Nuovo ritorno caldo per il math italico, dopo quello - ben più clamoroso - degli Uzeda nel 2006. A imparentare i nuovi Three Second Kiss con la band siciliana (autentica madrina del post-rock italiano) è anche il fatto che alla batteria, a fianco della chitarra di Sergio Carlini e del basso di Massimo Mosca (anche vocalist), ora c'è il figlio di Agostino Tilotta (chitarrista degli Uzeda), Sacha, in luogo dell'uscente Lorenzo Fortini (che ha abbandonato il progetto a inizio 2006). La sostanza della ricetta Three Second Kiss, nonostante i cinque anni che separano "Music Out Of Music" (Slowdime, 2003) da "Long Distance" non è davvero cambiata: ritmiche arzigogolate, severo basso post-hardcore, elettrica noise-rock tendente a una sorta di lirico cacofonico.
Il problema di "Music" era però la scarsa coesione tra gli ingredienti: il risultato finale tendeva così a una mera revisione del suono Shellac, più che alla sua sofisticata rielaborazione. In "Long Distance" la band, se non altro, vince in coerenza. Scampoli dei Fugazi di "Repeater", dei nostrani Rosolina Mar, degli ovvi Shellac, e soprattutto degli Uzeda fanno capolino nelle tracce meglio confezionate ("I Am A Wind" e "V Season"). "You Are The Music", con canto filtrato alla Big Black, andamento marziale e cambio di tempo centrale, sfodera le abilità del Vinnie Signorelli periodo Unsane del nuovo batterista.
"Inexorable Sky", seppur spompata da recitazione alla June Of '44, lega i vaneggi di elettrica ai rocamboleschi avvicendamenti ritmici, ma tende pericolosamente ai cliché del genere, e "This Building Is Loud", in tutto e per tutto analoga a "Music Out Of Music" (lenta e catartica, tanto spastica quanto poco musicale, con solito cambio centrale quasi progressivo alla Don Caballero), sembra poco altro che un ulteriore test per il nuovo batterista.
Il loro è lo stesso problema dei Red Worms' Farm, soltanto inverso: troppa artificiosità nella composizione; tra tutte le loro trovatine roboanti, solo poche si salvano. Le conclusive "Tarues" e "Guess You Bless This Mess" sono cornucopie di elementi sentiti in precedenza (con qualche innalzamento furibondo), mentre tra tutti gli eventi che "Deviationism" riesce a offrire, si fa ricordare solo una cavalcata in controtempo a seguire un attacca post-rock in stile nuovamente fugaziano (circa "Red Medicine"), e "Dead Horse Swimming" offre il loro capolavoro di paradossalità: il momento più musicale dell'albo è un breve coro a cappella accompagnato dal solo bacchettio del batterista.
Non-capitolo o super-appendice - odorante d'inconcludenza - della saga Three Second Kiss, che fa spesso perno su di un Carlini monotono e ostinatamente pirotecnico. Quando i tre realizzano di suonare nella stessa band, dalla loro v'è una scaltra linea atmosferica, specie in certe sequenze d'interludio ("V Season"). Risaputa produzione e molle direzione del suono di Steve Albini. Africantape, qui al debutto, fa Pescara-Chicago andata-ritorno (un minestrone di elementi presi da 5ive Roses Promotion, Chevreuil, Sickroom Records e Sweep The Leg Johnny).
08/05/2008