“Does You Inspire You” è un disco scorrevole, composto con acume e controllo dei mezzi. L’intreccio delle due voci maschili e femminili, oltre a un uso spiccato di elettronica e chitarra effettata, sono elementi ulteriori che arricchiscono undici tracce mai uguali a sé stesse. La continua varietà umorale delle canzoni è la ciliegina sulla torta; veniamo condotti durante tutto il disco da una giostra forsennata, incapace di sostare anche solo per un attimo.
Spirali di pop al vetriolo trasudano tensione e fascino (l’incipit pulsante, quasi funk, di “Garbage”, la tormentata “Earwig Town”), fragili litanie recitate con flemma donano ai minuti un tocco etnico (“Planet Health”, che pare venir fuori da “Gentlemen Take Polaroids”, l’ambient-pop vibrante di “Somewhere Around Here”). La grazia di gemme pop immacolate raggiunge vette di pura eccellenza (la sorprendente bellezza di “Bruises”, i saliscendi irresistibili di “Make Your Mind Up”), nei frangenti in cui l’uso dell’elettronica diventa portante, la tenuta della struttura è invidiabile (Soft Cell ansiolitici in “Evident Utensil”, i gorghi sintetici di “Territory”).
Giocata la carta della ballata scheletrica con voce riverberata (“Don’t Give A Damn”), con la coda finale composta da uno strumentale poggiato su un ectoplasma di tromba (“Chameloen Closet”), giunge il commiato perfetto. “Ceiling Wax” si ricongiunge con tradizioni ormai perdute, collega idealmente l’afflato sottomesso delle recitazioni di Hope Sandoval con le tentazioni dei già lodati Antenne. L’unico suo difetto è la durata ridotta; se l’idea di base fosse più sviluppata, saremmo di fronte a una signora canzone.
I Chairlift hanno messo sul piatto un misto succolento: coraggio, ispirazione, sfrontatezza e talento. Il risultato che ne viene fuori è una pietanza dai sapori variegati, a suo modo golosa e seducente, la cui mutevole attrattiva richiamerà avventori fra i più disparati. In questo momento “Does You Inspire You” non attende altro che essere assaggiato, consumato e valutato.
(23/08/2009)