop degli ultimi M83, con cui condividono la carica devastante di pezzi trascinanti ma dalla superficie vellutata e avvolgente; le differenze rispetto al passato sono palesi: la loro formula precedente era stratificata ma lenta, statica, invece qui è il dinamismo a fare da padrone, con cambi di scena inaspettati e boati di distorsioni, tastiere e orchestrazioni.
L'opening track "Snowflake in a Hot World" è il manifesto di questo disco, un pezzo svolazzante, fragile, ma esplosivo, con il pulsare di bassi di sottofondo a una cavalcata inarrestabile; più calma "Butterfly's Wing", composta di suoni echeggianti, un ritmo quasi dance, campionamenti e la voce di Donahue più puerile e dolce che mai. Applausi per il pop elettronico di "Senses on Fire" - che detona in uno stacchetto epico con uno tsunami di testiere elettroniche - e per la ritmica di "Runaway Raindrop", vicina al trip-hop e con sfoghi quasi industrial e passaggi jazzati.
La traccia migliore tra le nove è "People Are So Unpredictable (There's No Bliss Like Home)", un arcobaleno di suoni magnifici (merito dell'accurata produzione a cui ha partecipato tutto il gruppo oltre al solito Fridmann); "Dream Of A Young Girl As A Flower" è il secondo capolavoro dell'album, un brano così articolato da sembrare una suite: l'apertura classicheggiante rimanda ai barocchismi degli scorsi dischi, ma il groove elettronico e subdolo è una novità assoluta, con la sua sporcizia che stravolge le sublimi impennate di archi e una chitarra limpidissima e sovraccarica di delay a chiudere il tutto con dei dolci feedback.
"Faraway From Cars" è un altra perla di poesia, con la sua atmosfera sospesa nel vuoto, ricreata con fiati, ritmo di handclapping e cori celestiali, mentre "A Squirrel And I" è il brano più elettronico, con la chitarra in secondo piano.
Disco bellissimo, fresco e conciso, un ritorno necessario per un gruppo che può meritatamente definirsi un punto cardinale del rock contemporaneo. Per la fine di settembre è previsto un nuovo album, "Strange Attractor" - la continuazione di "Snowflake Midnight" - che sarà scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale dei Mercury Rev, iscrivendosi alla mailing list.
07/09/2008